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Wwf: esondazioni e alluvioni sono colpa del consumo di suolo

Dura l'associazione che sottolinea: «negli ultimi 60 anni 3660 persone hanno perso la vita», il motivo è che «si continua a “canalizzare” e cementificare i corsi d'acqua, a non garantire la manutenzione ordinaria di sponde e argini, a impermeabilizzare il territorio e a “consumare suolo” al ritmo di oltre 90 ettari al giorno»

di Redazione

«Ancora una volta i fiumi esondano e ci si trova impreparati e increduli. Negli ultimi 60 anni 3660 persone hanno perso la vita a causa di frane e alluvioni e il costo complessivo dei danni a seguito di questi eventi è superiore ai 52 miliardi di euro. C'è stata una sequenza incredibile di eventi calamitosi che hanno colpito e continuano a colpire l'Italia in questi ultimi decenni». Ciò nonostante, «si continua a “canalizzare” e cementificare i corsi d'acqua, a non garantire la manutenzione ordinaria di sponde e argini, a impermeabilizzare il territorio e a “consumare suolo” al ritmo di oltre 90 ettari al giorno». A lanciare l'allarme è il Wwf Italia.

Secondo l'associazione ambientalista «alcuni organi di stampa riportano dichiarazioni che attribuirebbero la colpa agli ambientalisti che si oppongono agli abbattimenti delle nutrie che costruendo le tane lungo le sponde dei corsi d'acqua provocherebbero il franamento di argini e difese spondali». Si tratta di un «fenomeno tutto da dimostrare soprattutto lungo il bacino del Po e dei suoi affluenti dove gli argini sono generalmente “armati” con lastre di cemento e diaframmi che vanno nel sottosuolo fino a 10/20 metri per cui le nutrie difficilmente possono scalfirli, a meno che ci siano dei cedimenti non gestiti».

In Italia, sottolinea il Wwf, «vengono spesi circa 4 milioni di euro l'anno per il contenimento di questo roditore per la realizzazione di recinzioni elettrificate, protezione meccanica degli argini attraverso l'uso di reti composite stese al suolo, piani di cattura e abbattimento gestiti dalle Province, molti dei quali realizzati da quelle della bassa padana (Mantova, Cremona, Reggio Emilia, Modena)».

Questi interventi «sono generalmente poco efficaci soprattutto perché le amministrazioni provinciali si muovono autonomamente senza alcun coordinamento vanificandosi a vicenda gli sforzi». Peraltro il Wwf ricorda di non essersi mai opposto al controllo della fauna introdotta, riconoscendo la presenza di specie estranee alla nostra fauna e alla nostra flora, come una delle più importanti minacce per la biodiversità ma il problema però, «non è trovare di volta in volta un capro espiatorio, ma è di avviare un governo del territorio».

Innanzitutto, secondo il Wwf, «occorre dare applicazione alle direttive europee su Acque (2000/60/Ce) e alluvioni (2007/60/Ce), istituendo le Autorità di distretto (previste fin dal 2006 dal Dlgs.152/2006), favorendo una diffusa azione di rinaturazione sul territorio e riattivando un'efficace manutenzione ordinaria».

È fondamentale inoltre che «la gestione e la manutenzione dei corsi d'acqua e del territorio risponda a criteri ecologici e naturalistici e non consideri meramente gli aspetti idraulici dei fiumi considerandoli dei semplici “tubi” in cui l'acqua deve scorrere il più velocemente possibile».


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