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Attivismo civico & Terzo settore

I fondi ai Comuni? Finiscono nel calderone

Bilancio dell'edizione 2006

di Francesco Dente

Come quest’anno, anche quattro anni fa è stato possibile destinare il 5 per mille ai municipi. Che l’hanno utilizzato per finalità sociali. Ma senza specificare quali Non è che si faccia fatica a trovarle. La verità è che non ci sono proprio. A poco più di una settimana dalla prima scadenza utile per la dichiarazione dei redditi (30 aprile), sulla home page dei siti istituzionali di Roma, Milano, Torino, Firenze, Genova e Bologna non ci sono ancora informazioni sulla possibilità di destinare il 5 per mille al Comune. Quest’anno infatti, per la seconda volta da quando è stata introdotta la possibilità di devolvere una quota dell’Irpef, i contribuenti possono destinarla anche alle attività sociali svolte dalla città di residenza. I sei municipi elencati sono i “big” che, con la precedente edizione del 2006, si sono accaparrati la fetta più grossa del 5 per mille sia in termini di importi che di scelte effettuate dai cittadini. Insieme hanno raggranellato quasi 3,7 milioni di euro, pari a un decimo del totale delle somme (37,9 milioni di euro) raccolte dagli 8mila e passa comuni dello Stivale.
Roma, prima in vetta, ben 1,5 milioni di euro. Somme che i Comuni potrebbero incrementare se mutuassero il modello adottato dal terzo settore. Se individuassero, cioè, specifici interventi sociali e se facessero leva sulle campagne di comunicazione e soprattutto di rendicontazione delle attività realizzate con le risorse ottenute. Sui siti delle sei amministrazioni, invece, non si trovano né le coordinate per destinare il 5 per mille né le indicazioni su come sono state utilizzate le risorse delle dichiarazioni 2006.
I Comuni, è bene precisarlo, non sono tenuti a fornire una particolare rendicontazione. L’obbligo scatterà per le somme relative alle dichiarazioni attualmente in fase di compilazione. L’ultimo dpcm sul 5 per mille 2009 ha previsto infatti che, entro un anno dalla ricezione degli importi, i destinatari «redigano un apposito e separato rendiconto dal quale risulti, anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente la destinazione delle somme attribuite». Nulla vieta tuttavia che i Municipi, al fine di incoraggiare i residenti a rinnovare il consenso, diano notizia sull’utilizzo fatto della quota Irpef.
Vita ha provato a vedere come i sei big hanno speso i soldi. Milano e Torino, nonostante le richieste fossero state presentate da tempo, non hanno risposto. Roma ha impiegato 672mila euro per la Fondazione Dopo di noi, 400mila per il progetto «Nonna Roma», 200mila per i minori e il resto per altre attività sociali. Firenze quasi 200mila euro per le emergenze alloggiativa e “freddo” e il resto per contributi a favore di anziani non autosufficienti. Genova, invece, ha finanziato per poco più di 300mila euro interventi a favore di minori interessati da provvedimento di allontanamento dalla famiglia. Bologna, infine, ha inglobato i 303mila euro nel capitolo dei servizi sociali.


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