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Berlusconi, processo “mondiale”

Rito direttissimo per Ruby, ma il premier non si dimette

di Franco Bomprezzi

La notizia ha fatto il giro del mondo in poche ore. Il presidente del Consiglio sarà giudicato con rito direttissimo il 6 aprile prossimo, con l’accusa di concussione e prostituzione minorile. Così ha deciso il gip di Milano. Una notizia attesa, prevista, ma che ovviamente ha implicazioni politiche e mediatiche imponenti. Berlusconi oggi dice “Vado avanti”, ma vediamo che cosa scrivono i giornali in edicola.

Il CORRIERE DELLA SERA apre in prima con il caso politico del giorno. “Berlusconi a processo. Vado avanti” è il titolo di apertura, «il Gip decide: in Tribunale il 6 aprile. Gli avvocati: piena innocenza» è l’occhiello. La cronaca degli avvenimenti è raccontata da Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella a pagina 2 in “Premier a giudizio il 6 aprile. Il gip: la prova evidente c’è”. «È fissata per il prossimo 6 aprile l’udienza del processo a carico del premier Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile. Lo ha stabilito il gip di Milano Cristina Di Censo, disponendo il rito immediato nei confronti del premier. Il giudice per le indagini preliminari ha quindi riscontrato la fondatezza delle accuse rivolte al presidente del Consiglio. Nel suo provvedimento, di circa 30 pagine, il gip precisa infatti di non riferirsi alla “prova della responsabilità”, ma alla “fondatezza” dell’accusa. In altre parole, il giudice non anticipando il suo ruolo che non è quello di pronunciare una sentenza in questa fase del procedimento, ritiene che occorra un processo per valutare se questa accusa, al momento fondata, possa trasformarsi in un verdetto di colpevolezza per Berlusconi. A giudicare il capo del governo sarà un collegio composto da tre donne, i giudici della quarta sezione penale Carmen D’Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri». L’editoriale è a cura di Sergio Romano e titola, “Accettare il giudizio”. L’incipit è chiaro: «credo che Berlusconi, dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari, debba calcolare attentamente i possibili effetti delle sue parole e iniziative. Può criticare alcuni magistrati, ma non può attaccare la magistratura». Il motivo è che «l’imputato, quando è capo dell’esecutivo, non può rifiutare il giudizio senza esprimere contemporaneamente un voto di sfiducia contro l’intera magistratura e autorizzare obbiettivamente i suoi connazionali a comportarsi nello stesso modo». Per Romano non c’è solo l’obbligo istituzionale però, il giornalista vede anche una nuova possibilità per il Premier: «È possibile d’altro canto che l’accettazione del giudizio gli assicuri qualche punto di vantaggio. Darà una prova di coraggio. Avrà l’occasione di fare valere le sue ragioni. Eviterà di offrire ai suoi critici argomenti polemici a cui non sarebbe facile replicare. Forse farà persino nascere qualche dubbio nella mente di coloro che già lo considerano colpevole. Non è necessario essere berlusconiano o elettore del Pdl per assistere con disagio a certe iniziative della magistratura inquirente». Per quel che riguarda la strategia difensiva gli avvocati di Berlusconi sono tranquilli. Come spiega M.A.C. nell’articolo “La linea dei difensori: ce l’aspettavamo anche se non c’è prova” che inizia con una frase di Niccolò Ghedini «Siamo a Milano e, quindi, ci aspettiamo di tutto e di più». Spazio anche alla Chiesa, di spalla a pagina 6 Gian Guido Vecchi firma “Bagnasco: perseguire la trasparenza a tutti i livelli”. 

Anche LA REPUBBLICA apre sul premier: “Ruby, processo a Berlusconi”; titolo cui affianca l’editoriale del direttore Ezio Mauro, “La misura è colma”. «Il presidente del consiglio, dopo la decisione del gip, è tornato d’urgenza a Roma dai suoi avvocati annullando tutti gli impegni e soprattutto la conferenza stampa già fissata. Perché – ecco il punto capitale – non è in condizione di dire agli italiani la verità sui suoi scandali, e non sa assumersene la responsabilità davanti al Paese. Ora il suo istinto populista lo spingerà a incendiare il Palazzo, attaccando i magistrati e travolgendo le istituzioni, fino alla distruzione del tempio». L’asso però LA REPUBBLICA lo cala con Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo che svelano «il segreto dell’indagine». Ovvero il dialogo fra Berlusconi e Ruby, che messa alle strette dal 74enne gli confessa di essere minorenne e senza documenti. Ecco lo stralcio della deposizione della ragazza: «A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire». A quel punto il premier le suggerisce: «Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione». Non manca il retroscena di Bei e Sala: “Ora neppure il premier esclude il voto «È un golpe, non vogliono farmi governare»”. Bossi sempre più scettico sulla possibilità di tenere in vita il governo: «portiamo a casa il federalismo e poi liberi tutti», mentre il cavaliere furibondo è pieno di dubbi: «come faccio a dimettermi se mi sparano addosso? Non c’è nessuno che può darmi garanzie». Intanto però starebbe pensando alle elezioni. Sul versante reazioni politiche, si sottolineano le preoccupazioni di Napolitano, la richiesta di dimissioni da parte di Bersani, di chiarezza da parte dell’Udc e i dubbi leghisti: fidarsi o meno del Pd che in pratica ha proposto al Carroccio di mollare Berlusconi in cambio del federalismo. Una proposta ripetuta da Veltroni intervistato da Claudio Tito: “Bossi deve staccare la spina se vuole salvare il federalismo Berlusconi sa solo vivacchiare”. «L’idea di una Grande Alleanza sta maturando come reazione a questa deriva», sostiene Veltroni, «Non capisco perché Bossi e la parte del Pdl con la testa sulle spalle non dicano a Berlusconi una cosa semplice: permetti un nuovo governo allargato alle altre forze del centrodestra per chiudere dignitosamente la legislatura con un altro premier». Il commento di Barbara Spinelli (“La fattoria degli italiani”) si concentra invece a smontare l’accusa di golpe organizzato ai danni del Cav, che pronuncia «parole fatali escogitate anche oggi per confondere le menti», una «commedia degli errori… che ha la forza dell’inafferrabilità perché continuamente gioca con le funzioni, le definizioni, piegandole a proprio piacimento». «Il mondo a cui aspira l’antimoralista è la Fattoria degli Animali, dove non la legge comanda ma un unico capo circondato da cerchie di bravi che a nessuno rispondono se non a lui». Commentino di colore infine, a firma di Antonio Dipollina, sul “Bunga bunga all’Ariston”, ovvero Paolo & Luca che hanno cantato, autocensurandosi, una canzoncina sul conflitto Berlusconi – Fini.

IL GIORNALE apre con il titolone “Berlusconi non cade” l’occhiello recita «il gip di Milano autorizza il rito immediato per il caso Ruby, primo processo in Italia senza vittime. La magistratura ha fretta perché la maggioranza si è riorganizzata e continua a crescere». L’editoriale è a cura del direttore Alessandro Sallusti che spiega «è evidente a tutti che negando la giovane Ruby di avere avuto rapporti sessuali con il premier, non ci può essere certezza del reato di sfruttamento di prostituzione minorile. Ed è ovvio che negando i tre dirigenti della Questura di Milano di essere stati forzati da Berlusconi (nella telefonata su Ruby), non c’è neanche la prova certa della presunta concussione. In tutto, secondo i magistrati, sarebbero cinque le parti lese. A Ruby e ai tre funzionari si aggiungerebbe anche il ministero dell’Interno. Ma anche per quest’ultimo caso la presunta vittima, per voce di Maroni, ha negato di essere tale. Anzi, in Parlamento, il ministro ha giurato di avere accertato che quella notte a Milano tutto si svolse secondo leggi e regole. No vittime, no reati». Tra i commenti Laura Rio firma “Neppure Sanremo ci risparmia Ruby & Silvio”. Dopo aver riproposto spezzoni del testo di “Ti sputtanerò” cantata da Luca e Paolo sul palco dell’Ariston la giornalista si chiede «insomma dove siamo? Al Fe­sti­val di Morandi o nel salotto su­per radical chic di Fazio e Savia­no? Perché questa kermesse si sta sempre più trasformando in un incontro della creme del pen­siero di sinistra». Le reazioni del premier sono registrate da Adalberto Signore che firma “Non riusciranno a fermarmi. E Silvio rilancia: Pdl in piazza”. «il Cavaliere continua a non aver alcun tentennamento e alcuna intenzione di fare passi indietro come, solo a garanzia dell’anonimato, iniziano a ipotizzare anche alcuni esponenti di vertice del Pdl. Anzi, è talmente deciso a tirare dritto Berlusconi che ieri ha di nuovo accarezzato l’idea di una grande manifestazione di piazza contro la “giustizia politicizzata”». Stefano Zurlo infine scrive “Processo pieno di vizi. Ecco le carte da giocare per i legali del premier” in cui spiega una possibile strategia difensiva che va «dalla competenza territoriale a quella del tribunale dei ministri».  

Gioca sulle parole il titolo di apertura de IL MANIFESTO che in prima pagina mette un primissimo piano degli occhi di Berlusconi «Sexit strategy» per raccontare il rinvio a giudizio del presidente del consiglio. «La politica che manca» è invece il titolo del commento di Ida Dominijanni che inizia in prima pagina per concludersi a pagina 3 (una delle due dedicate al tema). «Giulia Turri, Carmen D’Elia, Orsolina De Cristofaro: ancora tre donne, le tre componenti del collegio che si appresta a giudicarlo, sul viale del tramonto di Silvio Berlusconi. Se non è una nemesi, come scrive Famiglia Cristiana, di sicuro non è un caso. (…) si aggiungono altresì alla lunga sequenza di donne, eccellenti e comuni, famose e sconosciute, nemiche e amiche del Sultano che ne hanno decretato e scritto la fine. Provocando il crollo non della sua immagine, come dice a Oggi Massimo D’Alema, ma del suo populismo seduttivo, incardinato sulla sua certezza di essere, nel rapporto con l’altra metà del cielo e della terra, irresistibile e invincibile. (…)» e ancora: «Certezza di prove, rito immediato, un capo di governo in giudizio per un odioso reato sessuale, delizia per l’informazione planetaria. La democrazia italiana precipitata di nuovo nello scontro fra poteri dello Stato, le fanfare berlusconiane di nuovo a intonare il mantra della persecuzione giudiziaria e a invocare il potere dell’Eletto contro l’arbitrio delle procure. La storia della seconda Repubblica finita nello stesso imbuto da cui – a parti diverse: il Cavaliere allora cavalcava Mani pulite – era cominciata. (…)» e conclude: «Non è una bella giornata per la politica quella in cui un rito immediato decide le sorti di un ventennio. Adesso il Pd chiede dimissioni ed elezioni: è giusto; è obbligatorio; è tardi. Nel Berlusconi-gate tutto era lampante fin dall’inizio, anche senza la prova del reato. Sarebbe bastato, nell’ormai lontana primavera del 2009, prendere sul serio la parola di alcune donne (e le scoperte di molta informazione). Farne un caso politico, senza aspettare che diventasse un caso penale. Combattere sul fronte del consenso, senza aspettare il permesso dei sondaggi o delle sante alleanze. Non da oggi, non è la magistratura che esorbita: è la politica che manca». Le due pagine interne dedicate al tema, la 2 e la 3 si aprono con il titolo «Ruby Tuesday». A pagina 3 si trova il commento di Giuseppe Di Lello: «La morale della fiction e l’uguaglianza costituzionale». Scrive Di Lello: «(…) Ah, le donne! Domenica scorsa la febbre di rivolta del Mediterraneo sembrava aver contagiato anche questo nostro paese, intorpidito da un ventennio di fiction berlusconiane ammannite dalle sue e dalle nostre televisioni e incapace di reagire ai tanti massacri sociali che più duramente di tutti hanno colpito loro, il loro lavoro e sempre di più la loro dignità. In centinaia delle nostre piazze Tahrir con allegria hanno gridato che il faraone è nudo (…) È il principio ugualitario della Costituzione che Berlusconi vorrebbe cambiare e dal quale, comunque, vorrebbe sottrarsi pensando ad una extraterritorialità delle sue dimore, dove non si applicano le leggi dello Stato, anche se malauguratamente fatte dai suoi governi e dove il corpo delle donne può essere umiliato, appeso ad un palo della lap dance dei suoi scantinati. Un sogno di onnipotenza: le donne di tutta Italia più che i giudici di Milano glielo stanno trasformando in un incubo».

“Processo per Berlusconi”. Titolo di apertura de IL SOLE 24 ORE e servizi e commenti alle pagine 2-3. Il commento di Stefano Folli “Il rischio di un premier imputato che non ha tempo per governare”: «Un presidente del Consiglio rinviato a giudizio per reati gravissimi (concussione e induzione alla prostituzione minorile) è un caso unico nella storia recente delle democrazie occidentali. Ma gli italiani dovranno convivere con questa novità almeno per qualche tempo. Berlusconi, com’era prevedibile, non ha alcuna intenzione di dimettersi e, anzi, il suo istinto gli suggerisce di inasprire l’offensiva contro la magistratura che vuole “rovesciare l’ordinamento democratico” e offende la “sovranità del Parlamento”. Può essere questa un’efficace linea di difesa? È difficile dirlo, ma di sicuro è la strada verso un devastante scontro istituzionale. Equivarrebbe a condannare il paese a una prolungata e dolorosa prova, destinata a lasciare dietro di sé tante macerie. Un premier imputato che trascorre le sue giornate a contestare i magistrati giudicanti è senza dubbio un uomo che non ha tempo per governare e probabilmente non ha più l’autorità per farlo con efficacia. Il che determina un drammatico problema. (…) Al momento la situazione è bloccata e nessuno sa come risolvere il rebus. È evidente che la legislatura è finita e che il Parlamento si avvia a una sostanziale paralisi, ma il ricorso alle elezioni anticipate, da molti auspicato, richiede una serie di passaggi che ancora non s’intravedono. Finché Berlusconi sentirà di avere dietro di sé quei 315 deputati che alla Camera gli garantiscono la maggioranza, e che finora sono rimasti compatti, si sentirà incoraggiato nella sua volontà di resistere. (…) A questo punto la speranza è di limitare i danni dello scontro istituzionale. La logica e il buonsenso suggeriscono che Berlusconi si presenti ai giudici il 6 aprile e gestisca il processo sforzandosi di smontare le accuse. Forse si tratta solo di un’illusione. Ma il premier non può non rendersi conto che il quadro si va deteriorando e che troppi fronti sono aperti. Anche la Lega, che pure sostiene l’alleato, si sta ponendo il problema del «dopo». Non è un tradimento, ma un atto di realismo. Che passa presto o tardi attraverso il voto anticipato».

Su ITALIA OGGI sul caso Berlusconi da segnalare il punto di Sergio Soave “il conflitto tra giudici e Cav è entrato in un vicolo cieco”. Ragiona Soave: «Se Silvio Berlusconi deciderà di presentarsi al processo… Una serie di udienze dedicate alla discussione pubblica della vita privata del premier renderebbe irrespirabile l’aria…Ma una reazione istituzionale basata sulla negazione della legittimità istituzionale delle decisioni milanesi aprirebbe  un conflitto che avrebbe egualmente esiti paralizzanti». 

AVVENIRE apre con il titolo “Premier a giudizio il 6 aprile” e affida il commento all’Altro Editoriale siglato dal direttore Tarquinio secondo cui “il nodo da sciogliere” è il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato: «Se debba cioè essere il Tribunale ordinario di Milano a processare con rito immediato il presidente del Consiglio o se invece il giudice naturale sia il Tribunale dei ministri… L’interesse generale impone che si faccia tutto il necessario per sciogliere il nodo con rigorosa e assoluta tempestività. Non saranno così ancora fugate le ombre che si sono addensate, non sarà sciolto l’insanabile contrasto tra la visione dell’accusa (nelle carte c’è la “prova evidente” dei reati del premier) e la tesi della difesa (nelle carte c’è la dimostrazione della sua innocenza) e non saranno neanche cancellati il profondo e amaro disagio e le contrapposte e anche esacerbate indignazioni che i fatti evocati e lo scandalo che ne è scaturito hanno suscitato nell’opinione pubblica, ma almeno ci sarà il binario sul quale far correre questa pesante vicenda verso la sua conclusione.  Secondo le regole che tutti devono rispettare».  I servizi interni occupano quattro pagine, dalla 6 alla 9. Berlusconi sfida i pm e dice «Vogliono trasformare il Paese in una gigantesca aula di giustizia con un duplice obiettivo: impedirmi di governare o indebolirmi in caso di elezioni anticipate. Non mi trascineranno al voto». Una pagina è dedicata al “Diktat della Lega: federalismo, poi si voti”. Il Carroccio è pronto a rompere gli indugi e a spingere il Cavaliere al ritorno alle urne. Intanto tiene aperto un canale con il Pd, che ha offerto nuovi segnali sulla riforma dello Stato.

Anche LA STAMPA apre con “Caso Ruby, Berlusconi a processo”. Le prime pagine dell’edizione di oggi danno la notizia e le prime reazioni politiche: Pd e Italia dei Valori chiedono le elezioni anticipate in primavera. Ieri Berlusconi ha rinunciato alla conferenza stampa sull’emergenza profughi, su consiglio di Letta e Bonaiuti, scrive Ugo Magri in un articolo di retroscena dal titolo “Più delle toghe il premier teme un ribaltone leghista”. In serata di ieri l’incontro con Bossi che avrebbe rassicurato il premier: non ci sarà un voltafaccia da parte della Lega. Questa è il vero timore di Berlusconi, scrive Magri: «Se la tegola giudiziaria lo colpirà prima del G8 in Francia (fine maggio), proverà a giustificarsi con i Grandi come sempre ha fatto finora… qualche barzelletta e via. Diverso il caso se gli mancasse la maggioranza. Se la Lega decidesse di staccare la spina. In questo caso (e solo in questo) per Berlusconi scenderebbe davvero il sipario». LA STAMPA pubblica anche il ritratto delle tre magistrate che dovranno giudicare il premier: Giulia Turri, Carme D’Elia e Orsolina De Cristoforo, tre magistrate «molto esperte», «toste» e «implacabili» le definisce LA STAMPA. Oltre a loro, il caso ha voluto che ci fossero ancora tre donne a giudicare Berlusconi nel processo Mills: Francesca Vitale, Antonella Lai e Caterina Interlandi.

E inoltre sui giornali di oggi:
 
MIGRANTI
IL MANIFESTO – All’emergenza migranti è dedicato il richiamo «L’Italia spinge per militarizzare il Frontex» e pagina 5. Viene intervistata Annaliese Baldacchini, responsabile immigrazione di Amnesty ed esperta di riferimento su Frontex (l’agenzia europea che responsabile del controllo delle frontiere) che ritiene che l’Italia voglia spingere il Frontex su posizione militariste. Sul futuro Baldacchini osserva: «Frontex farà quello che ha sempre fatto: pattuglierà le acque internazionali di fronte alla Tunisia e fornirà un aiuto logistico per le identificazioni, continuando a sollevare grandi problemi di trasparenza nel suo operato. (…)» E sull’annuncio di Maroni del probabile arrivo di 80mila migranti afferma: «Sarei curiosa di sapere da dove ha ricavato questo dato. L’approccio di Maroni riflette la visione miope del governo nei confronti del fenomeno immigrazione, un fenomeno naturale, inarrestabile, e che ha bisogno di politiche complesse e lungimiranti per essere gestito. L’Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel guidare l’Ue verso una politica sull’immigrazione irregolare improntata al solo contrasto frontale. Da qui il futuro di Frontex, nata come un’agenzia per condividere le buone pratiche di frontiera, e diventata invece un corpo repressivo a sfumature militaristiche. Se passasse il nuovo regolamento, l’agenzia acquisterebbe potere di coordinamento a fianco degli stati membri e si munirebbe di mezzi militari propri».

ADOZIONI
AVVENIRE – Il quotidiano dei vescovi parla di “Uscita maldestra” nell’editoriale di Giuseppe Anzani sulla sentenza della Corte di Cassazione in merito all’adozione di una bambina russa da parte di una donna italiana single: «La Cassazione non ha accolto la richiesta, ma ha ammesso un rapporto di natura diversa, che in gergo i giuristi dichiarano “adozione mite” e che assomiglia a un affidamento durevole, ma senza lo status di figlio legittimo…». Tutta la pagina 10 è dedicata all’argomento con interviste al sociologo Pierpaolo Donati (“Non basta solo occuparsi di un bambino. Le scienze sociali e psicologiche parlano chiaro: è importante avere due genitori“) e al giurista Alberto Gambino (“La legge c’è e risponde già a tutte le esigenze”).

QUOZIENTE FAMIGLIARE
AVVENIRE – Nelle pagine milanesi la notizia che anche Milano adotta il “modello Parma” come criterio per le tariffe dei servizi. Il Consiglio comunale ha approvato un emendamento presentato dal Pd che aiuterà le famiglie. Nei prossimi tre anni saranno avvantaggiati i nuclei più numerosi con figli a carico: prezzi più bassi nei nidi, scuole dell’infanzia e agevolazioni per le graduatorie. 


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