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Sanità & Ricerca

Grillo in campo per il metodo Zamboni

La testimonianza di Nicoletta Mantovani sul blog di Beppe Grillo. E l'appello ad allargare la sperimentazione di Brave Dreams

di Sara De Carli

Sclerosi multipla, Beppe Grillo si schiera a favore del metodo Zamboni. Lo fa ospitando sul suo blog un video-appello di Nicoletta Mantovani, che torna a raccontare la sua esperienza di malata «che ha da poco festeggiato le nozze d’argento con la sclerosi multipla» e a testimoniare come l’intervento ideato dal professor Zamboni a cui si è sottoposta alcuni mesi fa le ha «cambiato la vita».

Nel caso della Mantovani, che è tra i promotori dell’associazione CCSVI nella sclerosi multipla, nata dal basso proprio per sostenere il metodo Zamboni, più che di uan disostruzione delle vene si è trattato proprio della sostituzione di una vena. «Dopo poche settimane ho notato molti miglioramenti e da sei mesi i sintomi sono scomparsi del tutto. Da sei mesi io non mi sento più malata. Ho avuto in regalo una vita nuova, spero possa durare, perché essendo una sperimentazione nessuno sa quale sarà il futuro», dice.

Quanto a Breve Dreams, la sperimentazione del metodo Zamboni, partita a luglio a Ferrara con il finanziamento della Regione Emilia Romagna, la Mantovani dice: «Faccio un appello al governo per ampliare i centri di sperimentazione […]. Se lo Stato non interviene, le persone non smettaranno di operarsi, perché ormai l’onda è partita, attraverso la rete non si può più tener nascosto niente… ma è importante ampliare la possibilità di operarsi, perché tutti quelli che sono andati all’estero sono dati sottratti alla ricerca stessa. […] Si sperimentano farmaci, terapie nuove, non vedo perché in questo che alla fine è una semplice operazione in day hospital no. Non lo capisco.

Mantovani fa un riferimento indiretto anche allo studio CoSMo, finanziato e voluto dall’Aism, che poco più di un mese fa ha bocciato l’ipotesi Zamboni, giungengo alla conclusione che non c’è alcuna correlazione fra CCSVI e SM. «Sono state fatte sperimentazioni», dice Mantovani senza fare il nome dello studio, «usando i parametri sbagliati. Ma se non si usano parametri giusti e operatori formati, è ovvio che i risultati possano essere negativi. Perché fare sempre ricerche sperimentazioni parallele per distruggere una teoria? Non credo che chi come me sta meglio possa essersi inventato il miglioramento, perché ho sentito parlare anche di effetto placebo. Se fosse così, i malati di sclerosi multipla andrebbero curati con gli psicofarmaci e non con le medicine, perché allora vorrebbe dire che aiutando la psiche si aiuta anche la malattia ma non credo che questo sia mai stato riscontrato nella sclerosi multipla. Quindi è inutile negare l’evidenza, negare che comunque dei benefici tante persone ne hanno avuti. Perché non si indaga meglio dal momento che i risultati ci sono stati? Perché non si riesce a fare una ricerca dove i neurologi e i chirurghi vascolari possano stare insieme in un percorso giusto, non quello di voler distruggere per forza una cosa solo perché nuova?».

A fine novembre anche i consiglieri del Movimento 5 stelle della Regione Emilia Romagna, Giovanni Favia e Andrea Defranceschi, hanno presentato una risuluzione perché  la Giunta regionale si impegni “affinché studi contrapposti, condotti da privati, seppur meritevoli, non siano utilizzati per condizionare o frenare la sperimentazione [di Brave Dreams, ndr] su tutto il territorio nazionale, nel rispetto di tutti i criteri richiesti dalla comunità scientifica e dalle indicazioni ministeriali vigenti».

Secondo la risoluzione dei consiglieri, la progressione della sperimentazione, che entro fine anno dovrebbe varcare i confini dell’Emilia-Romagna, sarebbeostacolata da un impedimento proveniente da “istituzioni politiche”,  che “in contrasto con le regole della ricerca scientifica si sovrappongono ai pareri dei comitati etici favorevoli alla partecipazione allo studio finanziato dal pubblico”.

 


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