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Politica & Istituzioni

Scuole, nidi e colonie il welfare locale è rimasto a secco

Giù gli investimenti di Comunità montane e Province

di Francesco Dente

Risorse in calo anche nei Comuni con più di 20mila abitanti. Borghi (Uncem): «Cominciamo già a chiudere i servizi, senza che siano sostituiti» E se la strategia fosse quella di affamarli prima di eliminarle o riordinarle? L’ultima parola sul destino delle Comunità montane e delle Province spetterà al Senato. Sarà Palazzo Madama, dopo il sì alla Carta delle Autonomie pronunciato il 30 giugno scorso dalla Camera, a confermare la soppressione delle Comunità montane e la riscrittura delle funzioni delle Province (è saltata invece la riduzione di quelle più piccole). Il sospetto, tuttavia, che il governo miri a indebolirle per indurle a più miti consigli si fa meno peregrino se si prendono in esame gli ultimi dati della Ragioneria Generale dello Stato sui mutui contratti dagli enti territoriali per il finanziamento degli investimenti.

Chi scende, chi sale
Nel 2008, nonostante l’incremento complessivo del 2% dei prestiti concessi agli enti locali, le Comunità montane hanno segnato una diminuzione del 45,2% e le Province del 27,9%. Dati che si fanno ancor più allarmanti se si considera l’oggetto del mutuo. L’edilizia sociale – e cioè scuole e palestre, asili nido, materne, brefotrofi, orfanotrofi, colonie ecc. (la voce non include le case popolari) – è infatti il settore che ha registrato sia in assoluto (-47 milioni di euro) che in percentuale (-7,5%) la diminuzione più significativa. In crescita invece gli investimenti per le opere igienico sanitarie (+64 milioni di euro), idriche (+20) e per gli impianti e le attrezzature ricreative (+19).
Nel biennio 2007-2008, in particolare, i mutui concessi per il welfare locale sono crollati nelle Comunità montane dell’89,2% (-2,7 milioni di euro) e nelle Province del 42,5% (-81,8 milioni). Se insomma la tesi del “taglio dei viveri” regge, la starebbero pagando le opere per le categorie più deboli: minori, studenti, anziani. La riduzione dei mutui contratti per l’edilizia sociale è in calo anche nei Comuni con più di 20mila abitanti (-45%) mentre è in crescita del 33,1% nei paesini con meno di 20mila abitanti e del 20,8% nelle città capoluogo.

Big player in appostamento
Come leggere i dati della Ragioneria? «Nel caso dei Comuni medio grandi l’ostacolo che blocca la spesa è il patto di stabilità, nel nostro invece la riduzione dei trasferimenti», spiega Enrico Borghi, presidente dell’Unione delle Comunità montane (Uncem). «Cominciamo già a contare la chiusura di servizi e l’impoverimento della popolazione. Siamo in presenza di un arretramento strutturale del welfare a cui non corrisponde, come vorrebbero i soloni liberisti, nessun avanzamento del mercato in chiave sostitutiva». Più in generale, secondo Borghi, la contrazione degli investimenti sarebbe la conseguenza di una scelta del governo finalizzata a svuotare il livello istituzionale intermedio. «La soppressione delle Comunità», taglia corto, «è stata preparata da tempo con una campagna mediatica demagogica e ben articolata finalizzata ad aprire la strada a big player metropolitani interessati alle risorse della montagna: acqua, suolo, foreste ed energia».


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