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Social Value Act, cosa ha funzionato e cosa no

Un anno dopo la legge un primo bilancio sull’introduzione del benessere economico, sociale e ambientale all’interno degli appalti per beni o servizi pubblici

di Andrea Vecci

La Gran Bretagna ha introdotto da poco più di un anno nell’ordinamento giuridico inglese il Social Value Act, entrato in vigore alla fine di gennaio 2013, con cui il governo richiede a tutti gli enti pubblici di includere, all’interno degli appalti per beni o servizi pubblici, il benessere economico, sociale e ambientale di una comunità locale. Così come è avvenuto per l’Italia con le clausole sociali nei contratti e con la diffusione della cooperazione sociale, anche in Uk l’applicazione più diffusa  del Social Value Act è stata quello dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, fragili e disoccupati.

Con il Social Value Act gli enti locali mantengono la libertà di cercare i fornitori di beni e servizi al prezzo più competitivo, con l’aggiunta, però, di dover creare e distribuire valore sociale e ambientale in una comunità locale, sia tramite l’innovazione di processo che di prodotto, come ad esempio la ridefinizione del design dei servizi pubblici affinché siano più efficace sul fronte sociale.
 
Il ruolo di mutamento delle policy del Social Value Act non sta tanto nel contenuto giuridico preciso, ci sono ancora una serie di aree prive di chiarezza, quanto nell'ethos, la capacità, cioè, di modificare il comportamento dei decisori pubblici.

Questo atto rappresenta un notevole progresso nel modo in cui le autorità locali e gli enti pubblici trattano gli obiettivi sociali, ambientali ed economici che hanno una ricaduta positiva nel territorio, facendo in modo che il valore sociale aggiunto da ciascun gestore dei servizi pubblici diventi un track record virtuoso per i bandi successivi.

La legge non codifica le modalità di creazione del valore sociale né come misurarlo sia nel pre che nel post contratto di appalto, tali requisiti si basano sul dialogo con il volontariato, con la comunità locale, così come con il settore imprenditoriale. Il Social Value Act non riserva, infatti, una quota obbligatoria di appalti al terzo settore o all’impresa sociale, ma apre a tutti la possibilità di generare un impatto ambientale e sociale indipendentemente dalla forma giuridica. La dura realtà è che essere un ente benefico del terzo settore o un impresa sociale non equivale automaticamente ad aggiungere valore sociale, soprattutto nel contesto di un appalto pubblico.

Il bilancio del primo anno restituisce un grande interesse per la nuova legge sia sul versante di chi commissiona i servizi sia di chi si candida a gestirli, purtroppo con ancora pochi casi di declinazione. Una delle difficoltà evidenziate è la domanda di accompagnamento all’innovazione di prodotto e alla scelta degli indicatori con cui misurare il valore sociale prodotto. Proprio sul fronte dell’innovazione a sostegno dello sviluppo di policy si osservano i risultati più interessanti.

È difficile, ad esempio, per una organizzazione del terzo settore impugnare l'aggiudicazione di un bando in cui manca il valore sociale o in cui esso non sia stato preso in adeguata considerazione. Per evitare di esporsi in prima persona e mettere a rischio il rapporto con l'ente pubblico locale si può segnalare il bando a Mystery Shopper Scheme. Questa è l’agenzia che esamina documenti di gare pubbliche e ne discute i risultati con il responsabile dell'appalto. I casi in esame sono scelti sia autonomamente dall’agenzia che su segnalazione: un elemento di garanzia sulla trasparenza molto importante.

Due nuovi programmi sono nati sotto l’egida del Social Value Act, Inspiring Impact e Trading for Good con l’obiettivo di accelerare il processo di innovazione facendo leva sul lato dei mercati. Inspiring Impact
è un programma governativo che mira a cambiare il modo di pensare all’impatto sociale nel mondo del volontariato, orientandolo verso una maggiore accountability sull’uso delle risorse pubbliche.

Trading for Good è un programma impegnato ad aiutare le piccole e medie imprese (PMI) a tradurre i propri servizi in un ottica di citizenship and community responsibility. Nell’epoca della sharing economy anche la Responsabilità Sociale di Impresa torna utile nell’ottica del Social Value Act se con questo strumento la PMI è capace di produrre un impatto sociale.

Commissioning Academy, invece, è un programma di sviluppo professionale di alto livello per i decisori pubblici, basato sull'apprendimento tra pari. È un luogo virtuale in cui si svolgono workshop e scambi di buone prassi, confronto dei risultati sull’innovazione che i vari dirigenti pubblici adottano negli appalti, compresi gli sforzi di implementare il Social Value Act.


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