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Francesco: «Il servizio non è mai ideologico»

Il Papa dalla storica Plaza de la Revolución, dove sorgono i ritratti di Che Guevara e Camilo Cienfuegos, affiancati per l'occasione dall'immmagine del Cristo disegnato da suor Faustina Kowalska, ha parlato ai cubani. «Guardate sempre il volto del fratello, toccate la sua carne, sentite la sua prossimità fino in alcuni casi a soffrirla e cercate la sua promozione».

di Lorenzo Maria Alvaro

Ha il sapore della storia la visita di papa Francesco a Cuba. Il pontefice ha celebrato la messa nella famosa Plaza de la Revolución. Il palco papale era affianco alla grande effige di Che Guevara. Dalla parte opposte invece, da una lato c'era l'immagine di Camilo Cienfuegos, il terzo grande uomo della revolucìon cubana mentre sull'altro lato l'immagine del Gesù della Divina Misericordia. Un colpo d'occhio impressionante se si pensa al luogo e alla storia che lo contraddistingue. Anche il discorso del Papa in qualche modo è sorprendente, mettendo sullo stesso piano ideologia e consumismo.

L'omelia
«Lontano da ogni tipo di elitarismo l’orizzonte di Gesù non è per pochi privilegiati capaci di giungere alla “conoscenza desiderata” o a distinti livelli di spiritualità. L’orizzonte di Gesù è sempre una proposta per la vita quotidiana, anche qui, nella “nostra” isola». E la proposta che Francesco trae dal Vangelo del giorno è semplice e concreta. Guardare «sempre il volto del fratello», toccare «la sua carne», sentire «la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla”» e cercare «la sua promozione. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone». L'attenzione agli ultimi non può dunque diventare uno slogan, trasformarsi in ideologia o in retorica. Il Papa mette in guardia dalla tentazione del servizio che «si serve», che «ha come interesse il beneficiare i “miei”, in nome del “nostro”. Questo servizio lascia sempre fuori i “tuoi”, generando una dinamica di esclusione. Ma Francesco invita i cubani a non cedere nemmeno a progetti «seducenti», e qui l'allusione al consumismo. «Il santo popolo fedele di Dio che vive a Cuba – dice – è un popolo che ama la festa, l’amicizia, le cose belle. È un popolo che cammina, che canta e loda. È un popolo che ha delle ferite, come ogni popolo, ma che sa stare con le braccia aperte, che cammina con speranza, perché la sua vocazione è di grandezza. Oggi vi invito a prendervi cura di questa vocazione, a prendervi cura di questi doni che Dio vi ha regalato, ma specialmente voglio invitarvi a prendervi cura e a servire la fragilità dei vostri fratelli. Non trascurateli a causa di progetti che possono apparire seducenti, ma che si disinteressano del volto di chi ti sta accanto».

L'incontro con Fidel

Dopo aver celebrato la messa nella Plaza de la Revolución, il Papa ha incontrato nella sua casa-clinica il «lider maximo» che da sette anni per motivi di salute ha passato il potere nelle mani del fratello Raul. Nel 2012, al termine dell'incontro con Papa Ratzinger, Castro aveva chiesto al Pontefice qualche libro da leggere. Francesco se l'è ricordato, e ha portato in dono a Fidel due libri di don Alessandro Pronzato, prete esperto di catechesi: il primo, intitolato «La nostra bocca si aprì al sorriso. Umorismo e fede», è dedicato al buon umore e all'allegria come componenti importanti della vita spirituale, il secondo è intitolato «Vangeli scomodi». Entrambi sono editi da Gribaudi. Inoltre, il Papa ha donato un libro e due CD con le omelie di padre Armando Llorente, il padre gesuita morto in esilio a Miami, che Castro aveva avuto come insegnante nel collegio di Belén. Infine, Francesco ha donato i testi dell'esortazione apostolica «Evangelii gaudium» e della più recente enciclica «Laudato si'». Castro ha offerto al Pontefice il libro «Fidel y la Religión», con una dedica personale: «Per Papa Francesco in occasione della sua fraterna visita a Cuba».


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