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Juventus-Barcellona. Chi vince la sfida della responsabilità sociale?

Abbiamo giocato in anteprima la partita di Berlino in programma sabato prossimo. Lo abbiamo fatto sul campo della solidarietà. Bianconeri e azulgrana, ecco i punti di forza e quelli di debolezza. Gli arbitri siete voi. Chi ha le migliori carte da giocare?

di Redazione

Juventus-Barcellona, in attesa del big match di sabato, abbiamo provato a giocare la sfida della solidarietà. Entrambe le società infatti sono in prima linea sul fronte dell’impegno sociale. Vediamo dunque in sintesi i punti di forza e quelli di debolezza di bianconeri e azulgrana.

JUVENTUS

Punto di forza

Lo scorso ottobre il club più amato d’Italia ha reso pubblico il suo primo bilancio di sostenibilità. con tanto di versione highlights.

Si tratta senz’altro di un documento non solo poco usuale per le squadre di pallone, ma anche di un modo per marcare un certo stile di fare calcio in modo responsabile di fronte alla propria comunità di riferimento. Da notare come uno dei capitoli del bilancio (oltre a – fra gli altri – welfare aziendale, codice etico e stadio sostenibile) sia quello delle aree di miglioramento, sintomo della consapevolezza che la strada intrapresa sia l’inizio di un cammino e non un risultato in se stesso.

Punto di debolezza.

Al contrario del Barcellona, la Juventus non ha creato una Fondazione. Nella sezione Iniziative e charity sono valorizzare alcune partnership fra cui in prima linea quella con la Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna sul cui sito però non compare una vera e propria rendicontazione. Le uniche informazioni ricavabili dal sito riguardano le spese già sostenute per il rinnovo delle attrezzature (450mila euro) e per il nuovo reparto nido (altri 450mila euro). Le informazioni relative agli altri progetti – poi – non sono sempre aggiornate. Come per esempio nel caso di “Un calcio al razzismo

BARCELLONA

Punto di forza.

Sicuramente la Fondazione e i suoi 400mila beneficiari sono il fiore all’occhiello del Barcellona solidale. Le attività sono ben condensate in questa bella infografica. L’asse portante è sicuramente il rapporto fra il Barcellona che l’Unicef risale al 2006, quando la società catalana si impegnò a sostenere l’agenzia dell’Onu attraverso una donazione annuale di 1,5 milioni di di euro per cinque anni (pari al 6% di quello che gli azulgrana versano nella tasche di Lionel Messi ogni anno, fra stipendio e premi) da impegnare nella lotta contro l’Aids, principalmente in tre Paesi: Swazilandia, Malawi e Angola. L’accordo è stato rinnovato nel 2011: altri cinque anni, sempre alle stesse cifre con l’obiettivo, questa volta, di impegnare i fondi su progetti di educazione attraverso lo sport in Catalogna, Ghana, Sudáfrica, China e Brasile.

Un’altra alleanza del Barcellona è quella con la Bill e Melinda Gates Foundation, con l’obiettivo dichiarato di sradicare la poliomelite. Infine da segnalare il progetto “Olympafrica FutbolNet Cup”, dal nome della squadra nata in collaborazione con il Comitato olimpico internazionale con l’obiettivo di «diffondere lo spirito olimpico e lo sviluppo sociale attraverso lo sport”. Ad oggi sono stati coinvolti circa 100mila giovani africani. Un obiettivo condiviso anche da un’altra inziativa rivolta ai ragazzi: “Barçakids”.

Punto di debolezza.

La fragilità del Barcellona dal punto di vista dell’impegno sociale, è forse proprio il fatto che, grazie anche alla scelta di costituire una fondazione a se stante, il campo della solidarietà è filosoficamente e strutturalmente separato da quello della responsabilità sociale legato alla gestione dell’impresa Barcellona Football Club. Non dimentichiamo infatti che la commissione disciplinare della Fifa ha punito i catalani bloccandone il mercato di compravendita dei giocatori a causa di di violazioni riguardanti il trasferimento di dieci minori.


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