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Scuole private beni di lusso: il governo smentisce

Il sottosegretario Casero risponde a un'interpellanza urgente che vede Lupi e la Aprea in prima linea

di Sara De Carli

«La notizia riportata dai media secondo cui si colpivano le scuole private è una notizia difforme dalla volontà dell’Agenzia». Lo ha detto ieri Luigi Casero, sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze, rispondendo a un’interrogazione parlamentare urgente. È falso «innanzitutto perché è stato dato mandato all’Agenzia di inserire spese di importo significativo. Ciò vuol dire che le normali scuole private che hanno fondamentalmente dei redditi concorrenziali e possibili per una famiglia di reddito medio non vengono inserite nelle valutazioni del redditometro, ma vengono inserite solo spese particolarmente elevate di alcune scuole che hanno dei costi particolarmente elevati e il cui importo rischia di non essere confrontato e dimostrabile con il reddito della singola persona. Sapete che ci sono diversi tipi di scuole private (ma anche scuole pubbliche): ve ne sono alcune che hanno dei costi abbastanza elevati. Quindi, come dicevo, le spese sono quelle di importo significativo».

L’interpellanza era firmata da una sessantina di parlamentari della maggioranza, a cominciare da Valentina Aprea, presidente della commissione Istruzione della Camera e Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, per chiedere di eliminare – nel caso ci fosse – la voce “scuole private” dal nuovo redditometro, come se fossero un “bene di lusso”.

Secondo gli interpellanti infatti le notizie diffuse dagli organi di stampa «sull’equiparazione della spesa per le «scuole private» e/o «costose» a quella dei beni di lusso, valutandola quindi come indicatore di ricchezza», in un momento di crisi, produce un «sentimento di odio sociale verso le scuole non statali, le trasforma in qualcosa in fondo di lussuoso, dunque, in tempi grami, qualcosa di fortemente negativo», mentre «la libertà di educazione è un diritto primario, non negoziabile».

«Si tratta di un messaggio oggettivamente e soggettivamente odioso, uno spot in contrasto con la volontà del nostro Governo e, per quanto mi riguarda, in particolare del Popolo della Libertà che, nella sua carta dei valori fondanti, afferma i principi di sussidiarietà e di libertà di scelta delle famiglie come decisivi», ha detto Renato Farina presentando l’interrogazione.

 

 


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