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Cari innovatori, vi diamo le ali (ma voi imparate a volare)

Incontro con Anna Puccio, oggi a capo della fondazione Accenture dopo varie esperienze tra profit e non profit. La fondazione ha investito in una piattaforma digitale dedicata ai talenti dell'innovazione sociale, che da settembre sarà potenziata per dare ancora maggiori opportunità. Ma già oggi è possibile creare qualcosa di importante, solo con un clic

di Gabriella Meroni

Il suo motto è tutto un programma: “Coraggio, inventiamo il futuro”. Anna Puccio, 50 anni di cui 25 passati al top di aziende profit (tra cui Sony, Procter&Gamble, Microsoft e Luxottica) e non profit (è stata per tre anni direttore generale del Gruppo Cgm), è approdata dallo scorso febbraio alla guida di Fondazione Italiana Accenture, di cui è segretario e direttore generale. 
Un'esperienza nuova ma non del tutto. Come ci è arrivata?
Nella mia vita professionale profit e non profit si sono sempre intrecciati, per me non si tratta di due mondi separati perché mi interessano entrambi. Essere oggi con un ruolo di responsabilità in una fondazione d'impresa mi stimola molto, è una situazione win win per me e spero anche per Accenture. Ci siamo trovati, insomma, e mi piacerebbe di qui in avanti potenziare una delle caratteristiche principali di questa realtà, cioè essere catalizzatore di idee, oltre che di risorse.
Quali sono stati i suoi primi passi e come si muoverà di qui in avanti?
Stiamo rinnovando la strategia della Fondazione che guarderà sempre di più al mondo dell'innovazione sociale, che d'altra parte sta nel nostro dna, e sosterrà con ancora maggiore convinzione le buone pratiche del sociale, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie. Per questo è nata, e sarà ulteriormente potenziata, la nostra piattaforma digitale.
Di che cosa si tratta?
E' una piattaforma online, IdeaTRE60, che seleziona e realizza le migliori idee di innovazione sociale, soprattutto in ambito culturale ma non solo, proposte da soggetti profit e non profit che vogliano essere protagonisti del cambiamento, quindi non siamo solo noi a proporre ma ospitiamo altri soggetti, come per esempio Sodalitas o Irisnetwork
Non siete soltanto erogatori, quindi…
Non solo, infatti. A me piace definire questa attività una “social way”, o anche un blog aperto per dare spazio ai giovani talenti e alla shared economy attraverso lo strumento dei concorsi. A settembre, poi, aggiungeremo un altro tassello importante a questo lavoro, cioè la formazione, inserendo dei moduli di training online rivolti agli innovatori sociali che partecipano alle competizioni. 
Come mai questa scelta?
Abbiamo notato infatti che senza un'adeguata preparazione molti progetti anche interessanti non riescono a concludere il loro percorso perché non riescono a presentarlo in modo adeguato. Chi riuscirà a superare le fasi preliminari vincerà un voucher da spendere in uno dei tanti incubatori sociali che si sono aperti in molte città italiane. Insomma gli diamo le ali, ma poi devono volare da soli.


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