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testamento biologico: sì,ma senza ordini di scuderia

Politica Parla Antonio Tomassini, che guiderà l'iter per la legge

di Redazione

In Parlamento sono depositati otto ddl sul testamento biologico, molti dei quali non ancora assegnati. Due testi vengono dalla maggioranza, sei da esponenti del Pd: tra questi Ignazio Marino, ex presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, che aveva fatto del living will il suo cavallo di battaglia, senza arrivare a nulla. A presiedere quella commissione è tornato Antonio Tomassini, che nel 2005 aveva portato a casa un accordo bipartisan su un testo di legge, mai però arrivato in aula.

Vita: Come e quando intende riprendere l’argomento?
Antonio Tomassini: Il cammino della scorsa legislatura è risultato sterile per le contrapposizioni. Questo governo ha il merito di delegare a una specifica carica istituzionale la bioetica, il sottosegretario Roccella: è discutendo con lei che decideremo i tempi e i modi per avviare una discussione. A titolo personale ritengo che vi sia uno spazio da normare con urgenza: quello che va tra la libera determinazione delle cure e la difesa della vita. In aprile anche il Papa ne ha parlato espressamente: mi meraviglia che nessuno abbia ripreso quella raccomandazione.
Vita: Il suo testo è l’unico della maggioranza: ci sarà scontro…
Tomassini: Non credo. Sicuramente ci sarà molta prudenza nell’affrontare il tema. Siccome è impensabile che su questo tema vi siano ordini di partito, bisognerà arrivare a un ampio confronto e portare avanti un percorso condiviso.
Vita: Il suo testo esclude che alimentazione e idratazione possano essere sospesi, quello della Poretti dice il contrario…
Tomassini: Ritengo che mai idratazione e alimentazione possano rientrare nella disponibilità delle scelte. Però non intendo ipocritamente confondere quando idratazione e alimentazione sono veicolo di terapia e quando sono elemento compassionevole.
Vita: Il caso Englaro non rende superate le dichiarazioni anticipate prima ancora che esse siano valide in Italia?
Tomassini: La scelta aberrante della Corte costituzionale non supera affatto la necessità delle dat ma certo apre la via a innumerevoli abusi se si accetta una vanità giuridica ricostruita per riferito ad anni di distanza: è per questo che le dat devono essere un atto consapevole, trasparente, non ambiguo, pubblico anche se tutelato dalla privacy, rintracciabile in tempi brevissimi.
Vita: Il conflitto di attribuzione è una strada percorribile?
Tomassini: È un percorso doveroso, che se non vi fosse una Cassazione arroccata in difesa dovrebbe portare alla presa d’atto di un superamento delle competenze istituzionali da parte di quell’organo. Ma il risultato mi interessa meno del fatto che il Parlamento abbia avuto il coraggio di alzare la voce.


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