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La Legge di stabilità con regali e regalini. E i soldi non c’erano

Dopo lo stanziamento di 115 milioni, e altre concessioni alla Capitale, per un totale di circa 600 mln, previsti dal decreto “Salva Roma” licenziato tra le polemiche dal Senato. Un altro regalone alla romanità, e agli sperchi, dalla Legge di Stabilità. Perchè???

di Riccardo Bonacina

Nella Legge di stabilità votata oggi con la fiducia (ma va?), la stessa legge che non ha previsto di alzare il tetto per la copertura necessaria a rispettare la volontà dei contribuenti sul 5 per mille, come è noto il tetto è rimasto a 400 milioni (dixit lo sciagurato Fassina) il che equivale a un 4 per mille, fuorilegge, sono stati eleragiti regalini e ragaloni. Sarebbero bastati 80 milioni. Solo 80 milioni per rispettare la volontà dei contribuenti e non penalizzare le realtà che fanno socialità e ricerca, ma Fassina ha intonato il refrain del “non c'erano soldi”, e non ha scoltato nessuna ragione. Vita ha abbondato di suggerimenti, nelle settimane scorse, per recuperare almeno 1,5 miliardi, ma il problema non è che non ci sono soldi è che li danno alle lobby e agli amici e amici degli amici.

Così, spulciando la Legge di Stabilità, si  trovano regali e regalini sparsi a pioggia. Lo stanziamento di 3 milioni di euro per le associazioni combattentistiche, tra cui i combattenti antifascisti nella Guerra di Spagna, ma ce n’è uno ancora vivo? 20 milioni di euro per il biennio 2014-2015 in favore di Radio Radicale. I 10 milioni per il 2014 per valorizzare i luoghi legati alla vita e alla memoria del Papa buono, Giovanni XXIII” e i 3 milioni dell'emendamento “Bella ciao” per il 70° anniversario della Resistenza.  2 milioni per la Lavorazione della scorza di agrumi, 2 milioni per le assunzioni alla Presidenza del Consiglio per attività del semestre europeo. Ma anche i 4,5 milioni di euro nel triennio 2014-2016 per la realizzazione di manifesti, convegni, mostre e pubblicazioni sugli eventi della prima guerra mondiale. Persino, udite udite, 200 mila euro per studio di fattibilità Ponte di Messina.

Ma la cosa più sconvolgente è che dopo lo stanziamento di 115 milioni, e altre concessioni alla Capitale, per un totale di circa 600 mln, previsti dal decreto “Salva Roma” licenziato tra le polemiche dal Senato per la “porcata” che penalizza Regioni e comuni no slot, ecco un altro regalone alla romanità, e agli sprechi, dalla Legge di Stabilità. L'emendamento, recepito, che stanzia 100 mln per Ente Eur Spa (il cui scopo, dice il sito – visitatelo – è rilanciare la vocazione culturale e museale del quartiere più moderno della città  attraverso la promozione del polo museale di rilevanza nazionale). Ebbene Eur Spa (i cui azionisti sono Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Comune di Roma, con quote del 90% e del 10%) ha ceduto nel luglio scorso una delle perle del suo patrimonio immobiliare. Con un accordo con il gruppo Fendi che consegna alla maison per quindici anni il Palazzo della Civiltà italiana, chiamato anche il Colosseo quadrato. L’intesa prevede un contratto d’affitto per quindici anni. Il canone? Oltre i 3 milioni di euro all’anno. In un comunicato ufficiale di Fendi ed Eur Spa: «L’accordo prevede il futuro headquarter (quartiere generale) della maison romana e la realizzazione a pian terreno, su una superficie di circa mille metri quadrati, di un’ampia area espositiva, destinata a ospitare mostre e installazioni aperte al pubblico e volte a celebrare la creatività e l’artigianalità del genio italiano». Eur Spa è guidata da Gianluca Lo Presti cui  carriera è tutta dentro le società di Regione Lazio, questa la sequenza di incarichi: Ad di UNIONFIDI LAZIO S.p.A, di BIC LAZIO S.p.A, di  SVILUPPO LAZIO S.p.A

Praticamente 100 mln di euro che lo Stato gira a se stesso e a Roma capoccia, e 100 milioni era quanto bastava per far sì che il 5 per mille fosse davvero 5 per mille. Capito Fassina?

E il presidente del Consiglio che oggi a Bruxelles a detto di essere un “Buon padre di famiglia e non Babbo Natale”, rispondiamo che nella sostanza è stato un Babbo Natale, non per il non profit, però.


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