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Sanità & Ricerca

Testamento biologico, questa forse è la Dat buona

In Parlamento arriva la bozza Calabrò con la sua Dichiarazione anticipata di trattamento

di Sara De Carli

Un testo garantista, che porta i segni di una discussione lunga 18 anni, che ha imparato a evitare le parole scivolose e che si limita a dare un quadro normativo per lo status quo, creando uno strumento abbastanza complesso (le Dat – Dichiarazioni anticipate di trattamento devono essere sottoscritte in presenza di un medico e di un notaio) per rinunciare a ciò a cui già oggi si può rinunciare: trattamenti sanitari sproporzionati, futili, sperimentali, altamente invasivi o invalidanti. E tuttavia avere una legge non è cosa da poco.


La bozza Calabrò, poi, punto di partenza per una legge sul testamento biologico, un pregio indiscutibile ce l’ha: si capisce. Il relatore, Raffaele Calabrò (Pdl), ha infatti presentato un testo che nell’impianto e nel linguaggio si discosta dagli 11 ddl depositati in Senato e che esprime con chiarezza estrema i principi-base su cui si fonda. Si potrà essere d’accordo o meno sui contenuti, la discussione parlamentare servirà a quello, ma partire con un testo comprensibile è un buon inizio per una legge che tocca così da vicino il sentire delle persone.

L’indisponibilità della vita
La novità più grossa sta nell’articolo 1: un cappello inedito, forte, che definisce il diritto alla vita come «inviolabile e indisponibile». Due aggettivi che arrivano pari pari dal ddl presentato alla Camera dai teodem del Pd, Binetti, Bobba e Carra in testa.

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