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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il testacoda di Berlusconi

Cosa succede nel mondo del Biscione? Sempre maggiore disinteresse per il calcio e per il Milan e invece investimento strategico sull’editoria libraria con l’acquisizione di Rizzoli. Alla soglia degli 80 anni l’ex cavaliere si dà alla lettura...

di Giuseppe Frangi

Non so ci avete fatto caso, ma c’è qualcosa in Italia che sta andando alla rovescia. Il riferimento è a Berlusconi e al suo mondo.

In questo giorni abbiamo assistito infatti ad un ribaltamento di interessi davvero inaspettato. Il Milan perde disastrosamente a San Siro contro il Napoli per 4 a 0. Per la squadra che ama definirsi la più titolata del mondo è il punto più basso da un quarto di secolo a questa parte. Disaffezione dei tifosi, squadra che non riesce a tornare a galla dopo anni di mediocrità, nonostante investimenti fatti. Insomma un fallimento sportivo deprimente, che arriva in scia al balbettio societario sui progetti per il futuro: dietrofront sullo stadio, trattativa per l’ingresso del miliardario asiatico Bee Taechaubol che si trascina tra mille punti oscuri. La nuova sede inaugurata poco più di un anno fa sembra sempre più un triste mausoleo di una storia ormai archiviata. Il calcio, che ha fatto da volano al successo mediatico e anche politico di Silvio Berlusconi, con le cinque coppe Campioni messe in bacheca, oggi sembra non destare più interesse. Le reazioni dal quartier generale del Milan, dopo la batosta con il Napoli sono state quasi nulle.

Scene da fine di un impero? O invece improvviso e incredibile cambio di strategia? Mentre il Milan scivola nella mediocrità Berlusconi decide di darsi all’oggetto che è più estraneo alla sua filosofia della vita: il libro. Con la Mondadori acquisisce Rcs libri, con una decisione che solleva la stanca indignazione di intellettuali sempre più fuori dalla storia, ma in realtà realizzando un’operazione industriale con visione strategica. Rafforza in modo decisivo la propria quota di mercato, portandola al 35%, diventa un po’ meno nano rispetto ai colossi internazionali (è undicesimo al mondo), si assicura economie di scala avendo quindi più margini per investire in nuovi prodotti editoriali. E non si può neanche dire che il Berlusconi editore sia un fattore omologante, perché il caso di Einaudi parla da sé: rilevata sull’orlo del fallimento è stata lasciata con la sua autonomia editoriale, tant’è vero che autori radicalmente anti Biscione come Salvatore Settis continuano tranquillamente a pubblicare e anche a fungere da consiglieri. Del resto se problemi di concentrazione sul mercato editoriale ci sono, riguardano più la distribuzione (vedi Feltrinelli-Messaggerie) che non la produzione dei libri, come lascia intendere Marina Berlusconi in un’intervista al Corriere.

Insomma, il 2015 sembra esser l’anno del testa coda berlusconiano: la cultura da scarto diventa business. Roba da mandare ai matti i depositari dell’intellighenzia nazionale, che si chiamino Eco o Saviano. Meglio che si diano al calcio…


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