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Venneri: «Saremo parte civile»

«Dopo la tragedia umana rischiamo il disastro ambientale», sottolinea Legambiente

di Redazione

«Costa Concordia naufragata all’isola del Giglio due settimane fa rappresenta un concreto pericolo di inquinamento per l’Arcipelago toscano e il santuario dei Cetacei, eppure non si ha più traccia del decreto sulla regolamentazione delle rotte per le navi da crociera annunciato dopo l’incidente», dice Legambiente.

«Non c’è tempo da perdere” interviene il responsabile Mare di Legambiente, Sebastiano Venneri. “È necessario emanare al più presto -continua Venneri- il decreto per interdire alle grandi navi la navigazione entro le 5 miglia dalle aree marine protette e dai parchi nazionali e il transito nelle aree fragili prevedendo sanzioni pesanti per chi disattende i divieti».

«Solo in questo modo -conclude Venneri- sarà possibile tutelare le nostre coste e i fondali ricchi di biodiversità, impedendo di fatto, il verificarsi di incidenti gravi e drammatici come quello della Costa Concordia».

«Il rischio di una grande discarica riversata in mare è a oggi molto alto, – afferma Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente – con tutte le gravi conseguenze per la fauna e la flora marina, e occorre scongiurarlo al più presto. Occorre, tramite analisi delle acque all’interno e all’esterno della nave, stabilire la presenza di sostanze pericolose come oli, tensioattivi, cloroderivati, e quelle legate alla putrefazione delle derrate alimentari e ai reflui».

«Occorrerà inoltre predisporre – spiega Mazzantini – un percorso chiaro per lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti sull’isola e poi sulla terra ferma, per poter procedere allo smaltimento dividendoli per tipologia (pericolosi, speciali, ingombranti, ecc.) e assicurando per ogni tipo di rifiuto il percorso da seguire. Tutto questo con estrema urgenza perchè alcuni rifiuti, come le acque nere, hanno un forte potenziale inquinante legato alla carica microbica molto elevato, altri come i detersivi, i liquidi degli accumulatori e i lubrificanti sono molto pericolosi per l’inquinamento chimico. Inoltre occorre distinguere tra le sostanze che possono entrare a contatto con le acque marine immediatamente o con tempi relativamente più lunghi».


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