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Sanità & Ricerca

«È prevenzione, non ideologia»

Il ginecologo Mauro Buscaglia: «Ma va esteso anche alle straniere»

di Redazione

Uno dei principali sostenitori del fondo regionale contro l’aborto, Nasko è la persona che non t’aspetti: si chiama Mauro Buscaglia, ha 65 anni, è primario di ginecologia e ostetricia al San Carlo di Milano (uno degli ospedali in cui si praticano più aborti, 800 all’anno), ma soprattutto è uno dei medici non obiettori più noti d’Italia, uno che nel 1978 era in prima linea per l’approvazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza.
«L’azione messa in campo da Nasko è positiva, contribuisce a rimuovere la causa prevalente degli aborti, ovvero i problemi economici a monte», spiega Boscaglia, che dal 2000 ha aperto nel suo reparto un centro di ascolto che assiste le donne prima e dopo aver abortito. «Qui non conta l’ideologia, piuttosto la prevenzione», continua, «per questo sto pensando di aprire uno sportello in ospedale che promuova l’accesso a Nasko, magari gestito dagli operatori del Cav ambrosiano, la cui sede è vicino al San Carlo».
Nell’aderire all’iniziativa della Regione Lombardia Buscaglia rileva comunque alcuni limiti del provvedimento: «In primo luogo i 250 euro mensili, pur essendo utili, spesso non bastano. Poi c’è il fatto che il fondo è a disposizione solo di chi è residente», sottolinea, «da noi una donna su due è straniera e senza residenza: per loro non potrebbe bastare il permesso di soggiorno?».


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