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Sanità & Ricerca

Aduc denuncia l’Italia a Commissione Ue

L'associazione accusa l'Italia di inadempienza del diritto comunitario sulla commercializzazione della pillola abortiva

di Redazione

Stamani l’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) ha inviato alla Commissione europea una denuncia contro l’Italia per inadempienza del diritto comunitario sulla questione della commercializzazione della pillola abortiva Ru486.
Si legge in una nota: «Una direttiva europea del 2001 prevede che un farmaco autorizzato in uno Stato membro, qualora altro Stato membro faccia altrettanta richiesta di autorizzazione, quest’ultima debba rendere operativa la stessa entro 90 giorni. Le eccezioni sono nei casi in cui questo riconoscimento sia dimostrato che possa essere un pericolo per la salute pubblica e se nello specifico Stato sia vietato l’uso di farmaci contraccettivi e abortivi. In Italia questa direttiva è stata fatta propria e l’Agenzia italiana del farmaco provvede ad autorizzazioni e commercializzazione».

Ancora, «già dal 2007 la Exelgyn Laboratoires, designando la Francia quale Stato di riferimento ha richiesto allo Stato italiano l’autorizzazione all’immissione in commercio della pillola abortiva Ru486 attraverso la procedura europea di mutuo riconoscimento. A quasi due anni da questa richiesta, il farmaco non è stato ancora commercializzato in Italia. Le decisioni dell’Aifa sono state ripetutamente sospese in attesa di una indagine conoscitiva parlamentare voluta dai membri del Parlamento che da sempre si oppongono al regime di legalizzazione dell’aborto».

«È del tutto evidente – sostiene l’associazione – che le prerogative e le decisioni di un organo scientifico indipendente (Aifa) sono oggi impedite da scelte politiche fondate sull’ideologia e la religione, e non sull’evidenza medico-scientifica. In violazione della legge italiana sulla interruzione volontaria di gravidanza e delle normative europee, impedito alle donne italiane di poter scegliere fra aborto chirurgico e aborto farmacologico. Per questi motivi abbiamo chiesto alla Commissione di voler accertare e sanzionare l’inadempimento dell’Italia della direttiva 2001/83/Ce».

In merito alla tesi sollevata da alcune parti circa il fatto che l’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486 in corso al Senato – dopo il via libera alla commercializzazione in Italia per uso ospedaliero da parte dell’agenzia del farmaco Aifa – possa avere lo scopo di allungare i tempi per la disponibilità effettiva della pillola negli ospedali, bloccando di fatto le procedure tecniche in merito da parte dell’Agenzia del farmaco (Aifa), il ministro Sacconi ha replicato: «I tempi della Commissione parlamentare sono tali che non cambiano di molto la sostanza del momento in cui la pillola sarà disponibile». Il ministro ha quindi affermato come «tutti siamo interessati, proprio di fronte all’assetto sostanzialmente sregolato che c’è in questo momento, ad arrivare a verificare la possibilità di una regolazione dell’utilizzo della pillola abortiva che rispetti la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza». Infatti, ha avvertito, «i dubbi che il sistema sanitario nazionale sia in grado di garantire la compatibilità tra il processo farmacologico con la Ru486 e la legge 194, mi sembra che siano molto diffusi nello stesso Parlamento, oltre che – ha concluso Sacconi – nella società».





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