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Fao: un vertice incandescente

Il vertice dalla Fao, dal 3 al 5 giugno, si apre in un clima difficile. Alla crisi alimentare è dedicato il servizio di copertina di Vita in edicola

di Emanuela Citterio

Di certo ci sono i dati: a fine del primo trimestre di quest?anno i prezzi del grano e del riso erano il doppio dell?anno scorso, quello del mais erano aumentati di oltre un terzo. E di certo c?è il fatto che il summit della Fao, dal 3 al 5 giugno a Roma su sicurezza alimentare, cambiamenti climatici e bioenergia, quest?anno si svolgerà in un clima incandescente come mai lo era stato finora.

A Roma capi di Stato e di Governo e ministri discuteranno dell’attuale situazione alimentare e del rialzo dei prezzi delle derrate, di come il cambiamento climatico incida sull’agricoltura e di come essa a sua volta possa contribuire a ridurne gli effetti.

“L’obiettivo del summit è quello di aiutare i paesi e la comunità internazionale a trovare soluzioni sostenibili mediante l’individuazione di politiche, strategie e programmi necessari per salvaguardare la sicurezza alimentare mondiale” si legge sul sito della Fao.

Il vertice si pone l?obiettivo di identificare un processo che porti a interventi a livello istituzionale affinché negli accordi internazionali sul clima e sulla bioenergia vengano integrate misure di salvaguardia della sicurezza alimentare.
Lunedì pomeriggio 2 giugno è prevista la presentazione di un’iniziativa del presidente del Brasile Luiz Inácio Lula Da Silva che punta ad aggregare più governi nel gruppo ?gli amici di Haiti?, per aiutare Haiti a uscire dalla crisi alimentare.

La crisi
I disordini ad Haiti, dove la folla affamata ha tentato di assalire il palazzo presidenziale, gli scioperi generali contro il caro prezzi dei prodotti alimentari e le tensioni in diversi Paesi africani, dal Burkina Faso al Camerun, dall?Egitto fino alla Somalia dove la manifestazione di piazza è stata repressa nel sangue, hanno portato in primo piano la stessa domanda che ci si fa nel caso di uno tsunami: era possibile prevedere? Nel bel mezzo di un fenomeno complesso, c?è chi ha offerto un appiglio: se c?è la crisi alimentare, ha detto il sociologo Jean Ziegler facendo scuola, la colpa è dei biocarburanti e della speculazione finanziaria. Ma secondo gli analisti è una spiegazione riduttiva: di mezzo c?è anche il costo del petrolio e una siccità come non si era mai vista negli ultimi cinquant?anni, che ha penalizzato la coltivazione nei Paesi più poveri.

Di 36 Paesi a rischio di insicurezza alimentare 21 sono in Africa. «Gli Stati interessati devono attuare una politica sociale di sostegno dei prezzi dei prodotti alimentari» dice a Vita Ndiogou Fall, senegalese, è il presidente di Roppa, rete che riunisce i piccoli produttori agricoli dell?Ovest del continente, appoggiata da una rete di ong, associazioni e organizzazioni professionali agricole europee con la campagna EuropAfrica. «In Africa dell?Ovest è necessario orientare di più la produzione verso il mercato locale e regionale. Lo stato deve proteggere il proprio mercato, regolarlo con delle tariffe del 70-80%, soprattutto per quei prodotti che possiamo potenzialmente sviluppare sui cui potremmo diventare indipendenti se ne rafforziamo la filiera. Ma la filiera non si può rafforzare se poi sui nostri mercati abbiamo cibi europei che competono con quelli di produzione locale ma che costano meno perché beneficiano delle sovvenzioni. Il Kenya, ad esempio, ha aumentato la protezione della filiera del latte con una tariffa doganale del 70%: ebbene il risultato è che oggi il Kenya è autosufficiente nella produzione e consumo di latte e dei suoi derivati».

Il forum parallelo
A Roma oltre un centinaio di sigle italiane tra ong, sindacati e associazioni parteciperanno a un Forum parallelo al vertice, ?Terra Preta?, che si svolgerà dall?1 al 4 giugno alla Citta dell’Altra Economia, nella zona di Testaccio, a Roma. La mobilitazione italiana si concluderà il 7 giugno a Milano, con l’adesione del Comitato Italiano alla “Marcia per il clima”, organizzata da Legambiente.
Al Forum parallelo, incentrato su crisi alimentare, cambiamenti climatici, biocarburanti e sovranità alimentare, parteciperanno oltre 100 delegati dell?International Planning Comitee (Ipc), una rete mondiale che riunisce 800 organizzzazioni della società civile e movimenti sociali per la sovranità alimentare. Alla cerimonia di apertura sono attesi il direttore generale Fao, Jacques Diouf, il presidente dell’Ifad, Lennart Bage, il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione, Olivier De Schutter, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ai lavori, che prenderanno il via domenica alla 17 con l’apertura ufficiale del Forum, dovrebbero partecipare, il consigliere principale per l’Agricoltura del neo presidente del Paraguay, Fernando Lugo Mendez, un responsabile del dipartimento Usa dell’Agricoltura, delegati del Sahel, del governo del Mali. Si sono detti interessati al Forum anche l’Iran e il Brasile. “L’obiettivo del Forum”, ha spiegato Antonio Onorati, Focal point Ipc ((International Ngo/Cso Planning Committee for Food Sovereignty) “è quello di proporre delle misure concrete a questa crisi, che saranno lontane da quelle che proporranno i governi” nel vertice Fao. “L’appello più importante”, che uscirà dal Forum, “è rivolto alla responsabilità dei governi che non possono riproporre le ricette che hanno dato questi risultati”, ha detto ancora Onorati, sottolineando che “i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Sui biocombustibili “la proposta già conosciuta è la moratoria”, ha detto ancora Onorati. “Siamo contro i biocombustibili con gli Ogm e contro l’impiego dei biocombustibili nei paesi dove c’è il problema della riforma agraria: prima la terra ai contadini e poi a tutti gli altri”. “La crisi alimentare attuale”, ha proseguito Onorati, “non fa altro che aggiungere ai ai già 870 milioni di persone che soffrono la fame altri 100 milioni. Non è né una novità, né una crisi che nasce dai programmi di aggiustamento strutturale, da liberalizzazioni, da speculazioni finanziarie”. La cosa grave ha spiegato Onorati “è che nei documenti ufficiali, che circolavano tra i governi a novembre 2007 c’erano capitoli interi sulle speculazioni finanziare, spiegate nel dettaglio. Ora sono spariti. La questione della “financial speculation”, presente fino a qualche mese fa è stata cancellata. Questo è inaccettabile”.

La dimostrazione di Oxfam
Alla vigilia del vertice Fao, Oxfam International e Ucodep organizzano la loro prima azione dimostrativa per chiedere ai leader del mondo di agire subito e denunciando che “a causa della maggiore domanda di biocarburanti, il numero delle persone che soffrira’ la fame nel 2025 potrebbe aumentare di 600 milioni”. Nei giardini antistanti alla Fao, il 2 giugno dalle 15,30 alle 18,30, sara’ rappresentato un simbolico tiro alla fune tra un benzinaio e un contadino. Al centro della contesa alcune grandi pannocchie di mais. Il mais, sottolinea Oxfam in una nota, e’ uno dei prodotti agricoli utilizzati per la produzione di biocarburanti, che sottraggono terreni alle coltivazioni tradizionali, contribuendo cosi’ all’aumento dei prezzi delle derrate.

Secondo le due ong, la crisi alimentare non e’ legata in modo diretto alla produzione: le scorte di cibo sarebbero sufficienti per sfamare l’intera popolazione mondiale. Si tratta invece, spiegano, di un problema di accesso che costringe 840 milioni di persone a convivere con la fame. L’aumento dei prezzi alimentari e’ legato a diversi fattori. Tra questi, la maggiore domanda di derrate esercitata da Cina e India e da altri paesi emergenti; la crescita della popolazione mondiale; la maggiore domanda di biocarburanti; l’aumento dei prezzi del petrolio e dei fertilizzanti. Ci sono inoltre cause strutturali, come gli scarsi investimenti in agricoltura, la posizione dominante delle grandi multinazionali e l’inadeguatezza delle politiche agricole.

A subire le conseguenze della crisi alimentare sono soprattutto le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, che spendono tra il 50 e l’80% del loro reddito per acquistare cibo. Sono in particolare le donne e i bambini i soggetti piu’ a rischio. Per contro, conclude la nota, il livello degli aiuti internazionali nel settore alimentare ha raggiunto il suo punto piu’ basso degli ultimi cinquant’anni.

ActionAid: L’Italia si gioca al sua credibilità
?Siamo preoccupati per l?introduzione da parte del Governo di un taglio al bilancio che colpirebbe anche le risorse per la lotta alla povertà nel mondo?. Così Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid, commenta la pubblicazione del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93.

?Secondo quanto indicato, il taglio dell’ICI e altre disposizioni tra cui il salvataggio di Alitalia?, prosegue De Ponte, ?saranno infatti finanziate anche con un taglio lineare delle risorse messe a disposizione delle amministrazioni, inclusi i fondi per la lotta alla povertà, di per sé insufficienti?.

ActionAid chiede al governo di fare chiarezza. ?Per presentarsi con le carte in regola sulla scena internazionale l’Italia deve dare un segnale di voler aumentare le risorse alla lotta alla povertà, non diminuirle?, dichiara De Ponte. ?Questi tagli, alla vigilia del Vertice che si svolgerà tra pochi giorni alla FAO e dei prossimi appuntamenti internazionali, tra cui la presidenza del G8 del 2009, sono un segnale su cui fare chiarezza. Auspichiamo?, conclude De Ponte, ?che il Governo, il Ministro Frattini e le forze parlamentari forniscano rapidamente chiarimenti e rassicurazioni, pena la credibilità del nostro paese?.

In edicola
Leggi il sommario di VITA magazine in edicola da oggi

Info:
www.fao.org
www.oxfam.org
www.ucodep.org
www.lvia.it

Vedi anche:
Vertice Fao: il parere delle ong cattoliche
Coldiretti: speculazione sul riso


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