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Garanzia giovani, un inizio zoppicante

Entrato (finalmente) in azione il primo maggio, il Piano governativo che incentiva l'occupazione è stato finora accolto solo da sette regioni su 20. E per quanto riguarda il servizio civile, "non si sa ancora nulla di concreto, si sta sprecando tempo", sottolinea il presidente della rete di enti Cnesc

di Redazione

Garanzia giovani, l’iniziativa per favorire l’occupazione giovanile del governo, è iniziata il primo maggio 2014 (dopo una serie di rinvii). Se si ha tra i 15 e i 29 anni, basta andare sul sito www.garanziagiovani.gov.it, cliccare su ‘aderisci’ e…niente. “Spiacenti! Si è verificato un errore. Ci scusiamo per l’inconveniente”, è la scritta che campeggiava questo pomeriggio sul sito. Era solo questione di tempo (dopo le 18 il form da compilare è tornato disponibile), ma anche questo intoppo è simbolico: un ulteriore tassello di difficoltà per un Piano dalle velleità incredibili (1,5 miliardi di euro di fondi, per una platea potenziale di 1,3 milioni giovani) ma dalla concretezza, finora, sterile.

A confermare l’avvio zoppicante è il numero delle regioni che, a oggi, ha firmato l’intesa con il governo per la messa in atto di Garanzia giovani: solo sette su 20. Per l’esattezza, Lazio, Emilia Romagna, Toscana, valle D’Aosta, Calabria, Sardegna e Veneto. Altre cinque sono a buon punto, mentre le otto restanti devono ancora discuterne nelle proprie giunte, con buona pace di chi attende da tempo uno strumento utile per far emergere la massa di ragazze e ragazzi Neet (Not in education, employment or training) che non studiano o lavorano né stanno seguendo tirocini formativi.

 Tra le sei azioni di Garanzia giovani c’è il servizio civile: il problema è che di questa iniziativa governativa il mondo del servizio civile stesso ne sa poco o nulla. E finora, a parte un incontro iniziale (era ottobre 2013) con l’allora ministro Giovannini, non è stato nemmeno consultato.  Per esempio l’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile (l’ente del Dipartimento della gioventù che gestisce il Scn, Servizio civile nazionale) ha ricevuto a marzo l’accreditamento come ente di secondo livello del progetto, ma da quel momento silenzio assoluto. Per gli enti è andata ancora peggio, se possibile: “Non sappiamo nulla né su quanti saranno i fondi destinati al servizio civile, né su come saranno distribuiti e quindi di quanti giovani stiamo parlando, e non abbiamo nemmeno informazioni ufficiali su quali regioni hanno adottato o intendono adottare nel concreto il servizio civile come misura tra quelle indicate”, rimarca Licio Palazzini, presidente di Cnesc, Conferenza degli enti di servizio civile.

“E’ chiaro che guardiamo con interesse all’iniziativa”, continua Palazzini, “ci interessa soprattutto il fatto che Garanzia giovani potrebbe agire da start up per nuovi bandi di servizio civile. Ma a oggi i dubbi sono tanti, in primo luogo la tempistica: più aumenta il ritardo nella sua messa in atto vera e propria, maggiore è il rischio che alla fine tutto si risolva in ‘pseudoprogetti’, ovvero azioni promosse all’ultimo momento e quindi senza una seria programmazione”. Tale azione finirà nel dicembre 2015, “e se all’inizio si potevano pensare due bandi per le partenze dei giovani in servizio civile, ora è verosimile che sia uno solo, quindi un’occasione sprecata”. Anche la certificazione delle competenze dei giovani in servizio, punto centrale che la Cnesc aveva messo sul tavolo nell’incontro dello scorso ottobre, “è finita nel dimenticatoio, nonostante sia un punto fondamentale grazie al quale chi fa servizio civile può spendere il know how acquisito nella successiva ricerca di un lavoro”.


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