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Per Hillary, Italia e Arabia sono la stessa cosa

Dopo aver accettato fondi da paesi che violano i diritti umani, la Fondazione Clinton decide di chiudere ai finanziatori stranieri, fatta eccezione per «i più fedeli alleati degli Usa». E l'Italia è l'unico paese europeo a finire nella lista nera

di Gabriella Meroni

Ridotti a meno della metà. In corsa per la Casa Bianca, e travolta dalle polemiche per la scarsa trasparenza della Fondazione Clinton, Hillary ha deciso di «fare pulizia» e ha cancellato dalla lista dei governi sostenitori della Fondazione 10 nazioni, mantenendone solo 6, definite «alleati di lungo corso» legati da relazioni incontrovertibilmente strette con gli Stati Uniti. Nella lista nera finisce anche l'Italia, unico paese europeo dei 10 depennati, che pure è un alleato degli USA non da ieri. Gli altri 9 paesi non più graditi sono Arabia Saudita, Qatar, Oman, Emirati Arabi, Algeria, Kuwait, Brunei, Taiwan, Repubblica Dominicana. Nella maggior parte di questi, secondo le denunce di Human Rights Watch, sussistono gravi violazioni dei diritti umani e delle donne. In Arabia Saudita, per esempio, come è noto non esiste un codice penale scritto e alle donne è proibito guidare un'auto o viaggiare da sole.

I paesi «ammessi» sono Australia, Canada, Germania, Olanda, Norvegia e Regno Unito, che potranno così continuare il loro percorso di partecipazione alla Clinton Global Initiative, un progetto che invita i donatori a sollecitare contributi da terze parti per affrontare diversi problemi internazionali. Un meccanismo di finanziamento che aveva addensato sospetti e nubi sul reale contributo disinteressato offerto dai paesi arabi. In passato, quando ancora era segretario di Stato, la Clinton aveva omesso di comunicare al Dipartimento una donazione pervenuta alla Fondazione da parte dell'Algeria, attirandosi forti critiche.


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