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Da mio padre ho ereditato la cocaina

Dimenticarsi che dietro i reati ci sono difficili storie di uomini e donne è un modo di condannarsi a non vedere quanto complesse sono le vite delle persone che finiscono in carcere

di Ornella Favero

Dimenticarsi che dietro i reati ci sono difficili storie di uomini e donne è un modo di condannarsi a non vedere quanto diverse e complesse sono le vite delle persone che finiscono in carcere. Basta leggere, per esempio, sulle pagine de L?Alba, il giornale della Casa circondariale di Ivrea, la testimonianza di un detenuto tossicodipendente: «Sono nato nel 1977, i miei genitori erano già separati poiché mio padre era tossicodipendente, ho vissuto con mia madre fino al 1985. Lei era emofiliaca e doveva fare delle trasfusioni tutti i giorni, nel 1985 ne ha fatta una e ha contratto l?Aids e io sono stato messo in una delle comunità alloggio e allontanato dalla mia famiglia, e questo mi ha reso un bambino aggressivo per la rabbia che avevo dentro. Sapete come stavo quando a scuola vedevo gli altri bambini con i genitori? Beh, questa è stata la mia infanzia fino ai 13 anni; in seguito ottenni dai giudici del tribunale dei minori la possibilità di andare a trovare mia mamma un giorno alla settimana. Poi la sua malattia si è aggravata ed è deceduta. Io nel frattempo sono andato a vivere da solo a casa sua, dove mi ha raggiunto mio padre. Lui faceva uso di eroina, e un giorno ne ho presa un po? e ho notato che riuscivo a non pensare ai problemi che mi affliggevano. Da allora ho incominciato a usare l?eroina». QUI BRESCIA Quest?anno a Brescia si farà prevenzione delle malattie oculari per tutti i cittadini, compresi i detenuti. Il camper attrezzato dell?Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità è a disposizione infatti per tre giorni delle carceri di Brescia. Si tratta di un?iniziativa importante, perché consente di individuare le malattie e i difetti visivi che richiedono un intervento tempestivo, ma è particolarmente importante in carcere, proprio per i danni pesanti che produce la detenzione sulla vista, che sono stati descritti con grande efficacia nel libro Il corpo incarcerato di Daniel Gonin, medico nelle carceri francesi.


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