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Cooperazione & Relazioni internazionali

Bansky, nostra signora delle macerie

Il grande street artist a Gaza ha realizzato uno straordinario intervento contro la guerra. Che sta facendo il giro del mondo

di Anna Spena

La homepage del sito di Banksy è un cazzotto nello stomaco. Lo street artist inglese, di identità ancora sconosciuta, ha pubblicato ieri sul suo sito le immagini e un video del suo ultimo viaggio: è entrato a Gaza, per farlo ha percorso i tunnel sotterranei. Sono l’unica strada per raggiungere la città. Le foto pubblicate sono sei, ma quella che apre il foto-racconto da sola dice tutto: basta.

Posizionata al centro del nulla, la donna con la testa che affonda nella mano, ispirata alla figura del Pensatore di Rodin, spacca le macerie.

Le persone sono bloccate qui. Bloccate da un recinto umano (l’esercito). Nel 2014 sono state distrutte 18mila casa, sottolinea Banksy nel video. Un minuto e cinquantacinque secondi che raccontano una guerra. Nel penultimo frame del video, si inquadra un altro graffito che Banksy ha disegnato a Gaza: una gatta bianca su un muro di una casa che non esiste. La zampa sinistra alzata pronta ad afferrare un batuffolo. Solo che il batuffolo non fa parte del graffito. È  fatto di macerie.

La ricaduta che l’arte ha sulla guerra la scopri qui. Attraverso le parole dell’uomo che Bansky inquadra nel suo video: 

“This cat tells the whole word, that she is missing joy in her life”

Questo gatto racconta con una parola tutto il mondo. Si perde la gioia della vita.

"This cat found something to play with"

 Ma questo gatto ha trovato qualcosa con cui giocare

"What about our children? What about our children?"

E i nostri figli invece? E i nostri figli invece?

 

Foto: Bansky


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