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Cooperazione & Relazioni internazionali

Terremoto, l’Emilia non è sola

Solidarietà e volontariato in azione dopo le nuove scosse

di Franco Bomprezzi

Terremoto, ancora terremoto. L’incubo delle scosse, le vittime sotto i capannoni fragili, i soccorsi, l’Emilia in ginocchio, e poi subito la solidarietà, i volontari, i soccorsi. Un’altra giornata durissima per il Paese, raccontata anche dai giornali.

“Scosse infinite, paura e morte in fabbrica” titola a tutta pagina il CORRIERE DELLA SERA. Fotocronache, pezzi degli inviati, commenti, ma anche spazio alle iniziative di solidarietà. A pagina 2 Alessio Ribaudo: “Dai pochi euro donati da studenti sino a cifre più alte arrivate da privati e imprenditori. Sono migliaia le donazioni ricevute dalla raccolti fondi «Un aiuto subito», lanciata da Corriere della Sera e dal TgLa7, per contribuire al sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia. I versamenti si possono effettuare sul conto corrente bancario IT 73 L 03069 05061 100000000671 intestato a «Un aiuto subito. Terremoto in Emilia» presso Banca Intesa Sanpaolo viale Lina Cavalieri, 236 — 00139 Roma. Chi volesse può contribuire anche tramite il sito di «Groupon» (www.groupon.it/deals/solidarieta/aiuto-subito/6136621) che, sino al 10 giugno, per ogni offerta da due euro ricevuta ne donerà altri due alla raccolta «Un aiuto subito». Le scosse di ieri, in un territorio già duramente colpito, hanno portato a nuove iniziative di solidarietà su richiesta di cittadini e lettori. È stato attivato, ad esempio, il numero 45500 per versamenti da 2 euro ciascuno. Il ricavato verrà accreditato sul conto della Protezione civile per la ricostruzione”. Bello il pezzo di Aldo Cazzullo a pagina 9: “Mille vigili del fuoco sono al lavoro tra Modena e Ferrara. Le crocerossine aprono il loro quarto ospedale da campo, a Massa Finalese. A Sassuolo si raccoglie acqua potabile destinata ai comuni più colpiti, che sono rimasti senza. La Protezione civile prepara tende e roulotte vicino alle cascine, per gli agricoltori che non possono allontanarsi dalle terre e dagli animali. Il Policlinico di Modena sposta neonati e mamme dal reparto maternità, che è al sesto e settimo piano, dove le scosse si sentono troppo; i pazienti meno gravi accettano di far loro posto. Il soccorso alpino invia due unità cinofile, con i cani specializzati nel trovare superstiti sotto le macerie. A Crevalcore due treni con cuccette e posti letto accolgono 450 sfollati. Decine di alberghi aprono le porte. Una colonna che monterà una tendopoli parte dall’Aquila nella notte. Una notte che a migliaia, pur avendo una casa agibile, hanno scelto di passare fuori. Le strade che da Medolla salgono verso il Ferrarese o scendono verso San Giovanni in Persiceto sembrano campeggi, punteggiate come sono da giardini pieni di canadesi e altre tende colorate. Racconta una ragazza al microfono della radio locale: «Mio papà mi ha detto che Mirandola è stata distrutta da un bombardamento durante la guerra. Ora tocca a noi fare la nostra parte. Ricostruiremo anche stavolta»”. E a pagina 10 Andrea Galli: “Basteranno gli aiuti? Ieri mattina è partito il quinto gruppo di volontari dall’Umbria. In serata sono arrivati i volontari di Cuneo. La Croce Rossa ha spedito 200 volontari. Trenta volontari della Protezione civile sono venuti da Udine, altri li raggiungeranno oggi. Basteranno? Luca Viaggi è un volontario, quando non fa il direttore di banca. Ha 44 anni, è un’istituzione di Mani Tese. Ha lunga esperienza. «Il canale non governativo, tradizionalmente è più scattante, efficace, pragmatico… Meno male. Dovessimo sempre aspettare gli altri…». Intanto a Rovereto sulla Secchia tirano ancora boati da sottoterra, forse apre una farmacia, forse apre un supermercato, forse arriva del cibo con due camion della Coop, forse stanno portando le tende, forse no. Nel dubbio i boyscout raccontano al comandante Baldini che in un magazzino hanno delle tende da campeggio, il comandante presta due dei suoi e autorizza l’assalto, s’accende una sigaretta, in sottofondo Julia Achukwu sgrida un signore che si stava lamentando per non poter rientrare in casa. «La smetta, non è il momento»”. 

“Emilia, il terremoto infinito”, titola a tutta pagina il numero di REPUBBLICA di oggi. I servizi interni coprono lo sfoglio da pagina 2 a pagina 15. “Roulotte, tende e vagoni letto per quindicimila sfollati caccia a un riparo di fortuna” è il titolo del pezzo degli inviati Lorenza Pleuteri e Valerio Varesi. Questo il passaggio più significativo: «Molti cittadini non vogliono allontanarsi dalle loro case. Quelli che possiedono un camper l’hanno parcheggiato poco lontano o in giardino, per sorvegliare. Altri hanno piantato le tende nei campi. A Modena e provincia le rivendite di attrezzature di campeggio sono state prese d’assalto e i magazzini Decathlon hanno esaurito la scorta di canadesi in poche ore. «Occorre far capire alla gente che questo non è un allontanamento, bensì il tentativo di fornire un’accoglienza migliore», cerca di rassicurare Gabrielli (il capo della Protezione civile, ndr). «Quando gli sfollati superano le migliaia, non è più possibile rispondere solo con la tendopoli, ma occorre anche un’accoglienza alberghiera». Ieri Federalberghi ha accolto l’appello. Ha messo a disposizione mille posti letto negli hotel della riviera adriatica, città turistiche, località sull’Appennino. A Crevalcore, nel bolognese, è arrivato in serata un treno speciale con vagoni letto e 360 posti al coperto. C’è però il problema dei contadini in una zona in cui l’attività agricola è fiorente e diffusa. Loro non possono spostarsi perché le mucche vanno munte e il fieno raccolto. «Per questi lavoratori – rassicura il capo dipartimento della Protezione civile – ci saranno roulotte e camper». Il governatore Errani ha confermato che saranno sospese le esenzioni di tutte le imposte e tasse nonché dei mutui sugli immobili».  

IL GIORNALE apre in prima pagina con una fotonotizia che ritrae alcune abitazioni sventrate e titola “Quei morti traditi dalla voglia di ricominciare”. Stefano Filippi firma l’apertura, «il terremoto di ieri ha colpito la voglia di normalità. La signora di Cavezzo che stava prendendo qualche vestito per cambiarsi dopo 10 giorni. Il pensionato di Concordia sulla Secchia che stava uscendo dalla banca ed è stato colpito da un comignolo. Il parroco di Novi di Modena che cercava di portare in salvo una statuetta della Madonna. I tecnici e gli ingegneri all’opera per verificare l’agibilità delle strutture lesionate. E dieci operai al lavoro nei capannoni sopravvissuti al primo devastante sisma di dieci giorni fa. All’interno il tema dominante è infatti il terremoto in Emilia, anche se il titolo principale è su scommessopoli. All’interno la cronaca della giornata di ieri di Gabriele Villa in “Trema ancora tutto il Nord: 16 morti e ottomila sfollati”. In taglio basso a cura di Stefano Zurlo la storia del prete morto in chiesa, “Don Ivan che ha perso la vita per salvare la Madonnina”. Anche la politica si occupa del sisma. Enza Cusmai firma “Contro sul crollo dei capannoni. Dramma evistabile. No, fatalità”, «i sidnacati attaccano gli industriali: gli operai non dovevano essere lì. Un pool di esperti aveva già dichiarato inagibili sei edifici». In taglio più basso Giulia Guerri firma “Clini lancia l’allarma sicurezza: mappe del rischio da rivedere”. 

“Uomini e no”, questo il titolo del MANIFESTO che apre con la grande foto (occupa metà pagina superiore, testata compresa) del capannone crollato a Medolla “Un secondo, devastante terremoto mette in ginocchio l’Emilia e fa tremare il nord Italia. Scosse a raffica, almeno 16 morti, migliaia di nuovi sfollati. Crollano ancora chiese e capannoni industriali, danni enormi al patrimonio artistico. L’Istituto di geofisica: è possibile che non sia finita” riassume il sommario che rinvia alle quatto pagine interne dedicate al sisma che sono richiamate anche dagli altri 5 richiami che puntano ai diversi aspetti: misure d’emergenza del governo, il patrimonio artistico e storico colpito, il lavoro sotto le macerie, la parata del 2 giugno e un reportage dedicato a “La compostezza degli abitanti della Bassa modenese sconvolti dal sisma”. Anche l’editoriale firmato da Norma Rangeri è sugli effetti del sisma “Macerie operaie” , il titolo. Scrive Rangeri: «Le immagini del capannone accartocciato, destinazione mortale per gli operai richiamati incredibilmente al lavoro, sono il simbolo tragico di un paese sfasciato. Che si sgretoli una chiesa antica è ammesso (e non concesso), che si sbricioli una fabbrica moderna è una ferita che non rimargina. Nulla è inevitabile. Non lo è la crisi economica, non solo sono i crolli e le vittime dei nostri terremoti, conseguenza di umane corruzioni, guadagni, cinismi (…)» La conclusione è dedicata alla parata del 2 giugno che per Rangeri «In questo momento, di lutto, di massimo impegno nei soccorsi, di raccolta straordinaria di fondi, la celebrazione andava fermata». Nelle prime due pagine si racconta “L’Emilia scossa da n incubo” con i reportage da Mirandola, Cavezzo e Medolla “Tra gli abitanti di una terra che trema ma non di paura” e da Finale Emilia e San Felice “«O torni al lavoro o lo perdi» Il dramma dei coscritti”. Nelle stesse pagine una colonna è dedicata alle prime misure del governo “Monti vuole scacciare lo spettro dell’Aquila”. Non manca l’intervista al sismologo che nel titolo richiama l’affermazione «Il Paese è più vulnerabile», mentre di spalla il responsabile del presidio Libera di L’Aquila, Angelo venti, firma un articolo dal titolo “E dal blog di Grillo rispunta Giuliani, l’arma di distrazione”. Giuliani è il tecnico di laboratorio che già dopo il terremoto dell’Aquila aveva detto di poter prevedere i terremoti e che ieri con un video sul blog di Grillo dice che era previsto un il terremoto di ieri. Scrive Vietti: «(…)La dichiarazione di Giuliani arriva  – è bene ripeterlo – alcune ore dopo la scossa. Ora attiviamo il fermo immagine sul film emiliano e raccontiamo la trama di quello dell’Aquila. (…) Giuliani lancia ripetuti allarmi. Preannuncia anche una scossa devastante: il 6 aprile arriva quella dell’Aquila, peccato che lui indica Sulmona (…) Eppure per settimane, giornali e tv, depistano l’opinione pubblica con il caso Giuliani (…) Come è andata a finire? È stato facile dimostrare che il metodo Giuliani non è scientifico e quindi che i terremoti non si possono prevedere, come sostenevano gli scienziati del Dipartimento di Bertolaso. Il problema è che nel frattempo grazie a quest’arma di distrazione di massa non si è parlato del resto (…)». Pagina 5, l’ultima su sisma e dintorni, si apre con “«Marciare, non marcire» L’Emilia non è il Friuli” e un commento di Giulio Marcon dal titolo “Tenete a casa i carri armati”.

“Colpita al cuore l’Emilia laboriosa” è il titolo a tutta pagina de IL SOLE 24 ORE di oggi, che ovviamente si concentra, con una serie di reportage, sul tessuto produttivo della zona messo a dura prova: il biomedicale di Mirandola, la ceramica di Finale Emilia, le cantine e i macelli di Medolla, le aziende meccaniche di Cavezzo, il tessile di Carpi. Due commenti in prima. Bruno Forte “Resurrezione e speranza di un popolo”: «È stata colpita al cuore l’Italia vivace, laboriosa, produttiva, quell’Italia che sa rimboccarsi le maniche, che non si arrende nelle prove. È l’Italia che tutti sentiamo nostra, quale che sia la collocazione geografica di ciascuno di noi nello Stivale, l’Italia dell’imprenditorialità diffusa, della qualità della vita dignitosa, della partecipazione attiva dei singoli e della società civile alle sorti comuni. Sin dall’inizio dell’evento sismico, le reazioni della gente e dei responsabili delle istituzioni ci avevano colpito per il loro coraggio e la fiducia nella ripresa immediata. Anche per questo, le forti scosse di ieri con l’atroce numero di vittime provocate ci sono apparse come una sfida terribile, che ha fermato in molti luoghi le attività appena ricominciate, quasi a voler smorzare o addirittura fermare la tenacia di un popolo avvezzo al lavoro e desideroso di ricostruire al più presto le condizioni di una vita normale.  Il sacrificio della vita è toccato a non pochi lavoratori, italiani e immigrati: questa comune appartenenza alla fragilità e alla morte ci ricorda la pari dignità di ogni persona umana, mentre evidenzia – se mai ce ne fosse stato bisogno – l’apporto prezioso che tanti cosiddetti extracomunitari stanno dando alla vita del Paese, fino al costo di sé. Anche loro sono l’Italia operosa e civile, questi uomini e donne fuggiti spesso dalla povertà e dalla fame per inseguire fra noi un futuro migliore, fratelli nostri in umanità e componente sempre più vitale del nostro sistema produttivo e civile. Don Ivan, poi, il sacerdote morto mentre cercava di portare in salvo la Madonnina della sua Chiesa parrocchiale di Rovereto, uno dei paesi della Bassa modenese maggiormente colpita dal sisma, è emblema di quella fede umile e profonda, che ha fatto e fa la forza di tanti Italiani, sorgente del dono di sé e della speranza fiduciosa anche nelle ore più difficili della nostra storia».  Gina Maria Gros-Pietro, “Il futuro che dobbiamo garantire”: «L’Emilia Romagna è una regione ad alta suddivisione delle filiere in specializzazioni di fase, di tecnologia e di prodotto: la competitività dei produttori finali spesso dipende anche dalle prestazioni, dalle caratteristiche qualitative e dall’efficienza dei fornitori. E’ assolutamente necessario che non solo le aziende colpite, ma anche quelle che sono con esse in relazioni di interazione funzionale vengano messe in condizione di non interrompere, o di riprendere al più presto la produzione. Il che può significare anche spostare la stessa temporaneamente al di fuori di un perimetro che circoscriva la zona temporaneamente non sicura. Un compito sicuramente eccezionale, da svolgere con strumenti non ordinari, contando magari sul contributo delle stesse associazioni imprenditoriali: un “prestito di capannoni” per dirla in modo semplice, che andrebbe velocemente organizzato utilizzando i non pochi immobili industriali al momento inoperosi nelle zone circostanti. Non tutte le produzioni possono essere spostate: molte necessitano di impianti e attrezzature specifiche che non si possono facilmente rimuovere e ricollocare. La soluzione è quindi quella di riparare e ricostruire secondo criteri antisismici adeguati al livello di rischiosità rilevato. Questo è il compito per il futuro, da affrontare subito predisponendo le prospettive che lo renderanno possibile. Perché ricostruire le fabbriche e le case costerà; ma ciò non porrà un problema insuperabile, poiché si tratta di investire in produzioni, e in case per coloro che vi partecipano, che sono in grado di produrre reddito e quindi di ripagare l’investimento. L’unico problema è la necessità di anticipare il capitale necessario. E neppure questo è un vero problema, in un Paese in cui il grande stock di risparmio accumulato è alla ricerca di collocazione sicura, che lo protegga da rischi monetari o di altro tipo. Si dia a questi investimenti una prospettiva certa di protezione e di ritorno, con adeguati strumenti fiscali, e ne deriverà un flusso di domanda aggiuntiva che non potrà che essere di aiuto, non solo per i terremotati».

ITALIAOGGI si occupa del terremoto per annunciare «la sospensione delle tasse sino al 31 dicembre 2012 per le zone colpite. Accanto a questa ipotesi si sarebbe valutando anche di approvare un innalzamento di 2-3 centesimi al litro della benzina per trovare risorse necessarie. Le determinazioni saranno assunte oggi dal Governo».

«Scosse e lacrime, Emilia nell’incubo»: così AVVENIRE racconta il «devastante sisma» che ha provocato 16 morti, 350 feriti, 14mila sfollati e messo l’economia ko. E subito in prima pagina mette anche il primo stanziamento della Cei, 1 milione di euro per fronteggiare la prima emergenza, mentre la Caritas ha aperto un centro di coordinamento a Finale e si è impegnata ad affiancare le popolazioni locali nel medio e lungo termine. Il vescovo di Carpi, Francesco Cavina, invita a sostenere la ricostruzione perché «non abbiamo più chiese agibili e neppure la maggior parte delle strutture parrocchiali lo sono più. Soprattutto nei paesi di campagna le parrocchie sono gli unici centri di aggregazione e se non le ricostruiamo velocemente c’è il rischio che la coesione sociale e spirituale di queste realtà venga drammaticamente meno». Due pagine sono dedicate invece ai «capannoni che si sbriciolano», facendo dieci vittime e travolgendo la speranza di un ritorno alla normalità dopo la scossa del 20 maggio. In ginocchio il polo europeo del settore biomedicale, che gravitava attorno a Mirandola: l’80% di questo distretto industriale è stato devastato. Fuori dalla Meta, l’azienda meccanica di San Felice sul Panaro il cui capannone è crollato uccidendo tre lavoratori, il figlio del proprietario dice: «Il Comune ci ha dato tutti i permessi, la Meta era in sicurezza». Ma gli operai dicono «ci hanno costretto a tornare a lavorare». In generale, su questo tema, Domenico Pesenti, della Cisl, in un’intervista dice che certo, «era necessario tornare a lavorare, ma in condizioni di sicurezza» e mette in dubbio i controlli di staticità fatti. Quanto alla solidarietà, oltre alla Cei e alla Caritas, AVVENIRE segnala i conti aperti da Unitalsi e Caritas Tivoli.

Le macerie di Cavezzo, uno dei comuni più colpiti dominano la prima pagina de LA STAMPA che titola a tutta pagina “Terremoto, strage di operai” nell’occhiello si parla di “Una regione in ginocchio” mentre il catenacci riassume “Un violentissimo sisma in Emilia fa 16 vittime. Migliaia senza casa. E la terra continua a tremare”. Dieci le pagine interne dedicate (dalla 2 alla 11), oltre all’intera prima pagina che richiama i reportage di Gianni Riotta “Tra le macerie ma già pronti a ricominciare” e Michele Brambilla “Don Ivan morto sotto la sua chiesa”, ma anche gli articoli dedicati all’economia “La filiera spezzata” e alle storie “La Spoon River dei lavoratori”. Segnalati anche gli interventi di Alberto Mattioli “L’emiliano” con il titolo “e la faremo da soli Con il sorriso” e dell’esperto Mario Tozzi “Quegli infiniti secondi di terrore”, entrambi a pagina 35. Sempre in prima pagina in un box azzurro viene segnalato il numero di conto corrente e le diverse modalità di contributo al fondo aperto dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi per aiutare i terremotati emiliani. A piè di pagina Massimo Gramellini affronta il tema della parata del 2 giugno: « Che senso ha la parata del 2 giugno con l’Emilia a pezzi che piange i suoi morti? Il quesito, che sarebbe considerato blasfemo in Francia, qui può sembrare velleitario, (..)» e dopo aver “sgomberato il campo” dalle pregiudiziali ideologiche e dai condizionamenti emotivi Gramellini continua « I soldi per la parata sono già stati quasi tutti spesi. Con quel poco che resta si finanzierebbe al massimo la ricostruzione di un comignolo. Andrebbe ricordato a quella genia di politici in malafede che cercano di agganciare l’umore popolare con proposte furbastre, ma si guardano bene dal devolvere a chi soffre le cifre ben più consistenti che si ricaverebbero dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari». Ma poi conclude dopo una considerazione sulla necessità di riti e simboli « Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati». In un boxino a pagina 8 a piè di pagina dopo l’occhiello in cui si riporta la frase di Monti «Faremo tutto il possibile» il titolo avverte “Oggi il Consiglio dei ministri Possibile aumento della benzina”. A pagina 11 una colonna in grigio e “ritagliabile” viene presentato un “decaologo antiscosse” che contiene suggerimenti su come comportarsi in caso di terremoto.


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