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Sant’Ignazio e la Madonna della strada

Il 31 luglio si ricorda Sant'Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, ricostituita il 17 agosto del 1814 da Pio VII, dopo 40 anni di soppressione. "Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te", diceva Sant'Ignazio, la cui vicenda, anche grazie a Francesco, primo papa gesuita nella storia, continua a interrogarci

di Marco Dotti

Sant’Ignazio di Loyola, di cui oggi, 31 luglio, si celebra la ricorrenza, le fu particolarmente devoto. Fu lei, Maria, si dice, a salvarlo da morte certa, quando ancora lontano da conversione e santità (la proclamazione avvenne  il 12 marzo 1622) indossava gli abiti del soldato e venne ferito nella battaglia di Pamplona.  

Era il 1521 e  Ignazio ancora non si chiamava Ignazio. Non aveva nemmeno trent’anni e il suo nome, essendo nato da famiglia e in terra Basca, ad Azpeitia, era Iñigo. Si dilettava con le armi, amava il lusso e lo sfarzo, un  colpo di bombarda che lo ferì duramente, ma avrebbe potuto metter fine alla sua vita. Una palla colpì colpì comunque, spezzandola, la gamba del giovane Iñigo facendo a lungo temere per la sua vita. Chi deviò il colpo, salvandolo?

La lunga convalescenza, le operazioni chirurgiche che lo educarono al dolore, accesero in lui la passione per la lettura: Vita Christi del certosino Ludolfo di Sassonia e le vite dei santi di Jacopo. Il giovane sognava ancora di lottare, ma per un’altra dama. Leggiamo dall’autobiografia ignaziana Il racconto di un pellegrino:

«Percorrendo più volte quelle pagine restava preso da ciò che vi si narrava. Ma quando smetteva di leggere talora si soffermava a pensare alle cose che aveva letto, altre volte ritornava ai pensieri del mondo che prima gli erano abituali. Tra le molte vanità che gli si presentavano alla mente, un pensiero dominava il suo animo a tal punto che ne restava subito assorbito, indugiandovi come trasognato per due, tre o quattro ore: andava escogitando cosa potesse fare in servizio di una certa dama, di quali mezzi servirsi per raggiungere la città dove risiedeva; pensava le frasi cortesi, le parole che le avrebbe rivolto; sognava i fatti d'arme che avrebbe compiuto a suo servizio. In questi sogni restava così rapito che non badava all'impossibilità dell'impresa: perché quella dama non era una nobile qualunque; non era una contessa o una duchessa; il suo rango era ben più elevato di questi.»

Poi, dopo lunghi mesi di lettura e studio, il pellegrinaggio al benedettino Monestir de Montserrat, dove cadde in preghiera dinanzi alla Moreneta, la scultura di legno risalente al XIII secolo che raffigura la Vergine.

Si racconta che proprio dinanzi alla Vergine Nera, Iñigo – il nome lo latinizzerà in Ignazio, in onore di S. Ignazio d’Antiochia,  solo qualche anno più tardi apprestandosi a un altro pellegrinaggio – abbia deposto la sua spada.

Ma deporre la spada, in un secolo di guerre e contrasti, non significa deporre le armi. La vita spirituale, la vita della Chiesa, per Ignazio sarà vita in mezzo a un campo di battaglia. Ne sono prova quegli Esercizi spirituali che proprio dopo aver pregato dinanzi alla Vergine applicherà su di sé e, una volta codificati, diverranno uno dei punti più alti della spiritualità tutta.

Madre y Señora nuestra. Così si concludono molti degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio: con un dialogo e un’invocazione alla Madonna.

La Chiesa del Gesù a Roma

La prima chiesa della Compagnia di Gesù fu quella di Santa Maria degli Astalli, poi chiamata Santa Maria della Strada. I pellegrini vi si fermavano per pregare, prima di recarsi a San Pietro. Veneravano un affresco che molta parte di sé ha avuto nella vita di Sant’Ignazio.

La Madonna della Strada  tiene il Bambino in braccio e la sua mano destra è rivolta ai fedeli. Mediatrice di grazia, la Madonna si trova nella cappella che porta il suo nome, nella romana Chiesa del Gesù.

Nel 1641, fu Papa Paolo III, che l’anno prima aveva approvato la Compagnia di Gesù, a consegnare la chiesa – abbattuta e ricostruita nel 1569 – a Ignazio. L’affresco, però, risale a un periodo precedente, che possiamo collocare tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV e davanti alla Madonna della Strada sappiamo che furono molti i santi che si fermarono in preghiera: da Pierre Favre a Carlo Borromeo fino a Filippo Neri.

La stanza di Sant'Ignazio a Roma

Ignazio morì a Roma il 31 luglio 1556, in una stanza modesta, accanto alla Cappella di Santa Maria della Strada, dove aveva trascorso gli ultimi 12 anni della sua vita. 

Un quadro di Sébastien Bourdon (1616-1671) ritrae la Vergine che appare a Sant'Ignazio.  

 

In altro quadro di Claude Vignon (1593-1670), per la cappella del Collegio dei Gesuiti di Orléans (Le Triomphe de St Ignace), Ignazio è ritratto accanto al compagno Francesco Saverio. Morte e vita si compenetrano, si chiamano. La lotta è nel mezzo.

«Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te», insegnava Ignazio. Il suo "trionfo", che coincinde col suo messaggio, è racchiuso nella pratica di queste parole.

 

@oilforbook


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