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Appalti, la rivoluzione del valore sociale

In vigore da gennaio una legge, il Social Value Act, che fissa nuovi criteri per calcolare la convenienza economica di un contratto tra enti pubblici e imprese: il valore sociale. Se non si crea benessere per il territorio, il punteggio scende. Ecco come funziona un modello che il nuovo Governo potrebbe prendere in considerazione

di Gabriella Meroni

Abbasso il massimo ribasso, evviva il valore sociale. Potrebbe essere sintetizzata così la piccola-grande rivoluzione in atto in Inghilterra e Galles da circa tre mesi, da quando cioè è entrata in vigore la legge chiamata Social Value Act (scaricabile anche in allegato a destra), che ha introdotto il concetto di valore sociale come criterio obbligatorio per l'assegnazione dei servizi pubblici.

La legge, approvata l'8 marzo 2012 ma effettiva dal 31 gennaio scorso, chiede dunque a tutti gli enti pubblici in Inghilterra e Galles di considerare se e quanto i servizi che commissionano e appaltano migliorino il benessere economico, sociale e ambientale del territorio. Con l'auspicio che ciò trasformi il modo in cui scelgono di acquistare servizi: non più quindi solo ed esclusivamente in nome del risparmio di risorse pubbliche (il famigerato "massimo ribasso") ma anche e soprattutto in nome di un miglior utilizzo del denaro, in modo che i quattrini dei contribuenti vengano indirizzati a migliorare la vita e l'ambiente delle persone, a dare loro maggiori opportunità, anche in termini di occupazione. Il valore sociale "costringe" cioè l'ente pubblico ad andare oltre il costo del singolo contratto, e a guardare qual è il beneficio collettivo che una comunità ottiene quando si sceglie di aggiudicare un contratto a un certo ente piuttosto che un altro.

Qualche esempio? Nel settore dell'edilizia pubblica, la legge potrebbe suggerire di affidare i lavori di manutenzione delle case popolare a una ditta che promuoverà occasioni occupazionali nell'edilizia e nel commercio per le scuole del territorio, impegnandosi ad assumere giovani e disoccupati a lungo termine. In questo caso, il valore sociale deriva dalla creazione di nuovi posti di lavoro sul territorio e dall'aumentare gli sbocchi professionali per gli studenti della regione. Un altro esempio ancora più radicale potrebbe riguardare i servizi di salute mentale: anziché scegliere la via tradizionale di una gestione accentratrice ed esclusivamente pubblica,  il servizio potrebbe essere affidato a una cooperativa sociale che impiega attivamente persone con un vissuto di problemi di salute mentale; il valore sociale sta nel fatto che la persona con problemi mentali ha un impiego (mentre diversamente sarebbe disoccupata), migliora la propria inclusione sociale e può anche dire la sua su come i servizi vengono gestiti.

Storie estreme, difficilmente importabili da noi? Non è detto. In tempi di ristrettezze economiche, è più importante che mai ottenere il massimo profitto dalla spesa pubblica. In Gran Bretagna come in Italia. Commissionare e appaltare servizi avendo per obiettivo il valore sociale cambia il modo di pensare, e fa sì che più denaro dei contribuenti venga indirizzato a migliorare la vita e l'ambiente delle persone, dando loro maggiori opportunità.

Quanto all'armonizzazione di questo nuovo criterio con quelli economici esistenti, Oltremanica l'hanno risolta così: il Social Value Act non sostituisce ma integra le altre norme sui contratti pubblici, e non disintegra il concetto di convenienza economica, fattore prioritario che determina tutte le decisioni nel settore degli appalti pubblici; si limita a calcolare diversamente tale convenienza, includendo nel computo risultati economici e sociali. La legge inoltre tiene conto della normativa europea riguardante gli appalti pubblici, che ha chiarito come le esigenze sociali possano essere pienamente incluse nella prassi delle forniture, a patto che determinati criteri vengano soddisfatti: devono per esempio riflettere le direttive adottate dall'ente pubblico, poter essere misurati in termini di prestazione e non essere discriminanti nei confronti di alcun offerente in tutta l'Unione Europea.

Il Social Value, d'altra parte, funziona già grazie ad alcuni antesignani che ci hanno creduto per primi: nel settembre 2011 la municipalità di Waltham Forest (un sobborgo di Londra in cui vivono oltre 250mila abitanti) pubbicò un bando per la fornitura di servizi di trasporto. Requisti essenziali erano l'accessibilità dei mezzi (il contratto includeva il trasporto di persone diversamente abili) e l'offerta di un "valore aggiunto" agli abitanti: per questo ai partecipanti al bando venne chiesto di dimostrare come il loro modello operativo potesse contribuire all'efficienza e al benessere dei residenti.

Il vincitore della gara fu la HCT Group, un'impresa sociale fondata nel 1982 ad Hackney, la cui mission, proprio in quanto impresa sociale, è proprio quella di aiutare gli emarginati ad avere accesso ai servizi di trasporto pubblico e a creare opportunità occupazionali per i più lontani dal mercato del lavoro. Inoltre HTC Group – oltre ad assicurare alta qualità dei servizi e a praticare un prezzo competitivo – reinveste i profitti nel Centro di formazione per disoccupati a lungo termine del territorio in cui opera. Il partner ideale, insomma, per un ente pubblico attento al valore sociale oltre che economico.

Per approfondire: uno speciale di The Guardian sul social value

Un articolo del promotore della legge sul Social Value, il parlamentare conservatore Chris White

 


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