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Handicap: la Regione apre alla Consulta. Legislazione condivisa

Il problema della disabilità va affrontato dal basso. Parola di Piero Marrazzo, presidente regionale. L’apertura durante la prima conferenza regionale per l’inclusione delle persone con disabilità..

di Luca Zanfei

Affrontare il problema della disabilità partendo dal basso. La Regione Lazio prosegue nella politica di coinvolgimento del terzo settore per la programmazione e progettazione degli interventi socio-assistenziali. E questa volta la spinta viene dallo stesso presidente Piero Marrazzo che, nell?affollatissima cornice della Prima Conferenza regionale per l?inclusione delle persone con disabilità, ha avviato formalmente una nuova stagione di dialogo con le associazioni di categoria, annunciando la volontà di coinvolgere direttamente la Consulta per l?handicap nella fase di applicazione e formulazione di nuove leggi di settore.

Un?apertura che fa seguito alla richiesta del presidente della Consulta, Bruno Tescari, di rivedere la legge regionale 36/03 (la legge attuativa della Consulta, indicata dallo Statuto regionale) proprio nell?ottica di ascolto delle realtà operanti nel campo della disabilità sugli atti riguardanti i portatori di handicap.

Percorso partecipato
Arriva così la definitiva legittimazione per un organo fortemente voluto dall?allora presidente Storace e mai realmente coinvolto nei tavoli decisionali. Una svolta politica sottolineata anche dal coordinatore del Forum regionale sulla disabilità, Mario Dany De Luca: «Finalmente si sono ricostruite le basi per un vero percorso partecipato tra associazionismo e istituzioni. Apprezziamo il fatto che nonostante i dissesti finanziari che questa giunta ha dovuto affrontare, il presidente abbia confermato il forte impegno sul tema dell?handicap ». Un impegno che sarà anche economico, con la promessa di investimenti ben oltre i sei milioni di euro finora stanziati per il Fondo per la non autosufficienza. Risorse finalizzate al supporto delle numerose cooperative e associazioni che ad oggi si trovano ad affrontare un fenomeno che nel solo territorio laziale interessa più di 200mila individui, il 4,6% della popolazione regionale e più dell?8% di tutta la popolazione disabile in Italia. A cui si aggiungono oltre 30mila non autosufficienti che necessitano di assistenza continua, 24 ore su 24. Un universo di individui spesso over 60, ma composto anche da ragazzi sotto i 14 anni, affetti da deficit totali o parziali, sensoriali e nel movimento. Una cifra importante che però non considera ancora quei soggetti sprovvisti di pensione di invalidità, ma comunque coinvolti nei progetti di assistenza condotti dalle associazioni. Insomma, un mondo complesso e non ancora definito che proprio per questo necessita di politiche flessibili e mirate al problema specifico.

Ecco perché «prenderemo in carico i soggetti avendo presente tutte le difficoltà che si possono incontrare nella vita », ha spiegato Alessandra Mandarelli, assessore alle Politiche sociali della Regione. «Parlo di integrazione scolastica, di accesso ai servizi, di fruibilità delle strutture turistiche, di inserimento lavorativo. Solo avendo una visione complessiva possiamo dare risposte realmente adeguate di welfare integrato».

Momento strategico
Così acquista un enorme valore la partecipazione massiccia del terzo settore alla Conferenza, che «ha rappresentato un momento strategico nella ridefinizione delle politiche di sostegno alle persone con disabilità», aggiunge la Mandarelli. «Perché è giusto affrontare i problemi sulla base di ambiti di competenza, ma credo sia arrivato il momento di fare un salto in avanti e recuperare la trasversalità di un settore, quello del welfare, che non può essere gestito esclusivamente in base a logiche di competenza di settore».


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