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Attivismo civico & Terzo settore

Countdown G8

Domani parte il summit. Intanto Russia e Cina decidono di ridurre il loro arsenale e la Cina usa il pugno duro contro i manifestanti musulmani

di Redazione

La vigilia del G8, l’accordo Usa-Russia sulle armi, le anticipazioni dell’enciclica di Benedetto XVI e la strage degli uiguri musulmani in Cina sono i temi portanti della rassegna stampa di oggi.



L’arrivo del primo ministro turco al G8 (dove parteciperà alla seconda giornata con un tavolo tutto europeo) è anticipato sul CORRIERE DELLA SERA  da un’intervista al premier di Ankara Erdogan. “«Turchia stanca di aspettare il sì dell’Europa»” il titolo in prima, a cui fa da sponda quello a pag9 “«Da 50 anni attendiamo di entrare nell’Ue. Ora chiedo ai leader una risposta chiara»”. E ancora: «Vi sono leader che dicono una cosa e poi si correggono, e magari in altre sedi sostengono di non averla detta. È diventato comico e noi siamo stanchi di comiche». Su Berlusconi: «È un collega, un amico, uno di famiglia». Sarkozy: «Nei tete a tete mi tranquillizzava. Poi in pubblico faceva dichiarazioni durissime». Il genocidio armeno: «Sono gli armeni di altri Paesi che diffondono notizie e interpretazioni non corrispondenti alla realtà». Al vertice è dedicata anche pag 11: “Berlusconi, ultimi preparativi. No all’ipotesi di spostare il vertice”. Ieri, intanto si sono registrate altre scosse: la soglia di evacuazione è fissata a 4 punti della scala Richter. Ma il Guardian, riporta il CORRIERE, lancia accuse citando fonti europee: preparativi così caotici che gli Usa hanno preso il controllo.

LA REPUBBLICA
(che apre con “Usa – Russia, patto per il disarmo”) dedica due pagine al G8 cominciando dalla protesta: “G8, in manette 21 No Global per gli incidenti di maggio l’Onda occupa gli atenei”. Ieri all’alba perquisizioni e manette: in tutta Italia la Digos ha proceduto ad arrestare 21 persone per i disordini al G8 dell’università. Una sorta di arresto preventivo in vista dell’appuntamento dell’Aquila, che ha scatenato la reazione delle università: rettorati occupati a Roma Napoli Milano, mobilitazioni a Pisa, Palermo, Cagliari, Venezia e Bologna. Giancarlo Caselli difende l’operato della procura, che ha agito colpendo i 300 (dei 3mila) manifestanti che hanno provocato deliberatamente disordini. Gli studenti replicano parlando di magistratura asservita a Maroni. In appoggio “E ora l’Aquila teme l’invasione antagonista”. Dal capoluogo colpito dal terremoto, Jenner Meletti riferisce dei preparativi. A cominciare da quella che è considerata la tenda della Cgil dove sono arrivati rinforzi per tenere sorvegliata la situazione. Negozi chiusi e tendopoli blindate, mentre cresce la tensione per la manifestazione del 10 luglio. Moltissima attenzione anche nella capitale, dove sono presenti migliaia di uomini. Gli antagonisti saranno in strada da questa mattina. Promettono due giorni di blitz visibili e non violenti. Oggi alle 17 sit in autorizzato a piazza Barberini, a fianco di Via Veneto, strada dell’ambasciata americana e di altre.

“Il vertice occasione per il riscatto” è il titolo del Primo Piano “Verso il G8” de LA STAMPA, in un’ottica tutta italiana. Per il premier Silvio Berlusconi «o la va o la spacca» scrive Ugo Magri da Roma «se porta a casa il summit senza disastri planetari» «allora può sperare di mettere tra parentesi il secondo scandalo sessuale della sua carriera (l’altro fu l’estate scorsa, con le telefonate a Saccà)». La critica dei vescovi: il vaticanista de LA STAMPA riporta le parole dette ieri dal segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata che ha parlato di «libertinaggio gaio e irresponsabile» dicendo che «non si tratta di un affare privato» e ha stigmatizzato chi si serve strumentalmente «del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi di tipo politico o economico». I riferimenti al premier ci sono tutti, ma nel Pdl, riferisce LA STAMPA, non si dà peso alla «scomunica». Secondo il quotidiano di Torino Palazzo Chigi si aspetta nelle prossime ora «un gesto di fiducia» da parte di Benedetto XVI in occasione del G8. «In cambio Berlusconi è pronto a mettere sul tavolo del G8 i temi dell’enciclica papale che viene resa pubblica oggi» scrive il cronista. LA STAMPA dedica due pagine e un titolo in prima ai 21 arresti decisi dalla procura di Torino per le manifestazioni dello scorso maggio contro il G8 dell’università. Gli ordini di custodia cautelare sono stati eseguiti in varie città d’Italia. Il gip li ha motivati con il pericolo di reiterazione dei reati in vista del G8 de L’Aquila. Proteste nelle principali università italiane, con gruppi di studenti che hanno occupato i rettorati.

IL SOLE 24 ORE presenta nel dettaglio il “dodecalogo” di Tremonti sulle nuove regole etiche per la finanza. Lo fa sottolineando innanzitutto che l’OCSE le ha sottoposte a una sorta di “voto partecipato”, creando sul suo sito un blog ad hoc, per costruire un’opinione pubblica collettiva ssui comportamenti dei vari operatori economici e ridare fiducia a chi risparmia e investe. In realtà nei legal standard dell’Ocse che verranno presentati al G8, sulla proposta italiana si sono inseriti anche altri contributi, a cominciare dalla stessa Ocse e dal Fmi. In realtà non è scontato che il G8 adotterà o citerà questo documento: molti ancora sono le riserve Usa contro una regolarizzazione a 360 del mercato. E tuttavia IL SOLE presenta questo G8 come “il vertice delle nuove regole”. Di spalla interviene Carlo Azeglio Ciampi: «Non mi sembra che le risposte fornite finora siano state all’altezza della crisi». Soluzione? Per Ciampi è una: «L’Europa deve poter parlare con una voce sola. Serve un governo dell’economia, capace di promuovere una crescita del reddito, una sua più equa riparitzione, e milgiori opportunità per l’occupazione».

“G-Botto” è il titolo d’apertura de IL MANIFESTO seguito dall’editoriale “Il presidente minato” di Gabriele Polo. Il giornalista sottolinea come il G8 dovesse essere per Berlusconi «la sua settimana trionfale, la vetrina che mostrava al mondo le sue qualità», invece non lo sarà. Non lo sarà per le reazioni del Vaticano alla sua vita dissipata, non lo sarà per le promesse non mantenute sulla soluzione dell’emergenza abruzzese e non lo sarà per il dileggio cui è sottoposto dalla stampa estera chge parla di pubblicare nuove foto imbarazzanti. Il nervosismo del Premier è testimoniato dai 21 arresti di ieri. L’articolo chiude con un poco rassicurante «Berlusconi appare in evidente difficoltà e per sua malasorte questa sarà la sua rappresentazione sul palcoscenico mondiale. Cosa che lo renderà molto nervoso. E, per questo, pericolosamente alla ricerca di qualche nuova emergenza».

“L’Aquila blindata attende i Grandi del mondo” titola AVVENIRE in prima. Al tema sono dedicate le prime sette pagine, vetrina compresa. Nel primo piano di pag. 6, «Contro la fame 12 miliardi di dollari», si dice che dalle prime indiscrezioni sul documento finale del vertice emerge un piano per la sicurezza alimentare fatto di investimenti a lungo termine. Lo anticipa il Financial Times, con Usa e Cina impegnati a  versare rispettivamente dai 3 ai 4 miliardi per azioni di aiuto allo sviluppo: «meno container di cereali e carne acquistati sui mercati occidentali e più investimenti in loco per promuovere l’indipendenza agroalimentare dei paesi poveri. Applaude la Coldiretti a questa strategia made in Usa. Ma secondo l’economista Simona Beretta il divario fra gli impegni dei Grandi e i bisogni delle popolazioni è troppo ampio, e raffronta gli aiuti con le rimesse dei degli emigrati: 200 miliardi di dollari, molto di più dell’aiuto pubblico. Domenica, Berlusconi ha fatto pubblica ammenda, ammettendo il «torto assoluto» del nostro Paese nei confronti dell’Africa e dicendosi pronto a rimediare. A L’Aquila il Premier proporrà la “de-tax”, che consente l’assegnazione di una parte dell’Iva a progetti di cooperazione internazionale e il ritardo africano è in cima all’agenda del G8. Ma in materia di aiuto pubblico allo sviluppo, ragiona Beretta, «l’Italia risponde ancora a logiche diplomatiche: nel biennio 2006-07, per esempio, concentrava le azioni su Iraq e Nigeria e non nei paesi più poveri; tuttora effettua aiuti vincolati agli interessi nazionali e per il 50% dell’impegno finanziario le operazioni sono condoni del debito, cioè non flussi di denaro fresco». Domenica a mezzogiorno, 6mila persone fra giovani, volontari, ambientalisti, missionari, disabili, sindaci, pubblici amministratori, uomini della cultura, ecc., hanno aderito all’iniziativa di Insieme si può e di altre onlus, dandosi appuntamento sulle Tre cime di Lavaredo e abbracciando idealmente l’Africa prendendosi tutti per mano attorno ai muraglioni più belli del mondo.

Il GIORNALE titola sulla foto di copertina “Ecco chi prepara la guerra al G8”. Il servizio a pagina 2  analizza il rapporto dei Carabinieri del Ros che parte dal «Global meeting network tenutosi a Bologna l’8 febbraio 2009 dove si erano riuniti 150 ex disobbedienti in rappresentanza dei principali centri sociali. In quell’occasione – si legge nel rapporto- avevano deciso di chiamarsi NoLogo, per una piena libertà di azione ai militanti che dovranno ricercare nel proprio territorio gli aspetti peculiari di conflitto e gli interventi adeguati per instaurare un nuovo soggetto politico da organizzare. Il nuovo movimento per farsi pubblicità e per misurare le proprie potenzialità ha in mente diverse strategie coincidenti con l’appuntamento dell’Aquila con azioni di elevato impatto mediatico». IL GIORNALE mette in risalto che c’è anche un’altra fronda: «quella degli anarchico-insurrezionlisti sempre più spesso alleati dei noglobal negli scontri contro le forze dell’ordine. A una delle 11 sigle che compongono  la Fai-federazione anarchica informale sarebbero collegati i due presunti bombaroli fermati per il sabotaggio sulla ferrovia Orte-Ancona e alcuni personaggi di rilievo». Spazio anche a  uno stralcio di intercettazione  fra il brigatista Fallico e il ferroviere Bellomonte a proposito di un attentato al G8 «Bisogna fare qualcosa di grosso». Il pezzo annovera altre sigle che compaiono sempre nel rapporto del Ros, e che in totale sono 60, e conclude con uno sguardo oltre confine. «Frange anarchiche sono in arrivo da Francia, Germania, Spagna e a quel che fa più paura dalla Grecia dove i blackbloc da mesi colpiscono  caserme  dell’esercito, commissariati di polizia, ministeri, banche, scuole supermercati, giornali». IL GIORNALE pubblica il calendario del controvertice: con le manifestazioni si comincia oggi a Roma a piazza Barberini a qualche metro dall’ambasciata americana,  all’Aquila presso il parco Unicef. Per domani i manifestanti promettono una rivolta generale con azioni a sorpresa a Roma, dove è confermato il corteo al centro d’identificazione  di Ponte Galera. Così pure confermato il corteo di venerdì all’Aquila che partirà d Paganica, paese lontano almeno 15 km dall’Aquila. IL GIORNALE dà voce anche agli aquilani: «Sono i primi  a non voler cortei violenti. Alla fiaccolata di domenica notte il comitato 3.32 ha precisato “Prendiamo le distanze dai manifestanti”. A Onna si stanno concludendo i lavori di costruzione delle casette realizzate dalla provincia di Trento e offerte dalla Croce rossa da mostrare ad Angela Merkel poiché i tedeschi hanno adottato il paese aquilano. Alle adozioni a distanza è dedicata un’intera sala della caserma di Coppito . Sono illustrati i monumenti da adottare così le delegazioni straniere possono scegliere il monumento da sostenere.  E dalla tendopoli lanciano una proposta: «Adottino anche i quartieri della città, con le case per i suoi abitanti, non solo monumenti».


 
E inoltre sui giornali di oggi:


RUSSIA-USA
CORRIERE DELLA SERA – “Via un terzo delle armi nucleari”, è il titolo di apertura di oggi. Riassume il quotidiano: «Barack Obama e Dmitri Medvedev hanno firmato un accordo quadro sulla riduzione degli armamenti strategici. Stati uniti e Russia si impegnano a limitare il numero di testate dei loro arsenali a 1500-1675 ognuno. Questo comporta un taglio di 700 unità rispetto alle attuali 2.200 testate stabilite dallo Strategic Reduction Treaty. Il memorandum sottoscritto (sullo orme di Nixon e Krusciov servirà da base per il proseguimento dei negoziati sul rinnovo del trattato Start I che scadrà il prossimo dicembre».

LA REPUBBLICA
– Alle pagine 2 e 3 riferisce Alberto Flores D’Arcais: al Cremlino, tra i due presidenti, scambi di complimenti, molte promesse di collaborazione e due accordi importanti (testate nucleari e Afghanistan). Nulla di fatto sullo scudo. Ma si tratta di un primo disgelo dopo la freddezza tra Putin e Bush. È iniziata una nuova era? Obama sembra pensarlo: «I rapporti tra Russia e Stati Uniti sono andati per un certo periodo alla deriva. Abbiamo deciso di rilanciare questi rapporti. In sei mesi è esattamente quello che abbiamo fatto». Le testate nucleari saranno limitate a 1500 e 1650 per parte e i vettori a 500 e 1100. In pratica riduzione di un terzo (insieme le due superpotenze detengono il 90% delle bombe nucleari esistenti). Particolarmente importante l’accordo sull’Afghanistan: l’accordo consentirà al personale militare americano di transitare lo spazio aereo russo. 4500 voli l’anno senza alcuna tassa. 133 milioni di dollari risparmiati per gli Usa e maggior facilità nel rifornimento alla lotta contro i talibani. In realtà, spiega il titolo del retroscena curato da Leonardo Coen, “L’ombra di Putin sugli accordi è lo ‘zar rosso’ il vero regista”. Lapsus freudiano per Obama che con accanto Medvedev ha detto ai giornalisti: «domani vedrò il presidente Putin» (che è primo ministro). Un lapsus che però riflette una verità nota a tutti: chi comanda in Russia è sempre Putin. Oggi l’incontro. Che non sarà cordiale come la cena con Medvedev. Putin non ha gradito una battuta di Obama («il primo ministro russo tiene un piede nel passato e uno nel presente») e nemmeno le sue lodi all’amico-rivale Medvedev. Ai russi, di Putin, piace la mano ferma e l’orgoglio imperiale. Del resto il primo ministro ha dalla sua i militari, i servizi segreti, il ministero degli Interni, i poteri forti e occulti, i proventi energetici.

IL MANIFESTO – “Obama prova con Mosca” è l’articolo che parla degli accordi di ieri tra il presidente Usa e Medvedev. Il sottotitolo “Il presidente Usa ottiene da Medvedev un accordo per ridurre le atomiche e un aiuto per l’Afghanistan. In cambio di cosa?” lascia intendere il tenore dell’articolo. Astrit Dakil che lo firma infatti sottolinea che l’accordo sull’atomica non cambia di una virgola lo “Start” (accordo precedente) e proprio come lo Start non è detto che venga rispettato. Lo spazio aereo che i russi hanno accettato di aprire gratuitamente agli americani per arrivare più agilmente coi rifornimenti a Kabul lascia trapelare come anche per la Russia il grande nemico oggi sia il fondamentalismo islamico. Il fatto più importante però per Dakil è che «nessun vero progresso invece è stato segnalato dai due presidenti sui temi più spinosi» come lo scudo spaziale.

LA STAMPA – “Disarmo, patto Usa-Russia” è il titolo principale della prima pagina di oggi. Accanto alla cronaca dell’accordo, che riduce di un terzo le testate nucleari dei due Paesi, LA STAMPA pubblica un intervista all’ex stratega di Ronald Regan Lawrence Eagleburger che avvisa: frenate gli entusiasmi, l’accordo è importante ma non siamo più ai tempi della guerra fredda, ora «a poter scatenare l’apocalisse nucleare sono piccole nazioni come la Corea del Nord e l’Iran». Usa e Russia si accordano per smantellare «atomiche che nessuno dei due vuole adoperare» e «al fine di risparmiare fondi preziosi». Resta un buon segno, certo, commenta l’intervistato ma bisogna vedere se verrà colto anche da altri: «la realtà è che finora gli Stati Uniti hanno fallio nei ripetuti tentativi di obbligare Pyongyang al disarmo strategico e Teheran a bloccare la propria corsa all’atomo».

IL SOLE 24 ORE-La “pace nucleare tra Usa e Russia” – questo il titolo – arriva solo a pagina 8, dopo G8, Cina e badanti. Schiacciato il tasto “reset”, anche se sulla rinnovata fiducia pesano i dossier Georgia e Ucraina. Di spalla un pezzo di Clive Crook mette in evidenza i limiti del “soft power” scelto da Obama, mettendo in fila i suoi insuccessi: Iran, Corea del Nord, Russia. Già, perché – scrive Crook – «la Russia corrompe il suo estero-vicino con la stessa sfacciataggine di prima. Sorpresa: il mondo non ricambia il sorriso». Durissima la chiusa: «La questione non è scegliere fra potrere duro e potere morbido. Si usano tutti e due. L’errore è aspettarsi troppo dall’uno o dall’altro. In politica estera Obama cerca di tirare avanti».

AVVENIRE  – “Usa-Russia, il disarmo possibile. Accordo tra Obama e Medvedev: saranno ridotte le testate nucleari”. È l’apertura del quotidiano, ripresa a pag. 8: “Obama e Medvedev «tagliano» le atomiche”. Per l’analista Dmitri Simes, presidente del Nixon Center di Washington ed esperto di relazioni fra i due paesi, l’accordo preliminare sul disarmo siglato ieri «è un segnale della volontà sia di Washington che di Mosca di far ripartire le relazioni», e «”può essere un trampolino di lancio” di un dialogo realistico anche in ambiti dove permane il disaccordo». Si è parlato di pulsante del “reset” delle precedenti relazioni bilaterali. E il controllo delle armi strategiche «era l’ambito più facile in cui trovare un punto di contatto», ma «sarà pressoché impossibile» trovare a breve punti di accordo «sull’espansione Nato, sulla difesa anti-missile in Europa e sulle sanzioni contro l’Iran e la Corea del Nord. Ma si può perlomeno creare un nuovo formato di dialogo». 


ENCICLICA 
CORRIERE DELLA SERA – Il giornale anticipa alcuni passaggi dell’enciclica Caritas in veritate resa pubblica oggi. «Nell’incipit Benedetto XVI spiega il nesso essenziale tra carità e verità…: dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un futuro migliore». Le anticipazioni occupano le pag 12 e 13 sotto il titolo “L’enciclica sociale: lavoro e solidarietà per uscire dalla crisi”.

AVVENIRE – “«Caritas in veritate». Oggi la presentazione”. È prevista una conferenza stampa per la presentazione dell’Enciclica che domani sarà allegata al quotidiano) con la partecipazione del cardinale Regnato Raffaele Martino, Giampaolo Crepaldi, il cardinale Paul Josef Cordes, e il professor Stefano Zamagni. La Libreria editrice vaticana ne ha già preparate 500mila copie in edizione economica (a 2 euro) e 30mila in edizione cartonata (a 8,5 euro). Altre 50mila copie in lingua straniera  (a 3 euro). 


CINA
CORRIERE DELLA SERA – Mentre “Napolitano vede Hu: appello sui diritti umani” si compie una “Strage nella città degli uiguri”, la minoranza cinese di fede musulmana: «Una domenica di protesta si trasforma in un’ecatombe: finora almeno 156 morti e oltre 800 feriti. La città è isolata: sono fuori uso Internet, fax e telefonate internazionali». 

AVVENIRE – “Cina, la protesta diventa strage. Napolitano richiama i diritti umani” è lo strillo in prima pagina. A cui segue “Diritti umani, su Hu Jintao il «pressing» di Napoletano” a pag. 4. Il presidente della Repubblica ha fatto presente la questione “con molta delicatezza», ci «è andato con le molle», in un «passaggio breve, ma significativo, in un discorso per altro molto collaborativo». Nella pagina accanto, la rivolta seguita alla manifestazione a Urumqi, la capitale della regione autonoma del Xinijang: 156 morti, almeno 900 feriti. Il regime cinese accusa l’esule Rebiya Kadeer di aver orchestrato gli incidenti.

IL GIORNALE – dedica pagina 6  alla “Violenza di Pechino. Cina, repressa nel sangue rivolta separatista”. La cronaca e il bilancio degli scontri  nello Xinijang , un commento di Fausto Biloslavo “Petrolio, gas, uranio. Ecco il tesoro che fa gola al regime”. Pagina 7 è dedicata alla vista in Italia del leader cinese  Hu Jintao. Napolitano dice «Lo sviluppo impone più rispetto dei diritti umani». Ma che la Cina sia un importante partner commerciale è palese. Berlusconi dice «In tre anni fra i primi tre Paesi che investono in Cina » e la notizia con la foto della Marcegaglia “di accordi per 2milairdi di dollari”.

IL SOLE 24 ORE – Grandissimo spazio, sul giornale degli industriali, alle intese commerciali siglate ieri tra Italia e Cina, dal valore complessivo di 2 miliardi di dollari. È l’apertura del giornale, che poi vi dedica ben due pagine. In evidenza il ritorno della Fiat a Shangai, con la produzione della Linea e le intese strategiche, tra cui si segnalano – non per valore commerciale per significato simbolico – quella della comasca Mantero Seta per la produzione di accessori tessili di alta gamma e Alessi, che produrrà oggetti di designer cinesi.


SICUREZZA
LA REPUBBLICA – “Ronde, Milano sospende i Blue berets”. Da un anno e mezzo facevano vigilanza in città e nessuno si era accorto che a capo di questo gruppo c’è un estremista di destra. L’edizione milanese del quotidiano ha fatto un’inchiesta e portato alla luce i collegamenti fra i Blue e il Msi di Gaetano Saya, il partito che organizza le ronde nere con divise in stile nazista. Il vicesindaco De Corato si difende: «il comune non poteva sapere… l’associazione ha vinto una gara e non si può indagare sul credo politico dei partecipanti». Solo qualche giorno fa lodava i grandi successi dell’associazione. In appoggio: “E Alemanno boccia quelle nere «Fermeremo questa buffonata»”. Dice il sindaco capitolino: «a Roma non ci sarà nessuno spazio per le ronde nere». Anche a Roma il gruppo di Saya pretende di occuparsi della sicurezza dei cittadini (scandendo slogan nazionalisti e rinnovando il saluto a braccio teso).


BADANTI
IL SOLE 24 ORE – Lancio in prima più una pagina intera dedicata al nodo badanti. Il SOLE scatta un’altra foto del sistema del welfare-bandanti: 770mila a tempo pieno e 2 milioni in generale, 8 su 10 straniere, esborso della famiglie pari a 11 miliardi di euro, con un risparmio di 6,9 miliardi di euro rispetto a una istituzionalizzazione. Se si facesse emergere tutto ciò, lo Stato ne ricaverebbe 8 miliardi di euro.

AVVENIRE – “«Sanatoria per colf e badanti»”. Continua a far discutere la legge sulla sicurezza e la proposta di Giovanardi. Nelle file del Pdl c’è chi non solo ne condivide la posizione, ma annuncia un ddl apposito. Fra gli altri, Alessandra Mussolini. Luigi Bobba parla di proposta in «zona Cesarini» ma che «prende atto di una realtà diffusa cercando di offrire una risposta di buon senso». Mentre l’Udc chiede un emendamento per bocca di Lorenzo Cesa, Savino Pezzotta, Roberto Rao e Rocco Bottiglione. Mentre Acli-colf denuncia una situazione di panico e caos fra le famiglie che hanno in casa colf e badanti: «Ci sono famiglie che, nell’incertezza, non sono andate a ritirare un nulla-osta regolarmente ottenuto, di fatto rimettendo fuori legge l’immigrata». Altri invece si chiedono se la loro «richiesta di regolarizzazione non rischia di essere considerata com un’autodenuncia». Qualcuno ha persino chiesto alla sua badante «di starsene chiusa in casa per un po’». Si cita il caso di una brasiliana, in nero e irregolare che prestava assistenza a domicilio. A un certo punto sente forti dolori lombari, il datore di lavoro non la porta in ospedale, la medica alla meglio senza rivolgersi a nessuno, finchè la sorella dell’immigrata decide di portarla al pronto soccorso. Al rientro, però, la famiglia italiana le comunica che ha perso il lavoro.

 


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