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Politica & Istituzioni

Beni: così diamo riconoscimento istituzionale alla società civile

Con l'intervista a Paolo Beni, neo candidato democratico, Vita.it continua la serie di interviste ai dirigenti del Terzo settore che hanno deciso di salire (scendere?) in politica

di Lorenzo Alvaro

Mai come in questa tornata elettorale i partiti hanno deciso di “pescare” i loro candidati nella fila della società civile e in particola del non profit. Dopo l’annuncio delle liste di Pd, Sel, Rivoluzione civile (Ingroia) e Scelta civica (Monti),  i massimi dirigenti del terzo settore “saliranno” (o scenderanno, fate voi) in campagna elettorale in poche ore hanno già superato la decina. Vita.it continua con Paolo Beni la serie di interviste ai candidati social per capire le ragioni delle loro scelte e l’agenda che ciascuno di loro si impegna a portare in Parlamento.

Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, la più grande associazione italiana di promozione sociale, sarà candidato per il Partito Democratico nel "listino nazionale”. Correrà quindi per un seggio alla Camera in Toscana, nel collegio di Firenze, città in cui è nato e dove ha iniziato la sua militanza nell’Associazione.

Come è nata la candidature nel Pd?
Ho ricevuto una proposta dal Pd nella quota che era riservata alla direzione nazionale. Sarò quindi un candidato indipendente. L'ho trovata interessante e l'ho accettata. Proprio perchè non è in discussione questa mia indipendenza. È un momento difficile per il Paese e non si può sottrarsi a questo impegno.

Non ha avuto dubbi sulla sua scelta?
Certo questo significa che dovrò occuparmi della politica. Trasferire il mio impegno dal Terzo Settore alle istituzione. La mia militanza è sempre stata nell'associazionismo e non posso dire che non mi dispiaccia allontanarmi da quel mondo. Ma vorrei continuare lo stesso impegno sugli stessi temi in un ruolo diverso.

Non vede rischi di fallimento?
Rischi ce ne sono sempre. Ma bisogna avare il coraggio di correrli. Non sono l'unico proveniente dal Terzo Settore a cimentarsi in politica in queste elezioni. Non pensi si tratti di cambiare pelle ma di trasferire l'impegno della società civile organizzata anche a livelli istituzionali. Abbiamo un grande problema di riconoscimento del ruolo e della soggettività che l'associazionismo può esprimere. È ora che questo cambi. È una sfida che sarebbe stato sbagliato non accogliere.

Quali sono i primi due obiettivi che si dà?
Gli obbiettivi sono molti. I principali sono l'emergenza della sociale dovuta alla povertà e la conseguente innovazione del welfare. Lo stesso per quanto riguarda le politiche culturali. Scuola e formazione sono state penalizzate e hanno urgente bisogno di investimenti.

Per quello che riguarda più da vicino il Terzo Settore?
Ovviamente la voce prioritaria è la stabilizzazione del 5 x mille e in generale una manutenzione straordinaria della legislazione su volontariato e associazionismo. Tutte voci piuttosto assenti dall'agenda politica. In quest'ottica sottoscrivo la piattaforma di Vita. Uno strumento di cui sposo le proposte e m'impegno a sostenerla.


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