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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ucraina, tutto quello che c’è da sapere sulla crisi

La ricostruzione degli eventi degli ultimi mesi che stanno conducendo il Paesi ai bordi di un conflitto che potrebbe avere esiti devastanti. Il ruolo della Russia e quello dell'Unione europea

di Redazione

Il fuoco divampato a Kiev in Maidan Nezalezhnosti (Piazza Indipendenza) all’inizio di questa settimana si è smorzato giovedì, ma in Ucraina le proteste continuano a turbare l’Europa. A partire dallo scorso novembre, la crisi è andata crescendo al punto che gli esperti si dichiarano apertamente preoccupati circa il rischio di una guerra civile, in un Paese situato nel mezzo tra l’Unione Europea da un lato e la Russia dall’altro. Di seguito tutto quello che c’è da sapere sulla situazione attuale e le implicazioni che ne derivano.

GLI INIZI

Le proteste sono iniziate il 22 novembre quando il Presidente Viktor Yanukovych, dopo anni di trattative, ha rifiutato di firmare accordi politici e commerciali con l’Unione Europea a seguito di forti pressioni in tal senso da parte del governo di Mosca. Nonostante la violenta repressione della polizia, i manifestanti dichiararono di voler continuare la protesta fintanto che non fosse soddisfatta la loro richiesta principale: le dimissioni del governo di Yanukovych.

I trattati avrebbero aperto il mercato europeo alle imprese ucraine, con un incremento previsto del PIL del Paese di oltre sei punti percentuali in dieci anni. L’Ucraina si trova, infatti, in una fase di grave depressione economica e le possibilità aperte dal mercato unico europeo avrebbero potuto permettere di abbassare i prezzi ed favorire l’aumento dei consumi delle famiglie di circa il 12%. Inoltre, l’accordo avrebbe significato, agli occhi di molti, un avvicinamento dell’Ucraina agli standard di governance e di giustizia sociale europei ed un allontanamento dall’area di influenza russa.

Yanukovych ha spiegato la sua decisione improvvisa con l’insufficienza degli aiuti stanziati dall’UE, che non avrebbero compensato le perdite economiche derivanti dalla rottura dei rapporti con la Russia. La Russia – che sta cercando di creare un’Unione Eurasiatica delle ex Repubbliche Sovietiche – ha iniziato a contrastare l’accordo con l’Europa ad agosto, con l’imposizione di una pesante sanzione commerciale contro l’Ucraina e ne ha minacciate altre sulle forniture di gas naturale.

LA CRISI

A pochi giorni dall’inizio della protesta, la polizia ucraina è intervenuta in modo molto violento in Maidan Nezalezhnosti, dove i manifestanti si erano pacificamente radunati. Il giorno seguente, i manifestanti violarono l’ordinanza del tribunale e tornarono in piazza ancora più numerosi  – si sono stimate 350mila persone soltanto per le strade di Kiev. Centinaia furono i feriti negli scontri dei giorni successivi, tra cui decine di giornalisti. I manifestanti, tuttavia, sono decisi ad intensificare i loro sforzi, dopo un fallito tentativo di sfiduciare il governo in parlamento, finché le loro richieste non saranno ascoltate.

L’INTERVENTO RUSSO

In dicembre, il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato di voler abbassare il prezzo pagato dall’Ucraina per il gas russo, una decisa vittoria politica per Yanukovych. Inoltre, la Russia si offre di finanziare un prestito senza condizioni di 15 miliardi di dollari per contrastare gli effetti della crisi.

A distanza di alcune settimane dall’inizio delle proteste, sembrava che i manifestanti avessero perso la loro spinta, mentre gli ucraini sollevavano forti dubbi sull’effettiva utilità del prestito concesso dai russi.

La situazione ha subito un definitivo tracollo con l’approvazione, a metà gennaio, di una serie di leggi volte a reprimere ulteriormente il dissenso e a limitare la libertà di riunione. Questa è stata la scintilla che ha riportato i manifestanti nelle piazze in massa chiedendo le dimissioni di Yanukovych e nuove elezioni e questa volta le proteste, prima pacifiche, hanno iniziato a lasciare spazio alla violenza: gruppi di manifestanti hanno cominciato ad aggredire ed arrestare coloro che credevano membri di "titushki", bande non ufficiali di civili pro-governo, mentre la polizia è stata accusata di torturare i manifestanti arrestati.

KIEV ESPLODE

Per un breve periodo, comunque, si è creduto possibile che il governo e gli oppositori potessero effettivamente raggiungere un accordo. Le leggi promulgate furono revocate alla fine del mese di gennaio, il Primo Ministro Mykola Azarov intervenne personalmente ed il sindaco di Kiev fu licenziato per avere ordinato la repressione iniziale. I manifestanti, d’altra parte, abbandonarono il presidio nel palazzo del municipio, in cui si trovavano da quasi tre mesi.

Alcuni giorni dopo, la situazione è nuovamente drammatica, con centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa che circondano la piazza e idranti per far saltare le barricate. Le più tragiche immagini della crisi sono gli scontri tra i manifestanti e la polizia e nel fuoco delle bombe molotov che brucia la piazza. Il governo ucraino martedì ha confermato un bilancio di almeno due poliziotti e sette manifestanti deceduti nella prima ondata di scontri, numero destinato a crescere.

La tregua annunciata mercoledì era già stata infranta giovedì mattina ed il bilancio delle vittime è salito bruscamente ad almeno 50, 100 secondo i medici dell’opposizione.  In seguito all’escalation di violenze, il sindaco di Kiev Volodymyr Makeyenko si è dimesso dal partito di Yanukovych in segno di protesta.

Giovedì il leader dell’opposizione e campione mondiale dei pesi massimi di box Vitality Klitschko ha reiterato la principale richiesta avanzata dai manifestanti, le elezioni anticipate, invitando i suoi compagni di lotta a non cedere ad atti di violenza.

Come conseguenza delle crescenti tensioni, ora Yanukovych sembra perdere il controllo sulle regioni occidentali, storicamente molto meno favorevoli alla Russia rispetto all’est del paese. “Vista la prospettiva di una divisione interna all’Ucraina, l’assemblea regionale a Lviv, un bastione del nazionalismo ucraino vicino al confine polacco, ha rilasciato una dichiarazione volta a condannare il governo del presidente Yanukovych per la sua ‘guerra aperta’ ai manifestanti di Kiev’ ha riportato Reuters mercoledì. Nella provincia orientale di Crimea, i separatisti favorevoli all’unione sovietica aumentano, paventando la possibilità di una guerra civile.

IL MODO RISPONDE

Mentre gli stati uniti condannano gli episodi di violenza e si schierano con le istituzioni europee nell’interesse del popolo ucraino, dall’Unione Europea arrivano sanzioni mirate contro i funzionari del governo di Kiev ed un embargo sulle armi. Gli esperti, tuttavia, sostengono che tale embargo si rivelerà poco efficace e non riuscirà ad influenzare le scelte di Yanukovych, dal momento che, durante l’epoca sovietica, l’Ucraina era un importante centro di produzione di armi da fuoco.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE

Gli analisti sostengono che le proteste rappresentano un tentativo di rottura con la vecchia struttura sovietica e la volontà del Paese di muoversi verso maggiore democrazia e trasparenza. Inoltre, hanno anche “portato alla luce una nuova generazione di manifestanti, che sono cresciuti in un’Ucraina indipendente e che non hanno memoria dell’Unione Sovietica. Si sentono europei, sono disillusi dalla politica e si sentono sempre più in contrasto con gli esponenti politici tradizionali”.

Il destino dell’Ucraina è visto sempre più come l’ultimo scontro tra Stati Uniti e Russia. Come Julia Ioffe ha scritto all’inizio di questa settimana su “The New Republic”, la situazione che si è creata a Kiev era essenzialmente il peggiore incubo di Putin, tutto ciò che egli stesso sta cercando di prevenire in Russia con i mezzi messi in atto per soffocare il dissenso. Dati gli interessi in gioco, è molto difficile che i sostenitori di entrambe le parti chiudano gli occhi su Kiev nel prossimo periodo.

Da: thinkprogress.org


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