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Politica & Istituzioni

Bye bye eco-bonus?

I sindacati non ci stanno. E le associazioni dei consumatori alzano la voce

di Redazione

Non piace ai sindacati del settore delle costruzioni il taglio degli eco-bonus deciso nel ddl stabilità. “La proroga delle detrazioni fiscali del 55% sulle spese per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni è stato uno dei pochi, pochissimi provvedimenti concreti del Governo nel corso di due anni segnati dalla totale latitanza sul piano degli investimenti e delle politiche economiche per affrontare la crisi e per riavviare l’economia e lo sviluppo. Cancellare dalla manovra finanziaria l’eco-bonus è segno di irresponsabilità o di incapacità”. 

E’ quanto afferma Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, che ricorda “le detrazioni fiscali per l’efficientamento energetico delle abitazioni hanno dato ottimi risultati, con la riduzione delle emissioni da una parte, e dall’altra con il rafforzamento di imprese specializzate che hanno investito sull’innovazione e che impiegano oltre 50mila addetti. Fermare questo processo che va nella direzione della qualità del lavoro, dell’impresa e dell’abitare, è follia e conferma, se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’importanza della mobilitazione che sindacati, imprese e tutta la filiera delle costruzioni hanno indetto per il 1 dicembre contro le scelte del Governo”. La manifestazione, che si svolgerà in Piazza Montecitorio “porterà a Roma la protesta forte e unitaria del mondo delle costruzioni, che un anno e mezzo fa negli Stati Generali chiese al Governo regole ed investimenti nella direzione della qualità, della sicurezza, della sostenibilità, della legalità – prosegue Schiavella – a quelle richieste il Governo non ha mai risposto, ma ha proseguito nella sua latitanza sul piano delle politiche e degli interventi concreti per affrontare una crisi devastante che fino ad oggi ha cancellato solo nel settore dell’edilizia oltre 250mila posti di lavoro e migliaia di imprese”.

“Abolire l’agevolazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici significa colpire l’ambiente e ancora una volta l’occupazione”. Così Antonio Correale, segretario generale della Feneal Uil sull’abolizione delle agevolazioni. “Rinunciare alla detrazione fiscale del 55% non è risparmio -avverte il dirigente sindacale- ma è compromettere inutilmente il futuro ambientale di questo paese ed assestare un altro duro colpo all’occupazione. Non si può ignorare che in tal modo si contribuirebbe a prolungare l’emorragia di posti di lavoro nel settore dell’edilizia”.

Le Associazioni dei consumatori sul piedi guerra
La decisione del Governo di non rinnovare le detrazioni fiscali del 55% dei costi sostenuti dai cittadini per la riqualificazione energetica degli edifici, rappresenta un atto di miopia politica che non tiene conto dei risultati sinora raggiunti da questo importante strumento di sviluppo sostenibile introdotto negli ultimi anni in Italia.

Infatti, nei tre anni di vigenza delle detrazioni fiscali, questa misura è stata utilizzata da oltre 840mila famiglie o piccole imprese italiane, ha prodotto un giro d’affari di oltre 11 miliardi di euro, un risparmio energetico considerevole e una significativa riduzione delle emissioni inquinanti.

Inoltre, ha contribuito in modo decisivo a sostenere, in un momento grave crisi economica, lo sviluppo e l’occupazione in questa importante filiera italiana di piccole e medie imprese, altamente qualificate in un settore strategico come quello dell’efficienza e del risparmio energetico. Il mancato rinnovo rallenta l’uscita dalla crisi, lo sviluppo dell’industria italiana e la riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese.

Il Governo non è riuscito a trovare i 400 milioni di euro per finanziare la proroga delle detrazioni fiscali. Eppure non sarebbe stato necessario, poiché, come ha bene evidenziato Enea in un recente studio, i 6.1 miliardi di detrazioni a carico dell’erario, sono ampiamente compensati dalle maggiori entrate per lo Stato prodotte dagli oltre 11 miliardi di investimenti indotti dall’incentivo.

Infatti, se consideriamo il maggior gettito dell’IVA dovuto all’emersione del lavoro nero, ampiamente praticato in tutta Italia nel settore impiantistico ed edile, i contributi sociali e l’IRPEF di circa 50.000 nuovi lavoratori occupati, la maggiore tassazione derivante dagli utili delle imprese, il medesimo studio dell’Enea stima in oltre 10 miliardi il maggior introito per l’erario derivante dal mantenimento delle detrazioni fiscali. Senza considerare il contributo apportato dalla riduzione delle emissioni di CO2 che permetterà all’Italia di perseguire gli obiettivi dell’Unione Europea e di evitare al Paese il pagamento di pesanti sanzioni.

Si chiede pertanto il ripristino di questa importante misura sino a ieri confermata da qualificati esponenti del Governo, che ha funzionato egregiamente incentivando in modo virtuoso un rilevante pezzo di economia, che ha prodotto risultati straordinari in termini di risparmio energetico e di contenimento dei gas serra, che ha permesso l’emersione del lavoro nero in un settore molto sensibile e che non grava sul bilancio dello Stato.


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