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Mamma nella testa Rebecca ti aiuta a esserlo

Maternità. A Roma un progetto di accompagnamento e un corso.

di Sara De Carli

Diventare mamma, psicologicamente, non è facile. Ogni anno 200mila donne soffrono di depressione severa dopo il parto. Nei casi più gravi il rischio è l?infanticidio. A Roma è nato un progetto per aiutarle, con tanto di ostetriche a domicilio per sei mesi. Si chiama Rebecca, come la moglie di Isacco, che odiava suo figlio Esaù.

Succede. È scritto persino nella Bibbia. Rebecca, la moglie di Isacco, amava solo uno dei suoi due figli, Giacobbe. L?altro, Esaù, lo odiava. Alla lettera. Ma ammetterlo non è così semplice. Eppure capita a mille donne l?anno, in Italia. Accogliere il bambino reale è un processo mentale complesso, che a volte non riesce: così alcune donne, nei primi mesi dopo il parto, soffrono di psicosi puerperali che le rendono incapaci di accudire il proprio figlio fino ad arrivare, nei casi più gravi, a metterne a rischio l?incolumità. Tra le donne che hanno appena partorito, il rischio di ricovero psichiatrico è sette volte più alto che nelle donne in generale e ben il 20% delle neomamme soffre di depressione severa.Per aiutare queste mamme è nato a dicembre il progetto Rebecca. È un?idea dell?associazione Strade onlus, in collaborazione con la clinica Mater Dei di Roma. «La novità del progetto è che il protocollo per identificare le donne a rischio viene applicato a tutte le donne in gravidanza», spiega Antonio Picano, psichiatra, responsabile della onlus. «È questo il punto di forza: far entrare la valutazione del rischio di depressione fra i normali controlli, così da individuare prestissimo le donne a rischio».Il protocollo, approvato dal ministero della Sanità, funziona così: al quinto mese di gravidanza tutte le pazienti della Mater Dei (circa 1.300 all?anno), durante una normale visita ginecologica, vengono sottoposte all?Edinburgh Postnatal Depression Scale, un questionario che misura il rischio di depressione. Chi ne ha bisogno, viene seguita da uno psicologo, oppure con una terapia farmacologica: «Ci sono donne che dimagriscono 2 chili alla settimana, in questi casi non c?è solidarietà che tenga, servono i farmaci», dice Picano. Gli stessi test vengono poi ripetuti dal pediatra, quando il bimbo ha 15 giorni. A questo punto, accanto agli psicologi entrano in scena le ostetriche, che aiutano la madre ad imparare a prendersi cura del suo piccolo: «Mandiamo ostetriche a casa per i primi sei mesi di vita del bambino». Per realizzare tutto questo, il contesto è fondamentale: «Non possiamo pretendere che le mamme a rischio psichiatrico vadano nei centri di salute mentale. L?autostigmatizzazione è già altissima adesso, mentre le mamme non hanno colpa, è un meccanismo con radici biologiche, che si verifica indifferentemente tra tutte le classi sociali e tutte le nazionalità. Mamme si diventa, e oggi farlo è particolarmente difficile perché la cultura presenta la maternità come un fatto imprevedibile, difficile, faticoso, distante», spiega Picano. Per questo ad aprile partirà un corso di formazione per ginecologi, ostetrici, pediatri: uscire dalla psichiatria, per avvicinarsi alla realtà.

Per saperne di più:
<a href="http://www.strade-onlus.it" target="_blank">Strade Onlus</a>


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