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Sostenibilità sociale e ambientale

La bomba nell’urna

La questione atomica irrompe nel dibattito sulle Regionali. Anticipazione da Vita in edicola

di Silvano Rubino

L’ultima novità arriva dalla Basilicata. Il presidente uscente Vito De Filippo (Pd) starebbe pensando di candidare nel suo listino il fisico premio Nobel Carlo Rubbia. Una scelta netta contro il nucleare, in una regione fortemente candidata a ospitare, per la precisione a Scanzano Ionico, uno dei nuovi impianti voluti dal Governo.

È uno dei tanti effetti dell’irrompere, sulla scena politica, della questione nucleare.

Una specie di terremoto, con risultati inaspettati: «Un impazzimento del centrodestra, che a Roma sostiene una posizione e nei territori un’altra», attacca Stefano Ciofani, responsabile scientifico di Legambiente. Che aggiunge: «Il governo aveva tentato di imporre una sorta di silenzio elettorale, tenendo nel cassetto l’elenco della collocazione dei siti. Noi associazioni ambientaliste, però, abbiamo stanato i candidati a governatore, facendo una domanda secca: lo volete il nucleare o no? E i candidati, soprattutto quelli di centrodestra, hanno iniziato a balbettare. Perché il nucleare gli italiani non lo vogliono in generale, ma soprattutto non lo vogliono vicino a casa, lo dicono tutti i sondaggi».
Infatti, sondaggi alla mano, sono partiti i distinguo. L’ultimo, quello di Roberto Cota, candidato leghista per il centrodestra alla Regione Piemonte, passato dal «sono assolutamente favorevole» del 3 febbraio, a «come governatore pretenderei una consultazione, se toccherà al Piemonte» di una settimana dopo. Sapendo bene che toccherà al Piemonte, visto che Trino Vercellese è uno dei siti dati più per certi, Cota quindi pensa già a un referendum locale. Qualche problema anche in casa del centrosinistra, visto che la sua avversaria, il governatore in carica Mercedes Bresso, ha stretto un accordo con l’Udc anche sulla base di una “non chiusura” pregiudiziale all’atomo. Ma la Bresso precisa: «Nell’accordo con l’Udc abbiamo scritto che siamo favorevoli alla ricerca sul nucleare in futuro». Per il resto, meglio lasciar perdere: «Se ci fosse un incidente, la pianura padana la prendiamo e la buttiamo via. Noi non vogliamo sparire dalla faccia della Terra. Se lo vogliono lombardi e veneti, facciano pure».
In verità neppure lombardi e veneti se la sentono tanto di affrontare questa prospettiva. In Veneto, per esempio, tutti i candidati in lizza dicono un bel no, Luca Zaia compreso, ministro in carica del governo che ha varato il decreto. E pure in Lombardia il candidato del centrodestra Roberto Formigoni ha inaugurato la moda del Nimby («not in my backyard», non nel mio giardino), cioè quella di essere favorevoli al nucleare, ma non nella regione che si governa o che si auspica di governare: «In Lombardia per ora non abbiamo bisogno di centrali nucleari, tant’è vero che già gli anni scorsi avevamo fermato dei progetti in itinere», ha detto Formigoni, seguito a ruota da Renata Polverini (vedi intervista accanto), Rocco Palese in Puglia («Non c’è neppure la remota possibilità di una centrale da noi»), Stefano Caldoro in Campania («Non credo che per caratteristiche morfologiche e rischio sismico la Campania sia la regione più adatta ad ospitare un insediamento del genere»); Nicola Pagliuca in Basilicata. (…)

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