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Pakistan la catastrofe sommersa

Un dramma dimenticato da informazione e solidarietà

di Redazione

Un cataclisma al rallentatore. Per come è stata raccontata e come si sta sviluppando. Le alluvioni che hanno cominciato a colpire il Pakistan a luglio sommergono di giorno in giorno case e villaggi, continuano a sottrarre terre ai campi coltivati e a fare vittime. Secondo le stime delle Nazioni Unite è completamente sommersa un’area di 160mila kmq. Oltre 17 milioni di persone hanno perso la casa, 8 milioni sono a rischio per fame e malattie. Le vittime accertate sono 1500. Ma il disastro naturale che ha colpito il Paese asiatico è uscito al rallentatore anche sui media. Il primo articolo sul Corriere della Sera è del 12 agosto, su Repubblica ilprimo pezzo nelle pagine interne arriva il 9 agosto.

29 LUGLIO.
L’Onu lancia l’allarme
È l’inizio ufficiale dell’emergenza in Pakistan per le Nazioni Unite. IDiventa operativa l’Ocha, l’agenzia che ha il compito di coordinare gli aiuti umanitari. Il 31 luglio il bilancio è di oltre 800 vittime. Lo stesso giorno la Commissione europea stanzia 30 milioni di aiuti.

1 AGOSTO
Il disastro è «di grandi dimensioni»
Fonti ufficiali di Islamabad parlano di 1300 morti. Migliaia le persone intrappolate dalle piogge. Nelle regioni di Swat e Shangla, il crollo di numerosi ponti ha lasciato isolati centinaia di villaggi. Il governo pakistano lancia l’allarme epidemie: senza acqua potabile né cibo disponibili c’è il rischio di colera e di malattie gastrointestinali. La comunità internazionale comincia a mobiliare aiuti finanziari: gli Usa si impegnano per 10 milioni di dollari e circa 50mila pasti e l’Onu offre altrettanto. Un milione e mezzo di dollari è messo a disposizione dalla Cina.

2 AGOSTO. Primo bilancio della Cri: 2,5 milioni le persone colpite
Secondo la Croce Rossa internazionale sono 2,5 milioni le persone colpite dalle alluvioni, 1300 i morti e 27 mila le persone intrappolate. L’Onu lancia un appello alla comunità internazionale perché aumenti lo stanziamento di aiuti in favore del Pakistan. Unione europea, Usa, Cina e Germania promettono aiuti per 60,8 milioni di dollari. Donata Lodi, direttore dei programmi Unicef dichiara «molto alto» il rischio epidemie e definisce «caotica» la gestione degli aiuti umanitari. Sulle epidemie lancia l’allarme anche l’Oms: sono a rischio centinaia di migliaia di persone. Le vittime ufficiali sono 1.500. Il 6 agosto il governo pakistano fa sapere che sono 12 milioni le persone colpite solo nella provincia nord occidentale di Khyber-Pakhtunkhwa e in quella centrale del Punjab, ma ad essere allagata è anche la provincia meridionale di Sindh.

3 AGOSTO.
E l’Italia cosa fa?
Un volo umanitario con aiuti di prima necessità e 1 milione di euro a favore delle agenzie delle Nazioni Unite, della Croce Rossa Internazionale e di Mezza Luna Rossa. È quanto il ministero Affari esteri italiano decide di inviare al Pakistan sommerso dalle inondazioni. L’ong Cesvi, già presente nel Paese, è pronta a intervenire con aiuti di emergenza. Le ong italiane nei giorni successivi porteranno soccorsi utilizzando fondi propri: «Senza le donazioni private non avremmo potuto fare nulla», afferma Giangi Milesi, presidente del Cesvi. «I nostri sostenitori ci hanno donato più di 15 mila euro, che aggiunti ai 150 mila ricevuti dai nostri partner tedeschi ci hanno consentito di avviare la distribuzione di acqua, farina, fagioli, sale e zucchero in aree non raggiunte dai soccorsi». Cesvi sottolineerà nei giorni seguenti l’assenza di informazione in Italia: «I mass media parlano delle inondazioni da un punto di vista meteorologico, dei cambiamenti climatici. O dei turisti italiani eventualmente coinvolti. Non c’è sul campo un solo inviato per raccontare le sofferenze di milioni di persone», denuncia Milesi.
4 AGOSTO.
L’appello del Papa
Benedetto XVI lancia un accorato appello per le popolazioni di Pakistan e Afghanistan, colpite dalle alluvioni. Lo rinnoverà il 17 agosto, aggiungendo un monito: «non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati, la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale».

10 AGOSTO.
L’Onu: è peggio delle tsunami
Il portavoce dell’Ocha, Maurizio Giuliano afferma che l’emergenza «è peggiore dello tsunami, del terremoto in Pakistan del 2005 e del sisma ad Haiti». L’11 le Nazioni Unite lanciano un appello per 459 milioni di dollari per aiuti al Pakistan. La somma dovrebbe coprire un periodo di 90 giorni di aiuti immediati. Arrivano delle promesse di aiuto: a impegnarsi di più sono gli Usa, seguiti da Gran Bretagna e Australia. Ma le donazioni effettive sono erogate al rallentatore.

15 AGOSTO. Ban Ki-moon: «Uno stunami al rallentatore».
Il segretario generale dell’Onu è in Pakistan e definisce l’alluvione «il più grande disastro mai visto». A partire da questa data c’è un aumento di aiuti da parte dei Paesi donatori. Nei giorni seguenti Ban afferma che la risposta della comunità internazionale alle disastrose inondazioni in Pakistan è «un test di ampio rilievo per la solidarietà globale». Il segretario generale dell’Onu definisce la catastrofe in corso «uno tsunami al rallentatore» il cui «potere di distruzione si amplierà con il tempo». Dei 460 milioni di dollari di aiuti richiesti ne vengono raccolti la metà. C’è chi solleva il problema del terrorismo, tanto che in un’intervista alla Bbc, il ministro degli Interni pakistano rassicura sul fatto che «il denaro sarà utilizzato solo per le vittime» e che «non sarà permesso ai talebani di trarre vantaggio per rafforzarsi dall’immenso disastro che ha colpito il Paese».
19 AGOSTO.
Il Pakistan accetta aiuti dall’India
Dopo pressioni internazionali, soprattutto da parte degli Usa, il governo pakistano accetta i cinque milioni di dollari che l’India ha offerto a sostegno della popolazione colpita. La tensione mai sopita fra i due Paesi confinanti si era riaccesa dopo gli attentati di Mumbai del 2008: l’India aveva accusato i servizi segreti pakistani di legami con il gruppo terroristico responsabile. Ora il primo ministro pakistano parla dell’inizio di una possibile collaborazione «per costruire la fiducia fra i due Paesi».

20 AGOSTO.
Parte la mobilitazione di Agire
Agire, il network per le emergenze di cui fanno parte 11 ong, lancia una campagna e una raccolta fondi per dare soccorso a oltre 17 milioni di persone colpite dalle alluvioni. Una mobilitazione che avviene con tre settimane di ritardo rispetto all’inizio ufficiale dell’emergenza. «Mancava la necessaria attenzione mediatica» spiega Marco Bertotto, direttore di Agire. Sul campo sono attive cinque ong che fanno parte del network: Cesvi, Intersos, Vis, Save the children e Action Aid International. L’emergenza in Pakistan ha trovato un’Italia meno solidale rispetto agli altri Paesi europei. La Catena della solidarietà svizzera in un solo giorno, il 18 agosto, ha raccolto più di 13 milioni di franchi, mentre in Inghilterra il network non profit DEC (Disasters Emergency Committee) ha raccolto oltre 12 milioni di sterline. Sul sito della Farnesina si legge che il governo italiano ha stanziato 1,33 milioni di euro di aiuti diretti, oltre a due a favore di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa e del Programma alimentare mondiale. Ma nell’elenco ufficiale dei Paesi donatori stilato dalle Nazioni Unite l’Italia è al ventunesimo posto con 809.717 euro di aiuti effettivi. Al 25 agosto il Pakistan ha ricevuto solo 125 milioni dei 459 milioni chiesti dall’Onu alla comunità internazionale.


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