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Protocollo d’intesa sull’azzardo. Le associazioni nel caos

In merito all'accordo tra la campagna “Mettiomoci in gioco” e Sistema Gioco Italia (Confindustria) Alea e And si dicono «in imbarazzo», Auser deve discuterne, il presidente delle Acli non sapeva nulla, Don Mimmo Battaglia indica come responsabile un delegato e Don Colmegna non vuole parlarne. Cosa sta succedendo?

di Lorenzo Alvaro

Sta diventando sempre più un caso il protocollo d'intesa firmato tra la campagna contro l'azzardo Mettiamoci in Gioco e Sistema Gioco Italia, la Confindustria che del gioco raccoglie chi ci lucra, da Lottomatica/Gtech in giù. Circa il documento abbiamo chiarito i contenuti su Vita.it con due pezzi di Marco Dotti (qui e qui) e abbiamo intervistato Don Armando Zappollini, portavoce del Movimento e firmatario per eccellenza.

Nel frattempo però, avendo visto in calce all'accordo una lunga serie di associazioni abbiamo cominciato a chiamarle per avere dei commenti.

Alea e And, già ieri (lo avevamo raccontato) per voce della presidente e socia fondatrice Daniela Capitanucci, chiarivano di non sapere assolutamente nulla di questo protocollo.

Oggi è stata la volta di Auser il cui presidente, Enzo Costa, spiega: «Se mi chiedete di ritrattare quella firma dico che non ci sto. Posso dire però che dovremo discutere di quei contenuti». Poi ammette, «forse era il caso di discuterne prima. Sarò sincero, non mi entusiasma questa impostazione. Ne parleremo prima in Auser e poi con il movimento e decideremo cosa fare».

Assolutamente convinto della bontà dell'accordo è invece il delegato di Acli, Antonio Russo, che sottolinea come «è solo un'intesa. Nessuno rinuncia alla propria identità e non viene meno tutto quello che abbiamo fatto finora». Ma, nel mondo Acli, rimane un grande mistero: il presidente Gianni Bottalico, sia ieri che oggi, ha ribadito di non saperne nulla. Per Russo «il presidente ha tante altre cose cui pensare. La delega ce l'ho io e finché sarà così deciderò io». Prendiamo atto comunque del fatto che l'associazione, a livello nazionale, firma un protocollo d'intesa con Confidustria su un tema come il gioco d'azzardo legalizzato all'insaputa del suo presidente.

Situazione simile a quella della Fict, il cui presidente Don Mimmo Battaglia sottolinea che «non so nulla di preciso. Sapevo dell'esistenza di questa questione ma non ne conosco i contenuti. Sulla cosa il referente è Paolo Merello».

C'è poi Don Virginio Colmegna, anche lui tra i firmatari, che non vuole parlare della faccenda, «prima voglio parlare con gli altri e capire. Solo dopo parlerò, non voglio essere tirato in mezzo a queste polemiche». Il perché risulti firmatario però rimane nebuloso e alla domanda diretta, la risposta è confusa, «no, di che firma si parla? Non so…».

Mancano ancora all'appello diverse realtà associative che compaiono tra i firmatari, come l'Arci di Francesca Chiavacci, che non siamo ancora riusciti (nonostante diverse chiamate e alcuni sms) a contattare.

Una sola cosa è certa: per tutti ora è il momento della discussione. Quello che viene da chiedersi è se non fosse più normale parlare e porsi qualche domanda prima di firmare.

Questo senza contare un dato allarmante. Risulta infatti evidente come il fil rouge che unisce tutte le varie posizioni delle associaizoni è la totale ignoranza, sia sull'esistenza che sui contenuti di questo accordo, da parte dei presidenti. E si parla di alcune tra le più importanti associazioni italiane. Un fatto che apre inquietanti interrogativi sullo stato del Terzo Settore italiano. Don Armando Zappollini, nell'intervista su Vita.it, sostiene che «questo lavoro è in campo da un anno, noi facciamo le convocazioni, mandiamo i resoconti. Non è che adesso questi si possono svegliare dal letargo», insinuando neanche molto velatamente che in realtà i presidenti fossero informatissimi di tutto quello che accadeva.

Come saranno andate veramente le cose?


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