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Politica & Istituzioni

Comunità e giovani, le parole chiave di Mattarella

Dalle 10 di questa mattina, Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica italiana. I passaggi più significativi del suo intervento in cui, fra altro, ha richiamato esplicitamente il ruolo della cooperazione allo sviluppo e di quanti «donano il proprio tempo per gli altri»

di Redazione

È cominciato questa mattina alle 10, il settennato di Sergio Mattarella. Quando il nuovo presidente della Repubblica ha prestato giuramento di fronte al parlamento in seduta comune. Subito dopo l’inquilino del Quirinale ha tenuto il suo discorso programmatico. Un discorso durato 33 minuti (qui la versione integrale). La parola chiave dell’intervento è stata comunità. Termine con cui ha iniziato e concluso lo speech, interrotto numerose volte dagli applausi dei parlamentari e dei delegati (molti anche dagli scranni dell’opposizione, in particolare da quelli di Forza Italia).

«Un popolo libero e sicuro, un popolo che si deve scoprirecomunità» e questo grazie anche «all’opera di chi dona con generosità il proprio tempo per gli altri». Questa la chiusura di Mattarella che riecheggia il primo passaggio sulla necessità di ridefinire un patto sociale che garantisca libertà e uguaglianza, un patto di comunità il cui tessuto sociale è messo in crisi dalla crisi che «ha generato nuove povertà, emarginazione e angosce in tante famiglie». Occorre quindi creare le condizioni «perché i giovani possano trovare lavoro» (insieme a comunità, giovani è stata l’altra parola portante del discorso di insediamento) . Giovani «ai quali va riconosciuto il merito». Giovani, che sono anche i giovani parlamentari, presenti in buon numero in Parlamento, che dovranno essere la catena di trasmissione delle istanze delle nuove energie che dalla società devono passare alla politica. Questo nell’ottica della costruzione di «un orizzonte di speranza» che, ancora una volta, «ricostruisca legami nella società», la nazione infatti «vive nella comunità». Una comunità aperta al contributo delle «comunità straniere cha salutiamo con amicizia».

Il presidente della Repubblica non ha mancato poi di richiamate la comunità europea alla sua responsabilità di fronte all’emergenza dei profughi, «su cui l’Italia già fa molto» e all’impegno, oltre a quello delle forze armate («sempre più forze di pace e di ricostruzione economica e sociale»), ai «civili impegnati nella cooperazione allo sviluppo». In questo passaggio Mattarella ha anche voluto rammentare la vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ricordare le figure di padre Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scarivilli, ancora ancora in mano ai sequestratori in «luoghi difficili». Quindi la chiusura sulla necessità del popolo italiano a raffigurarsi come una comunità. Costruttori di comunità fatevi avanti, abbiamo bisogno di voi, sempre dire Mattarella.

Il non profit e l’economia civile sapranno cogliere la sfida?


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