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Attivismo civico & Terzo settore

BB alle grandi manovre

Attese per il vertice fra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi per gli ultimi dettagli sulla norma finanziaria da approvare

di Redazione

Ennesimo vertice BB, fra Bossi e Berlusconi per sbloccare la situazione. All’ordine del giorno la manovra, l’ultima di una serie, su cui Lega e Pdl hanno bisticciato durante l’estate. Pensioni sì, pensioni no, cosa fare e cosa non fare, il destino dei comuni e delle province e sullo sfondo la questione IVA.

Passaggio cruciale – anche se extra istituzionale – oggi per la manovra: dopo le turbolenze e gli scontri interni alla maggioranza dei giorni scorsi, oggi il vertice tra Berlusconi e Bossi. Il CORRIERE DELLA SERA strilla in prima pagina la previsione dei tecnici del Parlamento secondo cui con la Manovra porterà a un aumento della pressione fiscale del 48,4% in due anni, ma all’interno l’attenzione è tutta concentrata sul “vertice chiave” di oggi tra i due leader: “Duello su Iva e Patrimoniale” l’oggetto del contendere, dove la Lega continua a propendere per la Patrimoniale (tutta da definire), mentre la pancia del Pdl propende piuttosto per un aumento dell’Iva. Sullo sfondo, come un ombra, resta la figura di Giulio Tremonti: «Dovremo accordarci, non ci sono alternative. E tutti dovranno abbassare le proprie pretese e fare un passo in direzione dell’altro, con umiltà. Anche Giulio, ovvio», dice Maurizio Gasparri, facendo un po’ la sintesi dell’aria che si respira nell’area pidiellina. In una grande infografica, i punti “discussi” della manovra (Iva, contributo di solidarietà, Enti locali, Patrimoniale, Province, Comuni, Pensioni, Articolo 8) e i “Punti certi” (tagli ai ministeri, delega fiscale, accise e giochi, rendite finanziarie, Revisione studi di settore, Robin Hood Tax). A pag. 5 prende posizione in un’intervista Raffaele Bonanni, il leader della Cisl: «Se aumenta l’Iva sarà scontro», annuncia, «Per la Cisl e la Uil il fisco è la vertenza delle vertenze e quindi non faremo sconti». Per Bonanni meglio affrontare altre questioni, come l’abolizione delle provincie e l’accorpamento dei piccoli comuni, che sono invece le due misure su cui la Lega da settimane dà battaglia. Ed è chiara la posizione della Cisl anche sull’annunciato sciopero promosso dalla Cgil: «Lo sciopero della Cgil si tradurrà in un danno per le buste paga dei lavoratori e appesantirà le condizioni delle aziende». A pag. 6 interviene inveece il segretario Pdl Alfano su un altro tema controverso: l’Ici sui beni ecclesiastici. «Nulla cambierà rispetto alla necessità di una fiscalità favorevole per i beni e le opere di matrice cattolica», rassicura Alfano in una lettera pubblicata ieri su Avvenire e ripresa dal Corriere.

Apertura sull’uragano declassato a foresta tropicale che si è abbattuto su New York per LA REPUBBLICA “Irene risparmia New York”. Sulla manovra un ampio richiamo “Vertice decisivo Berlusconi – Bossi caccia a 5 miliardi” che rinvia alle pagine dalla 6 alla 9. «Il giorno della verità è arrivato: questa sera alle 20 scade per i gruppi il termine per presentare gli emendamenti al decreto sulla manovra bis (…)» si legge nell’apertura dell’articolo “Il governo a caccia di cinque miliardi sul decreto pioggia di emendamenti” che racconta anche del vertice atteso tra Berlusconi e Bossi e della manifestazione dei sindaci oggi a Milano. Il “retroscena”, sempre a pagina 6 p dedicato al “Braccio di ferro su Iva e patrimoniale e il premier cerca il colpo d’immagine”, nei sommari dell’articolo due ipotesi: un nuovo aumento delle accise su alcool e tabacco e un inasprimento del contributo di solidarietà a danno dei calciatori che starebbe preparando Calderoli «(…) dopo il no alla supertassa Calderoli gliel’aveva giurata” conclude l’articolo. A pagina 7 un articolo “ricostruisce” «L’ultima algida telefonata intercorsa tra la dimora di Arcore e il rifugio di Lorenzago» che si legge nell’articolo «non ha sciolto il gelo di questa vigilia». Nel titolo si fa sapere “Tremonti al telefono con il Cavaliere “Questa manovra è anche tua”. Resta il gelo, ma il ministro non farà le barricate”. A pagina 9 invece si confrontano le aliquote Iva europee che vanno dal 25 % di Svezia e Danimarca al 18 della Spagna. “Iva unica certezza per gli incassi 4 miliardi a favore degli enti locali” titola l’articolo che nel catenaccio sottolinea: “Dubbi sul gettito della patrimoniale chiesta dalla Lega”.

Sono tutte sulla manovra le prime pagine di oggi de IL SOLE 24 ORE, e il quotidiano che entra nel merito delle singole proposte e delle ricadute per i cittadini. Durissimo l’editoriale di Enrico De Mita, che parla di «mostri giuridici», di un «fisco confuso» e di un «modo di procedere disordinato e caotico, dove è difficile trovare direttive che abbiamo una logica e una sicura efficacia». Tra i temi caldi, scrive IL SOLE, in un primo piano a pagina 3, continua a te nere banco l’ipotesi di un aumento dell’Iva di un punto percentuale. La mossa più probabile sembra quella di un ritocco dal 20 al 21% dell’aliquota ordinaria, e questo, secondo un calcolo del Centro studi Sintesi per IL SOLE, porterà nelle casse dello Stato 4,9 miliardi. Il quotidiano calcola anche a quanto corrisponde l’evasione in Italia: secondo le stime di RicewaterhouseCoopers nel nostro Paese si perde circa il 22% del gettito teorico, così sfuggono 39 miliardi di Iva. A pagina 7 IL SOLE esamina anche le ipotesi di “dieta” per il Parlamento: la proposta più drastica è quella di Antonio Di Pietro, ovvero il dimezzamento di deputati e senatori, con un conseguente risparmio di 120 milioni. Se ne discuterà in Parlamento a partire da metà settembre.

“Via la supertassa” titola trionfalmente IL GIORNALE sottolineando così i contenuti della “nuova” manovra che si avvia oggi: «Berlusconi boccia la stangata di Tremonti e fa l’accordo con Bossi: no al contributo di solidarietà, sì all’Iva al 21%». Il commento è lasciato al direttore Alessandro Salusti che scrive: «Manovra deve essere e manovra oggi sarà, ma non quella lacrima e sangue immaginata e scritta dal ministro Tremonti. ….La manovra così formulata non è esattamente quello che avrebbe voluto Berlusconi, ma certo si avvicina allo spirito liberale del partito di maggioranza relativa. Quantomeno il premier dovrebbe riuscire (il condizionale fino ad oggi pomeriggio è d’obbligo) a non mettere le mani direttamente nelle tasche degli italiani. Un punto di tassazione indiretta in più (l’Iva sui consumi) non è certo cosa simpatica, ma tiene i prezzi italiani nella media di quelli europei e tutto sommato è il meno dei mali. Se così va a finire, la promessa del Pdl di non risolvere i problemi del paese attraverso l’uso della leva fiscale resta in piedi, tenuto conto dell’aria che tira in Europa e non solo. E questo lo si deve all’impuntatura del premier, in queste ultime settimane distaccato solo in apparenza dal ring della politica». A pagina 3 Francesco Cramer parla del vertice Berlusconi-Bossi in programma per oggi ad Arcore e riassume i sette punti dell’intesa tra il Cavaliere e il Senatur: nessun contributo di solidarietà sui redditi, aumento di un punto dell’Iva, possibilità di aumentare ulteriormente l’Iva al 22% ma solo contestualmente alla riforma fiscale, dimezzamento dei parlamentari, abolizione delle Province, revisione della fiscalità di vantaggio per le coop, nessuna riforma pensionistica. Su tutto pesa l’incognita Tremonti “nel minino per i suoi silenzi”: «Il titolare dell’Economia tace sulle modifiche al decreto sul riassetto dei conti. E così agita la maggioranza. Accetterà l’accordo Bossi-Cav o boccerà gli emendamenti?» ricorda a pagina 4 Fabrizio de Feo.

Oggi dunque ci sarà «la resa dei conti» tra Tremonti e la sua maggioranza, con Alfano che dice «se Giulio non ci sta si fa male davvero», battute che «se autentiche, stupiscono per la loro durezza». Per LA STAMPA, sono «fallite le mediazioni» e si va allo «scontro sull’Iva». Dopo l’incontro con la Lega, questa sera poco prima delle 20 «si capirà effettivamente come sarà questa manovra correttiva da 45 miliardi fatta rifatta e modificata mille volte». Quel che sembra certo è che «il premier ha bocciato senza appello la patrimoniale sull’evasione», «A Berlsuconi chissà perché fa orrore e i suoi la considerano troppo di sinistra, quasi bertinottiana nell’ispirazione» e che i tagli ai Comuni verranno dimezzati, anche se così facendo si crea una falla nei conti finali che potrebbe essere coperta dalla «patrimoniale leghista», ovvero un prelievo fisso del 5% su tutti i patrimoni oltre il milione e mezzo di euro al netto della prima casa. In piazza comunque i sindaci oggi ci scendono (500 adesioni a venerdì sera) e Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia spiega che «è un modo per dare una spallata a chi è incerto». L’editoriale di Luca Ricolfi boccia il teatrino: «i mercati non sono stupidi» e alla fine «era meno peggio il menu confezionato da Tremonti». Ricolfi spiega che «l’Italia deve tassativamente tornare a crescere» e la «spudoratezza con cui i politici evadono il problema» ha la sua base nella «immaturità dei cittadini-contribuenti», perché il punto centrale per il futuro di tutti è «non tanto se le misure sono giuste, ma se sono efficaci».

E inoltre sui giornali di oggi:

AMBIENTE
ITALIA OGGI – Dal 2012 le imprese degli stati membri dovranno inviare annualmente la loro contabilità all’Eurostat in mondo da monitorare emissioni, tasse verdi e flussi rifiuti. Secondo il pezzo “Contabilità ambientale, si cambia”, questi dati entreranno a far parte di un nuovo sistema di contabilità Ue che permetterà alle relative Istituzioni di comprendere le interazioni tra ambiente ed economia ed adottare, a stretto giro, le misure politiche e giuridiche necessarie per lo sviluppo sostenibile».

LIBIA
LA STAMPA – Bel reportage da Tripoli di Giovanni Cerruti, tra i mercenari bambini di Gheddafi: 375 detenuti tra i 15 e i 16 anni, provenienti da Algeria e Mali, mercenari a 200 euro la settimana. Oggi sono rinchiusi in una scuola elementare prigione, in attesa dei processi, dal 20 agosto, nelle mani dei vincitori. Letti di cartone e pigiami rosa e azzurri del vicino ospedale. «Non sono un esperto di carceri», dice il colonnello Marwan, «so che posso commettere errori. Ma questo è sicuro, noi rispettiamo la Convenzione di Ginevra».

SINDACATO
IL GIORNALE continua la sua campagna contro la “casta del sindacato”. In prima Mario Giordano firma l’articolo “Marini e D’Antoni, i furbetti con la doppia pensione”: «Guardando ieri la prima pagi­na del Giornale sui sindacalisti che diventano ricchi organizzan­do gli scioperi ho fatto un salto sulla sedia: alcune persone cita­te, infatti, non solo ricevono il già abbondante stipendio parlamen­tare ma ad esso uniscono una pensione maturata grazie alla mi­tica legge Mosca, quella che ha consentito a 40mila persone fra sindacalisti e dirigenti di partito di vedersi riconoscere con un col­po di bacchetta magica contribu­ti di fatto mai versati. Privilegio su privilegio: lo vedete che a orga­n­izzare scioperi conviene davve­ro? I lavoratori no, loro ci perdo­no soldi e, in casi come questi, an­che la faccia. I loro capi, invece, ci guadagnano. In carriera. In bene­fit assortiti. E, di conseguenza, in conto in banca».

ISLAM
IL GIORNALE – “Le giunte rosse aprono le porte alla moschee” si intitola l’articolo di Magdi Cristiano Allam che parla di «nuova esplosione della moschea-mania».  «A Milano – scrive Allam -sono stati due cattolici di sinistra, il vicesindaco Maria Gra­zia Guida, e l’assessore Marco Granelli, a concepire il modello della «moschea diffusa » in ogni quartiere cittadino, a Bologna è sempre una cattolica, l’assessore al Welfare Amelia Frascaroli, presentatasi alle recenti elezioni comunali nella lista Sel di Vendola, ad aver sposato il modello milanese: “Serve più capillarità, ogni comunità religiosa dovrebbe avere luoghi di culto accessibili a tutti. Anche per i musulmani è giusto pensare a un percorso che istituzionalizzi e regolarizzi tante mosche quante le comunità islamiche riterranno necessarie”.Nella Firenze del sindaco cattolico di sinistra Matteo Renzi si sta invece seguendo un «percorso partecipativo», gestito da una «commissione di garanti» che dovrebbe essere formato da una decina di «saggi» atti a deliberare la fattibilità o meno di una mega-moschea da costruire in città, che sarebbe poi affidata e gestita all’Ucoii rappresentata dal suo presidente nazionale Izzedin Elzir. Ebbene proprio il caso di Firenze cela la prudenza con cui Renzi si sta muovendo, nella consapevolezza che le moschee, a differenza delle chiese e delle sinagoghe, sono una realtà problematica. Dato che è effettivamente così, dico che prima di consentire la costruzione di nuove moschee dobbiamo innanzitutto accertare che gli oltre 900 luoghi di culto islamici presenti in Italia operino nel pieno rispetto della legge e, in secondo luogo, assumere la consapevolezza che le moschee non possono essere imposte ai cittadini ma devono essere oggetto di un referendum consultivo».


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