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Sindaci non lasciate sole le parrocchie nell’impegno no slot

Lo scrive in una lettera aperta Beniamino Depalma, vescovo di Nola che sottolinea «“Un bar senza slot ha più spazio per le persone”, recita lo slogan dei circa 100 SlotMob svoltisi in tutta Italia. Lo faccio mio per invitarvi a lavorare per dare spazio alle persone, per dare spazio alla vita»

di Redazione

«Carissimi sindaci, certo della vostra disponibilità all’ascolto, vi scrivo per condividere la preoccupazione per l’enorme diffusione sul nostro territorio di esercizi commerciali nei quali è possibile praticare il gioco d’azzardo. Mi si stringe il cuore vedere in tantissimi – giovani, adulti e anziani – che nel tragico momento di crisi che stiamo vivendo trascorrono il proprio tempo, spesso intere giornate, a “tentare la fortuna”, a sognare quella vincita che possa mettere fine alle difficoltà quotidiane. Il rumore della slot e quello della moneta sui “gratta e vinci”, l’attesa della giusta combinazione sono oggi divenuti l’unica compagnia al sentirsi soli davanti alla mancanza di lavoro, di aiuto, di ascolto, di dignità».

Così inizia la lettera aperta che Beniamino Depalma, vescovo di Nola, ha indirizzato a tutti i sindaci del napoletano.

Il vescovo continua il suo appello: «Come vescovo non posso non sollecitare le comunità parrocchiali perché si pongano come centri alternativi a quelli dedicati alle scommesse, centri di ascolto e accoglienza per quanti abbiano bisogno di aiuto: non solo i giocatori ma anche e soprattutto le loro famiglie. Ma le parrocchie da sole non possono farcela, così come non posso farcela le numerose associazioni che lavorano per informare i cittadini e per chiedere interventi legislativi efficaci in materia di gioco d’azzardo. C’è bisogno anche di voi, c’è bisogno dei sindaci, c’è bisogno delle giunte e dei Consigli comunali, c’è bisogno della buona politica. C’è bisogno delle istituzioni più vicine ai cittadini perché il fenomeno sia arginato.

Ho seguito in questi mesi le iniziative legislative e le scelte amministrative compiute sia a livello regionale che comunale: dobbiamo fare di più. È importante che lavoriamo in rete perché l’azione di contrasto del fenomeno porti non solo alla fissazione di norme e sanzioni ma ad un vero e proprio lavoro educativo che agisca in profondità nella cultura delle persone e delle famiglie. Con il termine “gioco” si intende un’importante funzione sociale che aiuta a relazionarsi con gli altri. La parola “gioco” non può essere dunque associata a pratiche che culminano in una catastrofe morale, sociale e sanitaria che talvolta porta alla perdita di beni materiali e immateriali e nel ricorso all’usura.

Lavorare insieme, lavorare in rete, vuol dire coinvolgere tutti i soggetti educativi della comunità civile: la politica, i partiti, la scuola e gli insegnanti, gli stessi esercenti, le parrocchie, le associazioni cattoliche e non. Tutti uniti per salvare le persone a rischio da una deriva che toglie dignità.
“Un bar senza slot ha più spazio per le persone”, recita lo slogan che il movimento NoSlot ha proposto per i circa 100 SlotMob svoltisi in tutta Italia. Lo faccio mio per invitarvi a lavorare per dare spazio alle persone, per dare spazio alla vita, per dare spazio alla libertà che non è assenza di “pensieri” ma quotidiano esercizio di scelta sul “chi essere”: una scelta faticosa che non si trova abbassando la leva di una slot machine».


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