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Sanità & Ricerca

Il giorno di Eluana

Oggi la Corte di Cassazione dovrà decidere se la scelta del padre di interrompere l'alimentazione è legittima o no

di Gabriella Meroni

In allegato “Il  mondo di Eluana”, tutti i luoghi e le persone protagonisti del caso Englaro

 

A partire da oggi la Corte di Cassazione, a sezioni riunite, dovrà prendere una decisione definitiva sul caso di Eluana Englaro e quindi sulla possibilità da parte del padre della ragazza di interrompere alimentazione e idratazione.

Tuttavia, dopo l’udienza, per avere la sentenza bisognerà attendere ancora qualche tempo, fra i 10 e i 15 giorni. La sentenza risponderà al ricorso presentato dalla Procura generale di Milano contro la decisione della Corte d’appello. Si tratta dell’ultimo capitolo di una lunga vicenda che riveste un profilo sia giudiziario che etico, non a caso la Conferenza episcopale italiana e lo stesso Vaticano, sono intervenuti ripetutamente per chiedere che alla famiglia venisse impedito un intervento per l’interruzione delle cure. In gioco c’è un tema quanto mai delicato: cioè se la volontà del paziente che chiede di non essere più curato in determinate condizioni debba essere o meno rispettata, e se si’ a quali condizioni.

Non esistendo una normativa in materia nel nostro Paese, il padre di Eluana si è rivolto alla magistratura per avanzare una richiesta e ottenere un giudizio; nel frattempo il Parlamento si è attivato per arrivare rapidamente a una legge che regoli la questione, e in questo campo esistono ipotesi diverse. In merito a Englaro i giudici hanno ritenuto che la volontà della ragazza espressa nel corso della sua vita per una interruzione delle cure qualora si trovasse in una situazione come l’attuale, fosse chiara, e hanno dato il via libera al padre di Eluana. Da qui un iter giudiziario che è sfociato nel ricorso alla Cassazione da parte del procuratore generale di Milano, la parola della Suprema Corte sarà comunque quella definitiva. Se la Cassazione avallerà quanto già stabilito dalla Corte d’appello di Milano – respingendo quindi il ricorso – Beppino Englaro potrà procedere all’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione per la figlia.

Su questo aspetto è inoltre in corso una discussione: alimentazione e idratazione sono «terapie» o no? Per i giudici sì; in Parlamento ferve inveve il dibattito sul punto, relativo a una legge sul «testamento biologico» o legge «sul fine vita» come preferiscono i cattolici, ravvisando nella prima impostazione – che comprende la sospensione di idratazione e alimentazione – una sorta di eutanasia mascherata. E tuttavia su questo aspetto come su altri la parola in questi giorni è al Parlamento dove si cerca una soluzione condivisa fra maggioranza e opposizione almeno su alcuni punti. Ancora da rilevare che in tale vicenda rientrano altre questioni delicate richiamate pure dal capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco: in primo luogo il principio di autodeterminazione del paziente in relazione al ruolo del medico.

A chi spetta l’ultima parola? Secondo la Chiesa al medico, che però deve costruire un rapporto forte con il paziente. Il punto diventa quindi la cosiddetta «dichiarazione anticipata di trattamento» espressa in modo inequivocabile da un paziente; da rilevare che in questa sfera rientra anche la problematica dei trapianti d’organi. E tuttavia la novità degli ultimi mesi è la disponibilità della Chiesa e della parte cattolica più in generale, all’approvazione di una legge, quindi a regolamentare la materia. Nei giorni scorsi la Santa Sede si è espressa – confermando il magistero – in favore dei trapianti d’organi, quindi ha dato il suo assenso a una legge sul «fine vita» collegando fra l’altro la questione ai trapianti. Il Vaticano ha sottolineato l’importanza che una persona esprima in modo certo la propria disponibilità all’espianto d’organi per il trapianto che può essere manifestata con il classico testamento, con le dichiarazioni anticipate di trattamento, tramite banche dati specializzate o verbalmente in maniera ripetuta e verificabile.

 


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