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Sudan: Khartoum chiede arresto della segretaria generale di Amnesty

Il regime sudanese supera se stesso e chiede a Interpol di arrestare Irene Khan

di Redazione

Le autorita’ del Sudan hanno chiesto all’Interpol di arrestare la responsabile di Amnesty International, Irene Khan, sostenendo che avrebbe diffamato il loro Paese, diffondendo menzogne a proposito delle torture che sarebbero state inflitte in carcere a otto sospettati di aver complottato per rovesciare il regime di Khartum. Amnesty aveva denunciato che gli otto erano stati picchiati selvaggiamente e appesi per i polsi nella prigione di Kobar, nella capitale. Il governo sudanese ha pero’ smentito ogni ricorso a sevizie.

Il Centro Comunicazioni controllato dallo Stato ha quindi reso noto che il ministero della Giustizia si e’ rivolto all’Interpol affinche’ si attivi per ottenere l’arresto della “amministratrice” dell’organizzazione umanitaria, identificata appunto come Khan, che di Amnesty e’ segretario generale.

Il ministro, Mohammed Ali al-Mardi, dal canto suo si e’ rifiutato di entrare nei dettagli, ma ha ammesso che contro la stessa Amnesty e’ stata avviata una causa in sede penale per “diffamazione del sistema giudiziario e di sicurezza” nazionali. “Ci hanno imputato di aver influenzato il corso della giustizia”, ha proseguito Mardi, “e di aver diffuso false informazioni sul conto degli accusati in relazione al colpo di stato”.
Una portavoce dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani ha dichiarato pero’ che finora non risulta essere pervenuta alcuna notifica al riguardo. “Se fosse vero”, ha comunque puntualizzato, “sarebbe preoccupante che il governo di Khartoum si scagli contro di noi e contro il nostro sforzo di difendere i diritti umani, piuttosto che indagare sulla veridicita’ delle accuse da noi avanzate”. Gli otto uomini che avrebbero subito torture sono ufficiali in congedo e politici d’opposizione. In luglio erano gia’ stati arrestati una prima volta, sempre per il supposto golpe mancato, ma nessuno era poi stato condannato. Il Centro Comunicazioni sudanese ha anche reso noto che iniziative legali sono in corso nei confronti di tre quotidiani locali, che riportarono a suo tempo le asserzioni di Amnesty ritenute lesive del prestigio statale.


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