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Benedetto XVI si è dato una meta spericolata: il Vietnam

di Lucio Brunelli

Il Papa in Val D’Aosta si gode le meritate vacanze. Con un pensiero già all’agenda del prossimo anno. Se le condizioni di salute lo permetteranno – e nulla fa dubitare del contrario – il 2010 sarà l’anno dell’Asia. Benedetto XVI ha chiesto ai suoi collaboratori di studiare l’ipotesi di un viaggio apostolico in Estremo Oriente, unica area continentale che manca nell’albo dei pellegrinaggi del Papa tedesco. Fra le possibili mete le Filippine (unica nazione asiatica a maggioranza cattolica) e l’India, dove una visita del Papa potrebbe confortare la minoranza cristiana, spesso vessata dagli estremisti indù. Ma il vero colpo a sorpresa – al quale sta lavorando la diplomazia vaticana – si chiama Vietnam. È lì che Papa Ratzinger vorrebbe andare. Un viaggio dalle forti connotazioni simboliche e politiche. Impresa che non riuscì al Papa giramondo Karol Wojtyla. Con il Vietnam, stato formalmente socialista, la Santa Sede non ha ancora relazioni diplomatiche. Ma negli ultimi anni i contatti sono ripresi, con discreti benefici per la comunità cattolica: 6 milioni di fedeli, il 7% della popolazione. Al tempo della guerra i cattolici fuggirono dal Nord comunista sperando di trovare protezione nel Sud. Dopo che i vietcong conquistarono Saigon la Chiesa fu duramente perseguitata. Adesso il disgelo. Dopo 32 anni di messa al bando anche la Caritas ha ripreso ufficialmente ad operare. Il progetto-Vietnam per ora è solo uno spericolato dossier sulla scrivania del Papa. L’occasione per il viaggio comunque è già bella pronta: nel 2010 la Chiesa vietnamita celebra i 50 anni dall’istituzione della gerarchia cattolica e l’invito ufficiale al Papa, almeno quello dei vescovi, è già partito.
DIO SALVI RATZINGER DAI RATZINGERIANI
Molti commenti ha ricevuto la rubrica Pani&Pesci dello scorso numero. Dio salvi Ratzinger dai ratzingeriani, dicevamo. Auspicio quanto mai attuale. L’uomo della ricucitura con il Vietnam è Pietro Parolin, vice ministro degli Esteri vaticano. Vero sacerdote e vero diplomatico. I “ratzingeriani” duri e puri della Curia gli imputano però la sua provenienza dalla scuola diplomatica del cardinale Casaroli, ritenuta troppo soft di fronte al comunismo. Così Parolin sarà presto promosso (rimosso) ad altro incarico, lontano dalla Segreteria di Stato vaticano.

ipse dixit
Oggi la chiesa è interprete di una destra morale e di una sinistra economica e sociale.


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