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Famiglia & Minori

Ospedali addio, in Molise arrivano le “Case del parto”. Che aprono le porte anche a papà e fratellini

Saranno dirette da ostetriche

di Francesco Dente

L’hanno scritto perfino nella legge. L’ingresso delle “Case del parto”, le strutture di accoglienza per le gestanti che saranno istituite negli ospedali del Molise, dovrà essere «diversificato». La porta d’accesso non potrà essere la stessa dei reparti di Ostetricia e di Ginecologia, nonostante le nuove aree sorgeranno a due passi dalla sala parto. Chi varcherà la soglia delle Case, questo il motivo, non dovrà sentirsi in ospedale ma a casa. E sì, perché la parola d’ordine del nuovo corso molisano in materia di maternità è una sola: de-ospedalizzazione. Basta dunque con i tagli cesarei e con le puerpere stipate una accanto all’altra in stanzette anonime. Sì invece ai parti naturali e a spazi con ambienti simili a quelli domestici. Camerette per le partorienti ma anche per i papà, i fratellini e le sorelline del nascituro.
L’attività delle “Case del parto” inizierà ancor prima della nascita dei bambini. L’Asrem, l’Azienda unica sanitaria regionale del Molise, organizzerà infatti presso i consultori incontri aperti alle donne e ai loro partner per illustrare le caratteristiche delle strutture di accoglienza, i criteri di accesso e tutte le altre informazioni utili. La donna che intende aderire al servizio dovrà comunicare all’Asrem, entro l’ottavo mese di gravidanza, la scelta di partorire nella Casa e otterrà la risposta entro 15 giorni, il tempo necessario per valutare la documentazione sanitaria. Le mamme con una gravidanza a rischio di complicazioni infatti non potranno essere accolte. La legge istitutiva, la 11/2011, stabilisce tuttavia, a tutela delle ospiti delle Case, cioè per evitare corse in ambulanza all’ultimo momento e per garantire il massimo dell’assistenza in caso di emergenza, che le strutture sorgano negli ospedali: saranno realizzate riconvertendo posti letto esistenti. Le partorienti, altro passaggio, saranno ricoverate solo a travaglio attivo. E con loro, di fatto, anche i parenti. La legge, a tal proposito, prevede la realizzazione di spazi comuni per favorire la socializzazione tra le famiglie accolte. Nelle Case, infine, saranno allestite camere per il travaglio e spazi per il parto in acqua. Un modello, questo molisano, che trae ispirazione da un’analoga esperienza avviata da tempo dall’ospedale Careggi di Firenze. L’Azienda sanitaria regionale, al momento della dimissione, predisporrà inoltre programmi di assistenza domiciliare per sostenere la nuova famiglia nel periodo del rientro a casa. Il percorso post partum sarà concordato già nella Casa e partirà con la valutazione del comportamento della madre e del bambino. Durante questa fase sarà promosso anche l’allattamento al seno.
Le novità non finiscono qui. Le “Case del parto” saranno dirette da un’ostetrica, non da un ginecologo. Le strutture di accoglienza delle mamme tuttavia opereranno in stretta integrazione con gli altri servizi socio-sanitari impegnati nel percorso delle nascite. Parto quasi in famiglia, dunque. Ma in sicurezza.


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