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La manovra degli altri

Dalla Spagna alla Germania, ecco come l'Europa sta correndo ai ripari

di Redazione

Non solo l’Italia, dalla Spagna alla Grecia, passando per la Francia, fino alla ‘virtuosà Germania, le principali economie della zona euro sono alle prese con manovre correttive per risanare i conti e rassicurare i mercati mentre sull’economia incombe lo spettro di una nuova recessione.

Eccolo quindi anche il governo Sarkozy presentare la scorsa settimana la sua ricetta anti-deficit per mettersi al riparo dalle voci di un possibile declassamento del rating da parte dell’agenzia Standard & Poòrs. Il tutto accompagnato da una revisione delle stime di crescita dal 2% all’1,75% per il 2011 e 2012. Il piano include, tra gli altri punti, una ‘tassa per i ricchì, un contributo temporaneo per i redditi superiori a un 1,5 mln l’anno; l’aumento delle accise su alcolici e tabacco e una modifica della tassa sul patrimonio immobiliare. Il pacchetto, che approderà in Parlamento lunedì, dovrebbe far risparmiare 11 mld in 2 anni.

La Spagna (ancora per poco) di Zapatero ha varato invece di recente una manovra anti-crisi da 4,9 mld di euro, ultimo atto del piano di austerity lanciato nel 2010 per far risparmiare allo Stato 65 mld in 3 anni. Le risorse arrivano dal settore sanitario e dalla tassazione alle grandi imprese. In precedenza erano stati introdotti tagli salariali del 5%, l’eliminazione del bonus bebè e il congelamento delle pensioni dei dipendenti pubblici. Intanto il Parlamento si appresta a votare la modifica della Costituzione inserendo il limite legale al deficit. 

Da Madrid ad Atene. Il governo ellenico come noto ha approvato una terapia d’urto di quasi 80 mld di euro, oltre 25 mld di misure fiscali e 50 mld di privatizzazioni. Sotto la scure dell’austerity sono finiti benefit sociali e pensioni di anzianità, inclusi i lavori usuranti. Non mancano poi i tagli degli stipendi pubblici e lotta senza quartiere all’evasione, che costa alle casse dello Stato oltre 40 mld in termini di mancate entrate.

Lisbona invece ha approvato ieri il più “severo piano di tagli della spesa pubblica dal 1974”. Settantotto mld di euro per azzerare il deficit entro il 2015. Due terzi del risanamento verrà dai tagli alla spesa, il resto dall’aumento della pressione fiscale, tra cui l’Iva e l’eliminazione delle agevolazioni. è stata inoltre introdotta la tassa di solidarietà per i redditi più alti e le imprese con alti profitti.

Per finire (si fa per dire) con la potente Germania, che ha approvato agli inizi di giugno una maxi-manovra da 80 mld in 4 anni, con tagli pari a 11,2 mld nel 2011. Scure su almeno 10mila posti di lavoro statali. Inoltre i dipendenti pubblici dovranno rinunciare all’aumento della tredicesima previsto per quest’anno; ridotti anche su alcuni sussidi, soprattutto sul fronte pensionistico, gli assegni familiari per gli occupati e vengono del tutto eliminati i sussidi speciali per la disoccupazione di lunga durata. Ai colossi energetici come Eon, Rwe, Vattenfall e EnBw viene chiesto invece un balzello pari a 2,3 miliardi di euro l’anno per gli elementi combustibili.


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