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Economia & Impresa sociale 

La Provincia di Milano? Diventi una grande cooperativa

Lunedì a Milano gli esperti di EconomEtica rilanciano la proposta della gestione cooperativa e multi-stakeholder di alcuni servizi pubblici. Intervista al direttore Lorenzo Sacconi

di Redazione

La  Provincia di Milano, per esempio. Immaginate che i suoi 3.1 milioni di abitanti riuniti in cooperativa si mettessero a gestire direttamente i servizi idrici, la rete forestale, internet o i mezzi di trasposto locale. Per ora è solo un progetto. Dietro al quale però da tempo stanno lavorando gli esperti di EconomEtica che lunedì a Milano si ritrovano per lanciare la loro proposta. A guidarli è il direttore del Centro universitario per l’etica economica e la responsabilità sociale d’impresa, Lorenzo Sacconi.

Voi parlate di governo cooperativo e multi-stakeholder dei beni comuni. Innanzitutto ci può fornire una definizione di “bene comune”?
In effetti sul tema c’è grande confusione. Io direi così: un bene comune è un bene rivale (nel senso che non è essere consumato da troppi soggetti contemporaneamente), ma non escludibile, ovvero non può essere fissato un prezzo che impedisca a qualcuno il rifornimento. E non può esserlo per ragioni sociali ed etiche. Penso ai servizi pubblici locali, alle risorse naturali o alle infrastrutture, dalle autostrade a internet.

Perché conviene affidare questi servizi a una governance cooperativa?
Per una questione di legalità e di efficienza. Il referendum sull’acqua ha stabilito che i beni comuni non debbano essere gestiti dalla logica della massimizzazione del profitto. E quindi una gestione interamente privata è esclusa. Ma anche la gestione pubblica non può essere la soluzione, visto che spesso il tentativo di fare cassa con con la gestione di questi servizi non è stata aliena alle pubbliche amministrazioni, senza considerare la tentazione di fare nomine politiche ai vertici dell’ente.  

Non che il modello cooperativo sia alieno agli scandali, tanto più se parliamo di cooperative con milioni di soci…
È vero, ma è anche vero che è quello che sulla carta comunque fornisce maggiori assicurazioni. In particolare se si avrà l’accortezza di alcuni accorgimenti.

Quali?
Impresa cooperativa multi-stakeholder significa aprire la coop alla partecipazione di tutti gli stakeholder: utenti, pubblico, ed eventualmente privati interessati a sostenere il progetto. In questo modo il pubblico continuerebbe ad esercitare la sua funzione di controllo, ma la gestione sarebbe in mano ai rappresentanti degli utenti, che a loro volta sarebbero controllati dal privato che fa l’investimento. Certo poi, come ci insegnano i modelli studiati dalla Elinor Olstrom, occorre che i cittadini-utenti si impegnino in prima persona alla stesura dei regolamenti interni e partecipino alla vita dell'azienda.  

Perché un privato dovrebbe essere interessato a un business che dà ritorni modesti e nel lunghissimo periodo?
Intanto sono ritorni sicuri, perché un servizio di fornitura idrico è molto difficile che fallisca, specie se gestito in un certo modo. Poi io più che a investimenti propriamente detti, penso a prestiti di lungo periodo forniti da soggetti come le Banche di credito cooperativo, che non puntino ad azioni speculativi.  

Del cooperare


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