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Alla triennale va in mostra l’innovazione sociale

Dal 5 al 7 marzo, in triennale, la mostra Segnali di Futuro, si propone la raccolta di pratiche di innovazione sociale dal basso in tutta l’area milanese

di Redazione

I Segnali di Futuro sono la cifra del cambiamento in atto nella produzione dei servizi pubblici, nelle forme del lavoro, nei modi di abitare, nella creazione di coesione sociale, nelle nostre strategie quotidiane di cura del benessere individuale e collettivo, nelle pratiche culturali e della mobilità. I Segnali di Futuro sono diversi tra loro. Il progetto, ideato da Avanzi e dalla stessa Triennale di Milano, li presenta catalogati in base a parole chiave: #Live, #Know, #Make, #Exchange, #Move. Si tratta di un esercizio, però, puramente strumentale, mirato a facilitare i visitatori nella scelta dei segnali più interessanti e a permettere loro di costruirsi un proprio percorso di ricerca.

La mostra/dibattito è, infatti, l’esito preliminare di un lavoro di ricerca che ha indagato gli elementi di innovazione che già oggi emergono dalla società e che indicano chiaramente un futuro possibile, praticabile e, a nostro avviso, auspicabile. I Segnali di Futuro nascono da invenzioni, ma anche dalla copia di qualcosa di già visto, da abilità apprese e poi magari abbandonate, da pezzi di competenze non del tutto mature e mai messe al lavoro. Nascono da buone domande, per le quali esistono solo risposte tentative. Sempre, sono generati da processi riflessivi. Si diffondono per emulazione, per accumulo e selezione. Mettono al lavoro gli avanzi: nella progettazione sociale non si butta mai via niente. Contribuiscono a rendere smart la città: ma sono la spia dell’intelligenza sociale, più che di quella dei device tecnologici. Producono beni pubblici, ma il più delle volte non hanno neppure rapporti con il settore pubblico. Sono certamente anomali, altrimenti non sarebbero innovativi.

Foto: Tullio M. Puglia/Getty Images for illy


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