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Misericordie, un consorzio per competere sul mercato dei servizio socio-sanitari

Si chiama Consorzio Opere di Misericordia e sarà la leva con cui le Confraternite della più antica associazione di volontariato italiana sfideranno la concorrenza del profit. Parla il direttore Viviana Viviani

di Redazione

Una leva per moltiplicare le opportunità di successo in un mercato, quello dei servizi socio-sanitari, che appare sempre più competitivo. «Le pubbliche amministrazioni tendono a utilizzare procedure di evidenza pubblica per individuare il soggetto a cui affidare servizio, soprattutto laddove si tratta di servizi complessi e di notevole importo economico. Inoltre, sempre più spesso i servizi di affidamento sono di tale rilevanza da rendere impossibile alle singole misericordie di competere da sole sul mercato in un settore dove sono presenti grandi gruppi in possesso di elevati requisiti tecnico-organizzativi ed economico-finanziari». E ancora: «Laddove la gestione di un servizio non possa essere svolta da una Misericordia, singola o associata, lo strumento consortile rappresenta una valida soluzione». Così l’ultimo numero di Giallo Ciano, l’house organ della confederazione delle Misericordie d’Italia, spiegava la nascita del Consorzio opere di Misericordia.

La costituzione risale al 9 gennaio scorso, ma l’operatività è partita qualche mese più tardi. A presiedere il consorzio stabile è stata nominata la tesoriera nazionale Maria Pia Bertolucci; con lei, fanno parte del CdA Andrea Bertoncini, Arnaldo Maione, Pasquale Stefano Massaro e Giancarlo Valenti in rappresentanza delle Federazioni Regionali di Toscana, Calabria-Basilicata, Puglia, Emilia Romagna, che insieme alla Confederazione sono soci fondatori. Il Consorzio – da statuto – si propone di effettuare, sia in Italia che all'estero la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, come centri diurni, case di cura, di accoglienza per immigrati, ma anche biblioteche, asili nido, centri di riposo per anziani.

A dirigere il consorzio è stata chiamata Viviana Viviani, una decennale esperienza nello sviluppo d’impresa nel Terzo settore: ad oggi è lei l’unica dipendente del consorzio.

«Le Misericordie puntano a essere presidi di comunità, grazie alla loro capacità di intercettare prima di altri i bisogni dei territori e di interpretarli nel modo corretto. Partendo da questa premessa», spiega a Vita.it la stessa Viviani, «abbiamo cercato di mettere a fuoco quale poteva essere lo strumento più adatto affinché la somministrazione dei servizi socio-sanitari potesse generare sviluppo per il territorio». E non come accade quando i bandi sono vinti da realtà estranee alla comunità «i proventi finiscano – legittimamente – nella disponibilità di soggetti spesso for profit e radicati in altri contesti».

Attualmente oltre ai cinque soci fondatori, al Consorzio hanno aderito altri 18 soggetti, associazioni locali, cooperative sociali, imprese sociali e fondazioni, tutte aderenti alla galassia delle Misericordie (lo statuto non prevede la possibilità di adesioni esterne, mentre la fee di ingresso dipende dalla natura giuridica, si parte dai 100 euro per la singola associazione di volontariato a salire). «Ad oggi abbiamo partecipato a un solo bando, emesso dalla prefettura di Pistoia, per la gestione di 30 migranti », spiega il direttore. Non avendo di fatto una struttura operativa il consorzio poi delega la gestione del servizio a uno degli associati. In questo caso la Federazione toscana. Ma allora perché non lasciare alle singole realtà la possibilità di gareggiare in autonomia, se poi comunque l’erogazione del servizio spetta a loro? «Cu sono due ragione», conclude il direttore, «la prima di ordine operativo: non tutte le nostre realtà avrebbero le dimensioni, le competenze e l’esperienza per venir ammesse a una gara. Il Consorzio condividendo gli skill degli associati, invece ha la possibilità di presentare la sua offerta in modo assolutamente competitivo. Questa stessa condivisione, pensate solo al caso di Lampedusa, ci permette poi di fare tesoro comune degli errori e delle best practices in modo da rendere sempre più adeguata la nostra offerta».


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