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Candidata presidente: l’aborto è una violenza contro la donna

Dina Rousseff ha detto di non voler allargare gli ambiti di applicazione della legge sull'aborto

di Redazione

Dilma Rousseff, delfina di Luiz Inacio Lula da Silva e candidata del Pt alla presidenza del Brasile nelle elezioni del prossimo 3 ottobre ha definito l’aborto una “violenza”, negando di voler modificare in senso piu’ ampio la legge sulle interruzioni di gravidanza se verra’ eletta.

“Credo che nessuna donna sia favorevole all’aborto, e’ una violenza contro la donna -ha detto- la legge vigente prevede gia’ i casi in cui l’aborto e’ praticabile (stupro o rischio di morte per la donna) e non credo sia necessario ampliarli”. La Rousseff e’ intervenuta a un dibattito tra candidati alla presidenza organizzato dalla chiesa cattolica brasiliana.

Oltre alla candidata del Partito dei lavoratori favorita nei sondaggi della vigilia, hanno partecipato all’incontro della CNBB, la Conferenza episcopale brasiliana, anche Jose’ Serra, ex governatore di Sao Paulo e candidato socialdemocratico, Marina Silva dei Verdi, e Plinio de Arruda Sampaio, del Psol (Socialismo e Liberta’).

Mentre la Silva, pur difendendo “la vita come principio”, ha proposto un referendum popolare per approfondire il tema con chiarezza, Serra ha preso le distanze dalla posizione della collega dei Verdi, affermando di opporsi a una consultazione popolare “sull’aborto e anche sull’adozione della pena di morte”.

Anche il tema della droga e’ stato dibattuto dai quattro candidati. In proposito la Rousseff ha sostenuto che “la lotta contro il crak e’ uno dei miei obiettivi primari. La faremo -ha promesso- attraverso campagne di prevenzione, trattamenti in centri specializzati e autorevolezza nella repressione del traffico”. Serra, da parte sua, ha proposto l’istituzione di un ministero della Sicurezza per far fronte ai clan del narcotraffico. “Dobbiamo occupare le frontiere -ha detto- Il prezzo della cocaina e’ sceso di 50 volte in Brasile”.


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