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Attivismo civico & Terzo settore

Abruzzo, terremoto in tivù

La consegna delle prime case a Onna si trasforma in un caso politico e mediatico

di Franco Bomprezzi

La consegna delle prime case costruite dopo il terremoto in Abruzzo, a Onna, è sicuramente una buona notizia ma oggi si confonde, sui giornali, con la polemica politica e mediatica sulla decisione della Rai di trasmettere Porta a Porta, speciale con Berlusconi, in prima serata, spostando a giovedì la prima puntata di Ballarò su Raitre, che era dedicata allo stesso argomento.

Dopo Ballarò salta anche Matrix e così “La puntata sull’Aquila diventa un caso politico”, come titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina. Terreno libero per lo show di Berlusconi sull’Abruzzo. Il CORRIERE ne parla alle pagine 8 e 9 e in prima con un’editoriale (“L’errore a reti unificate”) firmato da Paolo Conti. Partiamo da qui: «…Per farla breve: stasera Bruno vespa condurrà il suo Porta a Porta in prima serata in un clima da reti unificate…Ha ragione Sergio Zavoli, presidente della commissione Vigilanza Rai: la situazione è grave, Porta a Porta e Ballarò hanno sempre convissuto all’interno dei palinsesti delle rispettive reti, e la deroga, specie se perentoria, costituirebbe un problema da dover prontamente risolvere». «L’aspetto paradossale» conclude Conti, «è che l’indubbio traguardo raggiunto nella consegna delle case (94 villette pronte a Onna in appena 72 giorni di lavoro e tra poco 700 appartamenti a Bazzano) rischia, nel frullatore mediatico, di cedere la scena allo scontro politico sulla Rai. L’errore mediatico sarebbe evidente. Roba da principianti. Altro che professionisti di Raiset». E, in effetti, lo stesso CORRIERE punta sulla bufera televisiva titolando la pag 8 “Vespa e la puntata sull’Aquila. Dopo Floris salta anche Matrix” e aggiungendo nel sottotitolo: “Il conduttore Vinci: cause tecniche. Il leader pd: il premier? Neanche Ceausescu”. Mentre a pag 9 ospita l’intervista all’ex consigliere Rai Carlo Rognoni (oggi schierato con Marino nella corsa alla segreteria Pd) che dice: “Caso Ballarò imbarazzante per Masi e Garimberti” . E Poi: «Penso che anche il cittadino più ben disposto non potrà non rendersi conto di come Rai Uno all’Aquila racconterà le magnifiche gesta del premier». Quanto all’opposizione, «il centrosinistra ha colpe drammatiche, come la nomina del cda ancora una volta con la legge Gasparri». 

Il terremoto politico-mediatico e il sisma abruzzese sono raccontati sulla prima di LA REPUBBLICA con due diversi titoli. “Dossier, attacco a Fini” recita l’apertura (sommario: “La minaccia del giornale. Caso Ballarò, l’ira di Zavoli”), mentre “Quell’Abruzzo che è rimasto al 6 aprile” è il titolo in taglio basso. La cronaca all’interno. Si comincia con l’inchiesta sulla ricostruzione: “Abruzzo, arrivano le prime case Berlusconi celebra la consegna”. Mentre ieri sera una scossa di 4,3 di magnitudo ha colpito la Toscana, a Onna 350 persone si preparano a entrare nei moduli abitativi provvisori. Le case appunto che Berlusconi celebra. Che però sono il frutto del lavoro della Protezione civile di Trento realizzate con fondi della Provincia. Lorenzo Dellai, che ne è il presidente, esprime n certo disagio: «c’è troppa enfasi mediatica su questa consegna. Voglio far notare che per noi trentini questo è solo un tassello della collaborazione messa in campo: sono 320 i moduli abitativi realizzati con il nostro contributo». Acqua sul fuoco anche da parte di Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell’Aquila: «c’è poco da festeggiare, visto che oltre 30mila persone sono ancora sulla costa e circa 16mila nelle tende». L’inviato, Jenner Meletti, dà invece il quadro di quanto ancora ci sia da fare. Anche attraverso alcune fotografie (ieri e oggi: in pratica situazioni identiche) documenta il fatto che interi quartieri siano ancora al giorno dopo il sisma. Inevitabile l’amarezza. Ad esempio di Ugo De Paullis, presidente della circoscrizione di Paganica: «Chi guarda la tv penserà che qui tutto è stato risolto. E invece Paganica sta morendo e come noi stanno morendo i centri storici dell’Aquila e delle sue 64 frazioni. C’è anche chi sta peggio di noi: nel centro di Tempera, ad esempio, non è rimasta pietra su pietra». Nel frattempo arriva l’autunno: piogge e freddo preannunciano un appesantimento della situazione. Nella doppia pagina seguente, il resoconto della fibrillazione mediatica. Zavoli convoca la Vigilanza, giudicando «grave» la decisione di far slittare la ripresa di Ballarò: «le due trasmissioni hanno sempre convissuto all’interno delle rispettive reti e la deroga, specie se perentoria, costituirebbe un problema da dover prontamente risolvere». Ecumenico Vespa di fronte alla decisione di far slittare di due giorni la trasmissione di Floris: «non mi pare si tratti di una mostruosa violazione della  libertà». Non capisce o fa finta di non capire quello che Santoro esplicita nell’intervista accanto: «l’unico motivo per cui non deve andare in onda Ballarò, è che non solo bisogna mandare in onda Vespa insieme a Berlusconi, ma non bisogna nemmeno disturbare il manovratore. Porta a porta non deve avere concorrenti, nessuno che possa rubargli uno spettatore». Del resto, prosegue Santoro, che il clima non sia dei migliori lo dimostra la vicenda di Anno zero: il contratto di Marco Travaglio è ancora sotto analisi, non è stata fatta alcuna promozione per la ripresa del programma (il più redditizio, dice, di Raidue), non c’è ancora una troupe operativa per fare le inchieste. Che il rinvio di Ballarò sia per non avere concorrenza e più spettatori, lo proverebbe anche il parallelo slittamento di Matrix (avrebbe dovuto occuparsi del caso Boffo). Il commento di Curzio Maltese (“La strategia del ragno”) non lascia dubbi: «Berlusconi sta usando tutto il suo potere di premier, primo editore e uomo più ricco d’Italia, per strangolare economicamente i pochi programmi d’informazione degna di un servizio pubblico… non sappiamo se tutto questo si possa definire “l’agonia di una democrazia” come ha scritto Le monde. Ma certo gli assomiglia moltissimo».

E’ la penna di Cristiano Gatti a commentare su IL GIORNALE non la consegna ma le dichiarazioni di Dario Franceschini, segretario del Pd, parole che diventano i titoli della prima pagina e dei servizi alle pagine 2 e 3. Scrive Gatti «Sembrerebbe un bel momento eppure nemmeno questa volta si riesce a gustare l’avvenimento in normale serenità. Franceschini, capo dell’opposizione, partecipa alla simbolica consegna dicendo «è un reality in cui i terremotati sono trasformati in comparse». Certo il Premier non è tipo da comprimere dentro di sé la soddisfazione delle proprie opere. Questa sfida dell’Aquila l’ha preso molto più di tutte le altre, sin dall’inizio. L’ha mandata avanti nel suo stile pop, con lo stesso cocciuto, tenace orgoglio di quando era solo imprenditore, puntando dritto al risultato. Adesso che il risultato c’è, inutile chiedergli di sparire dalla scena. Passionale com’è per niente al mondo si perderebbe il gusto di questa vittoria. Dei primi sorrisi all’Aquila. Se non fosse che alle spalle rimane comunque un dramma epocale, se non fosse che ancora  tante famiglie restano in attesa delle prossime case, lo vedremo ballare sui tavoli scamiciato e canterino. Non è escluso che lo faccia, alla consegna dell’ultimo trilocale. I commenti acidi di Franceschini rinfocolano l’idea  di un premier che usa la catastrofe per  sgraffignare consenso. Ma mettiamo pure abbia ragione Franceschini e che i terremotati si prestano a fare le comparse, che ci resta?  Una volta tanto ci resta comunque un capolavoro di pronto intervento e di solidarietà umana».

L’apertura di AVVENIRE è sul viaggio in Abruzzo fatto ieri (un giorno prima di Berlusconi, ndr) dal cardinal Aneglo Bagnasco, presidente della Cei. Bagnasco ieri ha incontrato 2.500 volontari, i delegati delle Caritas locali, e ha sottolineato il fatto che nella Chiesa «nessuno, in qualunque situazione, deve sentirsi solo». “La Chiesa ama, e l’amore edifica” riassume l’editoriale di Paola Ricci Sindoni. L’amore che costruisce della Chiesa italiana per l’Abruzzo si traduce in 31 milioni di euro raccolti tra la Cei e le parrocchie italiane. Dodici gli interventi già realizzati (11 milioni di euro già spesi): quattro strutture parrocchiali per l’accoglienza e i servizi sono state presentate ieri da Bagnasco, tre scuole dell’infanzia e primarie, tre centri di comunità e due interventi di edilizia sociale e abitativa. Don Vittorio Nozza ha sottolienato la delicatezza del passaggio attuale, «dalle tende alle nuove comunità, perché non basta vivere uno accanto all’altro per essere vicini, c’è bisogno di strutture e punti di rifermento per condividere valori umani e spirituali». Fra trenta gionri parte la fase due, con un impegno già previsto di 7 milioni di euro. Ai 2.500 volontari Caritas incontrati nel campo di Pile, Bagnasco ha sottolineato più volte la necessità di lavorare «insieme» e li ha invitati a «continuare la vostra presenza e il vostro entusiasmo, sia che vi troviate qua sia altrove». Sulla questione palinsesti, AVVENIRE mette un breve articolo sei pagine dopo i servizi sull’Aquila: «il premier nel salotto di Vespa “oscura” il programma di Floris».

In Abruzzo l’inviato del SOLE24ORE Alessandro Arona è andato a vedere le casette di legno che saranno inaugurate oggi a Onna e testimonia che l’impegno principale preso da Bertolaso (ovvero dal governo) di svuotare le tendopoli entro settembre sarà rispettato. Un po’ più lunga la questione della ricostruzione e riparazione degli edifici storici distrutti e danneggiati, ma anche qui i sindaci del territorio si mostrano ottimisti. Bello l’infografico che nello stile del SOLE riassume i numeri della ricostruzione: 2300 casette di legno saranno consegnate agli abitanti delle frazioni dell’Aquila e in parte della città stessa; di queste 274 sono donate da enti privati. Le persone che ci vivranno sono 8500. Quanto agli edifici permanenti antisismici, quelli del progetto Ca.Se., si tratta di 164 edifici per 4500 in cui vivranno 17mila persone.

La Rai è un campo minato che da un momento all’altro raschia di esplodere. Quali sono le mine ( Santono, Paolo Ruffini, Giovanni Floris), chi è già saltato (Marco Travaglio), chi ha subito il coprifuoco ( il programma di Antonella Clerici, e Matrix), chi è pronto alle barricate (la sinistra): l’articolo “Travaglio in conflitto di interessi”, pubblicato da ITALIA OGGI  nella sezione primo piano, si occupa a 360 gradi delle vittime  e degli annessi e connessi mediatici politici del sisma scatenato dalla crepa provocata dallo spostamento di Ballarò e dal fatto che il contratto di Marco Travaglio come opinionista di Annozero non sarà rinnovato perché, “secondo la valutazione di ITALIA OGGI, Travaglio è editore de Il Fatto. Intanto, mentre Vespa prepara il programma «ha già in tasca il lasciapassare per fare il pieno di ministri. In barba alle altre trasmissioni», la palla ora passa a Santoro. «L’anchorman del giovedì sera», si legge nel pezzo, «dovrà scegliere: proseguire senza l’opinionista principe oppure mandare tutto all’aria. Non è facile, soprattutto pensando agli sponsor del programma. Per ora Santoro attacca dicendo che è Berlusconi ad agire nell’ombra».

Al terremoto & tv IL MANIFESTO, in prima pagina, dedica la vignetta di Vauro (con Vespa e Berlusconi davanti a una famiglia di terremotati, con Vespa che intima “… E il primo che si azzarda a cambiare canale lo risbatto in tenda!”) e l’editoriale del direttore Gabriele Polo, dal titolo “I feudatari del cavaliere”: «Nessun gli faccia ombra: la celebrazione di quanto di buono e giusto abbia fatto il presidente del consiglio per i terremotati d’Abruzzo, deve andare in onda in prima serata e senza concorrenza. Serve a puntellare un’immagine traballante come gli equilibri interni alla maggioranza. (…) Berlusconi oggi si appropria di qualcosa che non c’entra nulla con il «modello Bertolaso», spaccia per «sua» un’opera frutto della solidarietà delle donazioni, progettata e costruita dalla regione Trentino, cresciuta esattamente accanto alle abitazioni distrutte e che accoglierà tutti gli abitanti di Onna. L’opposto del modello imposto agli altri abitanti dell’Aquila. Ma nessuno lo dirà, nessuno potrà spiegarlo. Almeno in televisione, almeno stasera».

“Salta ‘Matrix’ sulla libertà di informare”. LA STAMPA non mette in prima pagina nè la bufera sull’informazione in Tv né il terremoto. Ma affronta le due questioni insieme in una pagina di primo piano all’interno che si apre con l’ultima vicenda, l’annuncio di Mediaset che stasera Matrix non andrà in onda, e neppure venerdì prossimo. La puntata di oggi doveva trattare il tema della libertà di stampa, con Vittorio Feltri che avrebe discusso con Maurizio Gasparri e Paolo Gentiloni, e con la direttrice dell'”Unità” Concita De Gregorio, il vicedirettore di Repubblica Giannini e il vice di Libero Bechis, nonché l’opinionista del “Corriere” Severgnini. Secondo indiscrezioni raccolte da LA STAMPA «Il direttore del “Giornale”, la star della serata che si pensava avrebbe alzato l’audience, con le ultime vicende dello scontro con Fini sarebbe improvvisamente diventato una presenza imbarazzante, per non dire ingombrante, anche perché ingovernabile». Matrix esordirà solo lunedì 21 settembre «dopo la manifestazione di sabato» (sulla libertà di stampa, ndr), scrive LA STAMPA. “Il j’accuse di Mentana: Una cosa mai vista” è il titolo di un’intervista all’ex conduttore di Matrix che sulla trasmissione di Porta a porta incentrata su Berlusconi come protagonista assoluto dice: «E’ una cosa che non si è mai vista negli ultimi vent’anni, anzi diciamo dalla riforma della tv pubblica, anno 1975, io non ricordo un evento mediatico simile, la tv che si fa celebrazione. “La vita riparte a Onna da cento casette di legno”, quelle costruite dalla protezione civile del Trentino, scrive LA STAMPA in un pezzo sulla ricostruzione dopo il terremoto de L’Aquila. Il reportage racconta la voglia ma anche la difficoltà di tornare alla normalità: per chi ha perso un famigliare, il lavoro e le certezze si tratta ora di reinventarsi il futuro.

 

E inoltre sui giornali di oggi:


TREMONTI
CORRIERE DELLA SERA – Aldo Cazzullo intervista, nel pezzo che dà il titolo al giornale di oggi, il ministro dell’Economia. Titolo di prima pagina: “Governo, le carte di Tremonti”. Che a pag 5 diventa: “«Il Pdl discuta sulle idee di Fini. Serve una tregua, congresso pd decisivo»”. Questi i passaggi più interessanti del lungo dialogo. Berlusconeide: «Mi riferisco a una campagna orchestrata come un’ordalia paragiudiziaria, tra l’altro senza che alla base vi sia alcun elemento giudiziario. Domande e sentenze. L’appello al tribunale dell’opinione pubblica. Il farsi dei giornali giudici…Mi chiedo: tutto questo è nell’interesse del Paese: io non credo che lo sia». Franceschini o Bersani? «Non voglio danneggiare nessuno dei due con la mia preferenza…Una svolta positiva democratica può essere data proprio dalla ripartenza dell’opposizione in Parlamento. Non tanti e diversi, ma un interlocutore responsabile  con cui parlare su ciascun tema». La Lega: «è l’unico alleato che abbiamo. La sintesi la fanno, e sempre bene, i due leader, Berlusconi e Bossi». Fini: «Su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, non solo fra Fondazioni, ma anche dentro il pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince».


BERLUSCONI
IL MANIFESTO – Un po’ a sorpresa il quotidiano comunista intervista Patrizia D’Addario, dedicandole le prime due pagine del giornale. “Patrizia D’Addario racconta: «Io, Silvio e le altre»”. All’interno il titolo è “Una pura finzione reale”: «La seconda sera era tutto diverso. Non c’erano tutte quelle ragazze della prima volta ed era programmato che restassi. Avevo accettato credendo davvero che lui avesse interesse per me, per la mia vita, per il mio problema. Lui cerca di colpirti dimostrando una grande sensibilità. Ma è tutta una finzione, una finzione reale pura. La verità è che siccome con l’offerta di andare in tv non funzionava, lui è passato per la porta del mio cuore. Ha fatto leva sul suicidio di mio padre. (…) Sembrava affettuoso, ma era finto. E ora dice che mi manda in galera per 18 anni… Voglio che me lo dica in faccia».

PILLOLA DEL GIORNO DOPO
AVVENIRE – La Spagna accelera sulla pillola del giorno dopo: si potrà chiederla al farmacista, senza ricetta, e potrà essere venduta anche alle minorenni. Lo ha annunciato in un’intervista il miinstro spagnolo della salute, Trinidad Jimenez, che ha sottolineato come questo farmaco non sia un abortivo né un mero contraccettivo, ma un contraccettivo di emergenza.

CRISI
SOLE24ORE – Il SOLE continua a seguire – e fa bene, ndr – il dramma dei dipendenti di France Télécom, l’azienda francese che dopo un rigido piano di ristrutturazione (leggi: licenziamenti) ha visto 23 dipendenti togliersi la vita in 19 mesi, di cui 6 solo quest’estate, e altri 11 tentare di farlo. Ieri un altro tentativo, da parte di una dipendente di 54 anni che si è imbottita di barbiturici, mentre venerdì una ragazza di 32 anni si è buttata dal quarto piano ed è morta. «Ora la Francia è sotto choc», scrive il SOLE, e legge con sgomento le testimonianze dei lavoratori nei forum online dei quotidiani che parlano di un clima aziendale «fondato sul terrrore, dove chi sta in bagno per più di un minuto deve fornire giustificazione scritta». E – ovvio – l’opinione pubblica sta tutta dalla parte dei lavoratori, anche se esperti e studiosi sottolineano che sono gli stessi lavoratoti pubblici francesi, abituati a privilegi e rispetto, a doversi mettere in discussione e trasformarsi, cercando di guardare alla soddisfazione del cliente e al mercato anziché ai diritti acquisiti e intoccabili.

SCUOLA
IL MANIFESTO – Apertura di prima pagina dedicata alla scuola, con il titolo “Lotta di classe”.  Così riassume il sommario il primo giorno di scuola di ieri: «Il problema della scuola italiana sono i professori “politicizzati” e i piccoli immigrati, per i quali il governo prepara quote del 30%. La ministra Gelmini fa finire nel caos l’apertura dell’anno e viene contestata a Nisida. Precari in piazza in tutta Italia». All’interno due pagine dedicate alla scuola, con la cronaca della gironata di ieri, il caso della scuola multietnica Pisacane a Roma, un’intervista a una dirigente scolastica.

OBIETTORI

 IL GIORNALE – Solleva la vicenda della revoca dello status di obiettore di coscienza con cui in migliaia hanno scampato la naja. Lo permette la legge 130 del 6 settembre 2007. Stefano Zurlo scrive: «Una legge probabilmente unica al mondo che permette di  revocare una scelta, uno stile di vita come fosse uno scontrino sbagliato, da ribattere. In Italia è possibile dissociasi da se stessi e dunque si può chiedere  di mettere tra parentesi quel pezzo della propria vita. Una modifica  che non è solo verbale ma permette una serie di attività che all’obiettore erano e sono vietate. Per esempio impugnare un fucile da caccia, oppure entrare nei corpi dei vigili, della polizia dei carabinieri». I numeri: «1258 istanze di rinuncia allo status presentate fra il 6 settembre e il 31 dicembre 2007, altre 3189 nel 2008, 2957 nei primi 8 mesi del 2009. In totale: 7.404 le persone che hanno rinnegato».

IMMIGRAZIONE

LA STAMPA – “Stranieri in classe pronto il tetto del 30%”. In prima pagina un reportage su scuola e immigrazione dopo l’annuncio del ministro Gelmini di fissare un tetto del 30% di alunni stranieri nelle scuole. LA STAMPA va a Milano, all’elementare statale «Lombardo Radice» di via Paravia, che ha 97 bambini e solo quattro sono italiani. «Guardando alla scuola di questo quartiere, la proposta di un sesame di dialetto per gli insegnanti appare grottesca e il tetto di un trenta per cento massimo di studenti stranieri irrealizzabile» scrive LA STAMPA. Nel quartiere, San Siro, gli immigrati vivono dagli anni Sessanta. I bambini della Lombardo Radice parlano tutti italiano. A Natale all’ingresso si fa sempre il presepe, e nessuno si lamenta. La giornalista de LA STAMPA intervista gli unici genitori italiani che incontra all’uscita, che dicono di non aver mai pensato di togliere la figlia da questa scuola: «Sono gli adulti ad avere paura. Per i bambini la convivenza è normale».


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