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Tavecchio e Opti Pobà

Lo scivolone del prossimo presidente Figc. Tra “pedigree” e “banane” il futuro del calcio italiano è sempre più cupo

di Redazione

È un’estate strana, non solo dal punto di vista meteo. È strana per tanti motivi, la guerra sulla Striscia di Gaza, l’aereo di linea abbattuto sui cieli dell’Ucraina, la crisi economica che non si arresta, i barconi pieni zeppi di migranti che continuano a solcare il Mediterraneo alla volta dell’Italia, la Concordia che lascia l’isola del Giglio, e tante altre cose.  

Tra quest’ultime merita menzione l’infelice uscita razzista di Carlo Tavecchio, 71 anni, presidente del calcio dilettantistico nazionale e prossimo presidente della Federazione Nazionale Gioco Calcio.  

Tavecchio nel suo discorso alla Lega Dilettanti, tenuto nei giorni scorsi, riferendosi ai problemi che affliggono il nostro calcio ha detto «le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare. Noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava banane, e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree».

Ora, se è pur vero che l’attuale calcio italiano, vuoi per le varie calciopoli, per gli interessi che vi gravitano attorno, per la deludente prestazione della Nazionale al mondiale appena concluso, per mille e più ragioni, non costituisce un modello da prendere come esempio in tutto e per tutto, è altrettanto vero che non merita un presidente come Tavecchio.

Le sue parole sono un elogio al razzismo e lo sport più popolare d’Italia non ha bisogno di questo, ma di altro.
Nel nostro paese il calcio viene prima di tutto o quasi, i riflettori sono perennemente puntati sui suoi attori, calciatori e non, quindi è inammissibile che il prossimo numero uno del pallone italiano parli di banane e di pedigree.

Ha detto bene l’ex ministra Cécile Kyenge, una che di insulti razzisti se ne intende, commentando con queste parole l’infelice uscita del ragioner Tavecchio «le parole sono pietre, possono dar luogo anche a episodi di violenza».

Il governo si è fatto sentire per bocca di Graziano Delrio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport che ha intrapreso varie iniziative contro il razzismo, che si è detto fortemente irritato per le parole del nostro ragioniere.

Il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, si è detto “sconcertato dalla frase su Opti Pobà e le banane” ed ha aggiunto di non sapere se essere “più allibito dal silenzio che le ha circondate” e che ha ricevuto numerose telefonate di calciatori italiani e non.

L’onorevole Roberto Giachetti, vice presidente della Camera, è lapidario: «inaccettabili le sue parole; se non si ritira, siano gli altri a non votarlo».

In questo scenario c’è anche chi reputa Tavecchio l’unico in grado di salvare il calcio italiano e quindi lo difende a spada tratta. Addirittura c’è chi afferma che Togo e Benin hanno un spedale ciascuno grazie al ragioniere.

Dal canto suo, Tavecchio, ha dichiarato di non essere razzista ed ha chiesto scusa, voleva dire altro ma ha scelto le parole sbagliate. Troppo facile così, è meglio se Tavecchio lasci in pace il calcio e ritiri la sua candidatura.

Intanto sul web la frase di Tavecchio è stata condita in ogni salsa. Su Facebook c’è una pagina che si chiama Opti Pobà, con tanto di maglia numero dieci.  Un dubbio atroce: a Tavecchio piaceranno le banane?


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