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Eduard, il rom che ha incantato il Duomo

Ritratto del violinista di 13 anni invitato dall'arcivescovo Dionigi Tettamanzi

di Sara De Carli

Il giorno dell’Epifania ha commosso una chiesa gremitissima. Ma la persona che lo conosce meglio è il suo maestro di musica. Che «Vita» ha incontrato, scoprendo che… Ha un orecchio straordinario, suona in maniera divina, ma le note non le sa leggere. «È come Pavarotti», dice di lui Roberto Lonoce, docente di chitarra e coordinatore musicale della scuola secondaria di primo grado “Confalonieri” di Milano. A meritarsi l’impegnativo paragone è un ragazzino di appena 13 anni, Eduard. Suona il violino ed è rom. Viene dalla Romania, per molto tempo ha vissuto nel campo di via San Dionigi, nella periferia sud-est di Milano, assistito dall’associazione Nocetum. Il giorno dell’Epifania insieme al fratello Leonard, di 11 anni, si è esibito davanti all’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, commuovendo un Duomo gremito.

Le note? Non le legge
Da settembre Eduard frequenta la prima media in questa scuola, a due passi dall’università Bocconi, con indirizzo musicale. Ci entrano 25 ragazzini l’anno, dopo accurate selezioni. Eduard è il primo rom. «Alle prove attitudinali si è presentato con i due fratelli, pensava di dover fare un concerto», ricorda il professor Lonoce, che nel frattempo di Eduard è diventato anche il tutor, in un progetto di accompagnamento complessivo che va ben oltre le sue ore di insegnamento in classe. «I genitori erano tutti un po’ stupiti di ritrovarsi lì questo ragazzino con la coda, ma appena l’hanno sentito suonare ogni dubbio è scomparso. Mai avuto nessun problema di integrazione».
Il talento musicale di Eduard si è fatto subito notare, tant’è che le ore di orchestra lui le fa insieme ai ragazzi di terza media. «Sta innalzando il livello di qualità di tutta la classe di violino, perché gli altri ragazzi sentono come suona lui e cercano di imitarlo». Ripete con una facilità straordinaria qualunque melodia senta, «e sa pure interpretare». Il problema è che «deve imparare a leggere la musica, per garantirsi un futuro professionale, mica può essere come Pavarotti, che si vantava di non aver bisogno del leggio ma in verità non sapeva leggere le note», dice il professore, severo. Ma preoccuparsi di costruire un futuro professionale da musicista per un ragazzino di 13 anni è già un implicito riconoscimento di un talento straordinario. Anche se poi – pare – Eduard salta allegramente le lezioni di matematica e italiano, per andare a suonare in metropolitana e guadagnarsi i soldi per comparsi il cellulare più trendy, come i suoi compagni: in vista della fine del quadrimestre su questo il consiglio di classe si appresta a dare un giro di vite.
In classe è un maestro
«Credo molto nell’integrazione attraverso la musica», dice il professor Lonoce, che è anche presidente dell’associazione Insieme con la musica. Dopo Eduard, in questi pochi mesi altri due ragazzini rom sono arrivati da lui: anche loro con talento straordinario, «li senti e ti domandi “ma come fanno?”». Infatti Lonoce una piccolissima critica all’esibizione in Duomo ce l’ha: «Eduard ha suonato con suo fratello, la vera sfida è farlo suonare con ragazzi italiani. Lui tende un po’ a isolarsi, ha una coscienza fortissima della propria identità, che è una cosa bella, ma deve anche imparare a confrontarsi con gli altri».
In classe le cose vanno bene, qualche ragazzina si è già invaghita di lui, un giorno che era senza pranzo c’è stata una gara generale per conquistarsi il diritto di condividere con lui il proprio panino. Lui, d’altra parte, quando l’insegnante di violino era malato, ha accordato i violini di tutta la classe. La scuola, anche grazie a Eduard, ha vinto un concorso provinciale, suonando la prima danza rumena di Béla Bartók, trascritta per violino apposta per lui. Il bonus di 100 euro di premio l’ha ritirato Eduard, che poi un po’ ci è rimasto male quando gli hanno spiegato che non erano suoi. Prima di Natale la scuola ha suonato nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, in un concerto di beneficenza in favore di una scuola gemella in Abruzzo: «Eduard si è emozionato, si è dimenticato un pezzo, non se ne è accorto nessuno ma abbiamo dovuto recuperare», ricorda Lonoce. I compagni quasi quasi erano felici: «Anche Eduard ha un cuore».


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