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Costalli (Mcl): grandi assenti famiglia e lavoro

Il presidente di Mcl ha indicato tra gli obiettivi quello di far emergere il ruolo della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e quello di tornare a parlare dei problemi del Paese «in primis la questione morale»

di Martino Pillitteri

I grandi assenti dalla campagna elettorale? Carlo Costalli, presidente nazionale di Mcl, non ha dubbi: sono i temi del lavoro e della famiglia. Lo ha sottolineato nel corso di un intervento a Firenze, durante un’assemblea dei quadri dirigenti del Movimento cristiano lavoratori.

Costalli oltre a rimarcare l’assenza dei temi del lavoro, della famiglia e dei valori in una campagna elettorale «resa difficile anche da una legge elettorale punitiva che limita ogni spazio alla libertà di scelta» ha voluto sottolineare i due obiettivi perseguiti: «Far emergere il ruolo della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna affinché venga messa al centro dal punto di vista culturale, sociale ed economico», il primo e: «Tornare a parlare delle vere questioni che stanno segnando in modo preoccupante la realtà del Paese, in primis la questione morale e la necessità di formare una nuova classe dirigente, come dimostrano gli scandali di questi giorni – che peraltro riguardano non solo la politica ma anche l’economia e la finanza – vedi gli esempi del Monte dei Paschi e di altri importanti gruppi industriali».  

Nel proseguire il suo intervento Carlo Costalli ha aggiunto: «Consapevoli del ruolo svolto nei mesi scorsi e del contributo positivo dato al dibattito nel mondo cattolico anche con iniziative concrete (come i Forum di Todi), rilanceremo queste esperienze nei prossimi mesi su basi nuove, affinché i cattolici popolari possano essere maggiormente incisivi nella realtà politica e sociale del Paese, per contrastare pericolose derive e involuzioni tecnocratiche o relativistiche, con una rinnovata presenza su tutto il territorio nazionale. In questa sfida i cattolici possono giocare un ruolo decisivo: sia quelli che già militano nei partiti, sia quelli che in questa occasione hanno deciso “di saltare un turno”».
 


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